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sattvaguna · 6 years
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Swami Shivananda fondatore del grande Ashram di Rishikesh, nel suo “ Thought Power” ( La Potenza del Pensiero) del 1943, ha scritto a pag. 59: “ L'Uomo che crea un 'Pensiero', ne ricava un' 'Azione'. Creando un'Azione, produce un' 'Abitudine'. Creando un'Abitudine, matura il suo CARATTERE. Creando il suo CARATTERE, perfeziona il DESTINO. L'uomo modella il suo Karma con il Pensiero e con le Azioni (nda. che ne conseguono). Egli lo può cambiare, perchè ne è il Padrone. Infatti se indirizza il Pensiero nel giusto punto, e si applica con volontà, può diventare veramente il Padrone del proprio DESTINO.” Caino ed Abele della Bibbia Ebraica, ci hanno fornito la prima rappresentazione della Violenza. Da allora la Violenza continua a manifestarsi nonostante gli sforzi per ottenere una Pace duratura. Huà-akhan, riflettendo sugli ultimi tragici avvenimenti, non ha potuto fare altro che andare a frugare nelle letture dei suoi libri, per trovare qualche 'messaggio', che permetta ad un individuo di mettersi al sicuro da una Violenza che può colpire oramai in ogni momento della vita quotidiana, indiscriminatamente, ed in ogni luogo. 
https://www.amazon.it/AHIMSHA-completamente-Sattva-Guna-Spirituale-Benefattore-ebook/dp/B07CKL4RZB/ref=sr_1_1?ie=UTF8&qid=1525175091&sr=8-1&keywords=purna+shakti
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sattvaguna · 6 years
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Nuovo Libretto - Ahimsa
Swami Shivananda fondatore del grande Ashram di Rishikesh, nel suo “ Thought Power” ( La Potenza del Pensiero) del 1943, ha scritto a pag. 59: “ L'Uomo che crea un 'Pensiero', ne ricava un' 'Azione'. Creando un'Azione, produce un' 'Abitudine'. Creando un'Abitudine, matura il suo CARATTERE. Creando il suo CARATTERE, perfeziona il DESTINO. L'uomo modella il suo Karma con il Pensiero e con le Azioni (nda. che ne conseguono). Egli lo può cambiare, perchè ne è il Padrone. Infatti se indirizza il Pensiero nel giusto punto, e si applica con volontà, può diventare veramente il Padrone del proprio DESTINO.” Caino ed Abele della Bibbia Ebraica, ci hanno fornito la prima rappresentazione della Violenza. Da allora la Violenza continua a manifestarsi nonostante gli sforzi per ottenere una Pace duratura. Huà-akhan, riflettendo sugli ultimi tragici avvenimenti, non ha potuto fare altro che andare a frugare nelle letture dei suoi libri, per trovare qualche 'messaggio', che permetta ad un individuo di mettersi al sicuro da una Violenza che può colpire oramai in ogni momento della vita quotidiana, indiscriminatamente, ed in ogni luogo.
https://www.amazon.it/AHIMSHA-completamente-Sattva-Guna-Spirituale-Benefattore-ebook/dp/B07CKL4RZB/ref=sr_1_1?ie=UTF8&qid=1525175091&sr=8-1&keywords=purna+shakti
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sattvaguna · 6 years
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Satsang Roma Maggio 2015
clip Arjuna e il dovere spirituale
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sattvaguna · 7 years
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Contains Beautiful rare color film of Andamayi ma during satsang, celebrations and special moments.
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sattvaguna · 7 years
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Jai Sri Sri Anandamayi Ma, spiritual avatar of the Divine Mother.
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sattvaguna · 7 years
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Il Viveka Ciura Mani di Shankara commentato da Raphael, sostiene che dobbiamo trascendere 5 Guaine o Corpi, prima di essere in contatto con l'Atman.
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sattvaguna · 8 years
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L'ALTRA GINNASTICA
Aggiornamento del Blog:
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>Huà-akhan-Shravaka
22 Settembre 2016 – Equinozio di Autunno
                  Articolo da ' Scienze' de 'Il Venerdì di Repubblica' del 2008.
                      “ MEDITARE allontana l'ANSIA e le MALATTIE “
Negli USA e nel Nord Europa gli Antichi Esercizi Orientali si usano per curare la Depressione.  Ma gli ultimi studi dicono che aiutano anche Memoria e Sistema Immunitario. La prova? I risultati di TAC e Risonanze Magnetiche Cristina  Mochi
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    Fig. 1 - Huà-akhan durante la Festa del 1° Luglio  2016. E' la Prima 'Festa della Meditazione' celebrata secondo la  sua 'libera' interpretazione delle numerose Ricorrenze che celebrava il Benefattore durante l'anno. Gli abiti che indossa provengono dal Tibet, acquistati durante il pellegrinaggio del 2010 effettuato in compagnia di Shivananda. La Sciarpa è un 'dono' ricevuto direttamente dalle Mani del Benefattore.
Il Benefattore ha sempre insistito sul fatto che sarà la Scienza Moderna a svelare e confermare i segreti che i Rishi, antichi saggi Hindù, hanno lasciato scritto nei Veda, risalenti, secondo alcuni  studiosi, all'anno 8.000 a.C.
In questo articolo di Cristina Mochi si trovano elementi che dimostrano che la Sua previsione si sta puntualmente realizzando.
L'Occidente, che interpreta le Filosofie Orientali come discipline volte solamente al benessere Psico-Fisico, fatica a ritrovare la matrice più profonda degli esercizi che di tali Filosofie rappresentano l'aspetto pratico e  che ne insegnano l'esecuzione.
Infatti la Meditazione ha  lo scopo principale di sviluppare l'apparato Spirituale, nascosto in ogni Essere Vivente. Secondo Anandamayi Ma, che
ripropone il messaggio Vedico in chiave moderna, e tutti i Maestri dell'Advaita Vedanta, che il Benefattore ha fatto conoscere attraverso i loro scritti, e i suoi stessi  Sat-sang, ad Huà-akhan: <<nessuna 'Felicità' definitiva e stabile, potrà mai essere raggiunta senza la Realizzazione del Proprio Self ( Atman, Anima)>>.
 Words of Sri Anandamayi Ma, Solan 1948. pag. 1.
“...e tu troverai che c'è un LUOGO dove tutti i problemi ( attuali e possibili) non hanno che  Una Unica  Soluzione Universale, in cui non c'è alcun Spazio lasciato alla contraddizione.”
 Quello che sta succedendo in Italia, porta un ritardo di circa 25 anni rispetto agli insegnamenti che il Benefattore ha impartito ai Suoi Allievi, ma questo ritardo è ampliamente compensato dalla precisione con cui tali antichi insegnamenti Orientali, stanno per essere esaminati dalla nostra Scienza.
Rimane sempre lo sgomento nello scoprire che gli antichi Rishi, avessero scoperto certe dinamiche Mentali, con la pura e semplice introspezione attraverso la quale si immersero nelle loro 'Meditazioni Profonde'.
Ora sono la TAC e la Risonanza Magnetica ad aprire gli occhi agli scettici Occidentali.
 Fig. 2 - La Festa del 1° Luglio  2016, si protrae fino a notte fonda.
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L' --Altra Ginnastica-- si riferisce naturalmente a quella 'Mentale', in contrapposizione alla Ginnastica 'Fisica' che viene praticata oramai in tutte le palestre del Pianeta.
Nel presente articolo si parla della 'Meditazione Consapevole' che è la traduzione di 'Mindfulness'.
 Pag.67
“ […] Nata nell'ambito del Buddhismo Classico ha subito una trasformazione circa 35 anni fa, per merito dell'americano Jon Kabat-Zinn, che ha studiato Biologia Molecolare al MIT (nda. Massachusetts Institute of Technology), con il Nobel Salvatore Luria, ed ha cominciato ad applicarla anche come trattamento terapeutico anti Ansia, Stress e Depressione.
Dal 2005, perfino l' NIH (National Institute of Health) principale finanziatore della Scienza degli USA, dedica una linea di ricerca a questa disciplina.
Fabio Giommi, psicologo clinico e psicoterapeuta ha studiato con Kabat-Zinn, ed è ricercatore alla Radboud University di Nijmegen, Olanda, e ha fondato l'AIM ( Associazione Italiana Mindfulness).
Giommi sostiene e spiega:
“Tutti credono di avere un certo controllo sull'Attenzione. Ma se  proviamo con uno degli esercizi di base della 'Meditazione',  a concentrarci per 2 minuti unicamente sul nostro RESPIRO, scopriamo quante volte il nostro 'Pensiero' invece si distragga”
 In un prossimo Libretto dedicato esclusivamente alla 'Meditazione', così come Huà-akhan l'ha praticata secondo le istruzioni del Benefattore e dei Maestri dell'Advaita Vedanta,  si scoprirà che Swami Vivekananda, Swami Chidananda, nonché Swami Hariharananda Aranyaka ( il commentatore degli Yoga Sutra di Patanjali, consigliato prima di tutti gli altri 4 commentatori, dal Benefattore – Taimni, Woods, Vachaspati Mishra, Koelman) hanno proposto un 'metodo di verifica' affinchè il 'Ricercatore' possa controllare la sua propria posizione e la distanza  che lo separa dal Samadhi. Praticare la Meditazione, secondo l'Advaita Vedanta, è uno dei modi per raggiungere il Samadhi, o stato Mentale SuperConscio, uno stato prettamente Spirituale, che permette di percepire l'Atman ( Anima) dentro di noi, e raggiungere lo stato in cui non esistono più i Conflitti, come anche Patanjali spiega bene, nei suoi Yoga Sutra.
L'uso che l'Occidente fa attualmente della Meditazione, è ancora parziale e riduttivo, rispetto alla sua vera potenzialità. Ma se questo deve essere il passaggio obbligato e l'unico  approcio  possibile,  ben venga nonostante la sua incompletezza.
“Gran parte dell'attenzione è assorbita infatti  da un continuo chiacchiericcio 'Mentale',
fatto da un flusso frammentario di immagini e pensieri ripetitivi, preoccupazione per il Futuro, rimuginazioni sul Passato.
Se in questo flusso continuo di pensieri c'è un contenuto Negativo, che riguarda Presente o Passato, succede che, come per effetto di una Forza Gravitazionale, la nostra Mente continui a riproporlo. E questo meccanismo ha poi effetto anche sulle nostre Emozioni.”
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Fig. 3 -  Festa del 1° Luglio  2016. Particolare dell'Altare durante la Veglia notturna. Nel centro campeggia la fotografia di Anandamayi Ma, quando era giovane, mentre sullo sfondo si trovano 5 Tanka Tibetani e il Poster-Sintesi del Pellegrinaggio al Manasarovar e al Monte Kailash del 2007.
In pratica, la Meditazione di Consapevolezza fa scoprire quali pensieri si presentino più spesso in modo automatico alla nostra Mente. Di qui l'uso poi, nella cura di disagi psicologici.
 “ Le applicazioni cliniche della Mindfulness non puntano tanto sull'individuare cosa ci fa stare male per poi liberarcene, ma sull'identificare i contenuti negativi dei pensieri esattamente nel  momento in cui si presentano ( ndr. per neutralizzarli).”
[…] Negli ultimi 23 anni sono stati 17 mila i pazienti che hanno completato il
 programma terapeutico di Kabat-Zinn nella University Massachusetts Medical School, dove lui lavora e insegna; nel frattempo il Protocollo è arrivato in numerosi ospedali e università europei: in Italia l'Istituto Oncologico Veneto e il San Carlo Borromeo di Milano, strutture pubbliche, hanno avviato progetti pilota nel 2007-2010.
 “ C'è sempre chi pensa che la Meditazione sia qualcosa di stravagante, molto anni 70, ma nell'ultimo decennio si è sviluppata un'area di ricerca sistematica, con centinaia di scienziati che si sono messi a Meditare per sperimentare in prima persona gli effetti della pratica”
 Da qualche anno infatti anche le Neuroscienze si interessano alla Meditazione: visti i buoni effetti sui pazienti, c'è la necessità di capire, grazie alle tecniche di Neuroimagining ( TAC e Risonanza Magnetica Funzionale) in quale modo gli esercizi di Concentrazione agiscano sul Cervello.
 Gli Scienziati:
1- Neurobiologa Sara Lazar, Università di Harvard – scopre un incremento di Materia Grigia nelle aree che entrano in funzione durante la Meditazione.
2-  Richard J. Davidson, Wisconsin University – scopre, in un gruppo che ha seguito la terapia, un miglioramento del Sistema Immunitario statisticamente significativo.
3- Maria Kozhevnikov, George Mason University ( Washington) – nel 2005 conduce una ricerca sui monaci buddhisti del Nepal: dopo 20 minuti di Meditazione la loro Memoria risultava notevlmente migliorata, benchè l'effetto fosse temporaneo.
4- University School of Medicine di Winston-Salem ( North Carolina) – 2012 hanno stabilito che non occorre essere monaci buddhisti per godere di questi benefici: bastano 20 minuti di Meditazione al giorno, anche per chi non l'ha mai fatto.
5- 'Bruce O'Hara della Kentucky University, ha dimostrato che Meditare migliora non solo ATTENZIONE e MEMORIA, ma anche i RIFLESSI.
 Giommi conclude:
“Ora l'unico rischio è che, dopo tanta diffidenza, la Meditazione possa invece diventare... una moda.”
Huà-akhan  ha sperimentato gli effetti benefici della Meditazione  sulla
 propria pelle nel 1971, quando in seguito ad una profonda crisi esistenziale esplosa durante il 4° anno di Architettura a Venezia, ha tentato il suicidio, miracolosamente fallito ( come in seguito  il Benefattore avrà modo di fargli notare).
Subito dopo lo scampato pericolo, ha trovato su una bancarella sotto i portici di Mestre 2 libretti:
1- Le Cattedrali Gotiche;
2- Manuale Pratico di Yoga. -Mir Matsyendra -De Vecchi Editore
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Foto di Manuale pratico di Yoga
Contrariamente alle sue abitudini ( preferiva studiare sui libri della Bibblioteca della Facoltà), comprò le 2 pubblicazioni. Nel Manuale di Yoga, oltre che alle Asana, verso la fine, alcune pagine parlavano della 'Concentrazione' ( Pag. 130 ). Seguendo le poche, ma chiare istruzioni ivi contenute, cominciò la pratica che durò in forma 'Naif' fino all'incontro con il Benefattore nel 1979. Da allora lo guidò, e lo sta guidando tutt'ora, nella esperienza pratica della 'Meditazione Profonda' o 'Deep Meditation' da Lui insegnata.
Ci volle tutto un anno perchè Huà-akhan riuscisse a venire fuori dai dolorosi e pericolosi effetti 'post-suicidio-fallito'.
Da allora ha praticato la Meditazione in ogni luogo che ritenesse idoneo, anche in barca a vela durante una crociera scuola.            
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 Fig. 4 – Uno scafo simile allo 'Chouchun' con tutte le vele spiegate, alla regata storica del 5 Giugno 2016 ad Antibes. Per la prima volta Huà-akhan, dopo 40 anni, ha potuto vedere l'effetto che faceva questo veliero, visto dall'esterno dello scafo. Esso è simile al 2 Alberi, col quale nel 1976 compì la ' crociera-scuola': Grado-Dubrovnik. Su quella barca era solito Meditare a prua ( vedi' Libretto n° 3' pubblicato su Amazon).
 E' con grande soddisfazione che Huà-akhan, ha accolto la notizia dell'impegno della Federazione Italiana Yoga, di portare la Meditazione nelle classi delle scuole italiane. In ritardo, rispetto all'Inghilterra e ad altri paesi Occidentali, dove sembra che tale didattica sia stata introdotta con successo da anni.
E' noto che esperimenti di Meditazione collettiva protratti per alcuni anni, hanno raggiunto l'effetto di ridurre la Criminalità in alcune città americane.
Nella Metropolitana Milanese è comparso recentemente un manifesto che  reclamizza una Conferenza dal Titolo:' LA MEDITAZIONE PER L'UOMO ATTUALE' -Conoscenza di Se stessi e felicità- sponsorizzata dalla Regione Lombardia e dal Comune di Milano.
Dall'anno scorso, ogni qual volta si è trovato a dormire con il nipotino Tommy, che ha appena terminato di frequentare l'Asilo a Genova,  ha sperimentato una piacevole sorpresa.
Il bambino, quando al risveglio la prima volta trovò il nonno in Meditazione, chiese:
--- Nonno cosa fai?
     ---Sto Meditando.
 Dopo averlo osservato mentre teneva la testa appoggiata ad una mano e il gomito sul cuscino:
      ---Posso Meditare anch'io con te?
     ---Ma tu, sai Meditare?
     ---Si, me l'ha insegnato la Maestra all'Asilo! Mi siedo come te e devo ripetere Om, Om, Om.
     ---Ma 'Om' lo puoi ripetere senza pronunciarlo con la voce, solo ripetendolo nella Mente?
     ---Va bene, lo ripeterò Mentalmente!
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Fig. 5 – 23 Agosto 2016: Tommy si sveglia e sale nella mansarda dove il nonno sta Meditando, e decide di condividere quel momento. ( Per gentile concessione di Raffi)
 << Grazie, Sabrina  da Genova, Maestra all'Asilo Materno di Tommy!  >>
OM  SHANTI  SHANTI  SHANTI 
Scopri LIbri https://www.amazon.com/Hu%C3%A0-akhan-Shravakha/e/B00O15IEYE
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sattvaguna · 8 years
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Sri Anandamayi Ma
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sattvaguna · 9 years
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Lo Zen e il Tiro con l'Arco
     Huà-akhan ha adattato il suo Arco di foggia Occidentale 'Gandiva' ( Nome dell'Arco di Arjuna nella Bhagavad-Gita: Stotra 29) per poter imparare i 'Movimenti' e la 'Respirazione' che accompagnano la pratica del Tiro con l'Arco Zen. Le Frecce sono state costruite da lui, non avendo trovato nei negozi Occidentali delle 'Frecce' della lunghezza adatta all'estensione della 'Trazione' dell'Arco che si verifica nell'Arco Zen. Dopo tanti anni spera di potersi munire al più presto di tutti gli Strumenti originali onde poter svolgere gli 'Esercizi Spirituali' ( come viene asserito più oltre da  Eugen Herrigel), esattamente nel loro armonioso  succedersi, non solo fino allo 'scoccare' della Freccia, ma anche durante l'azione preposta alla Sua  estrazione dal Centro.
Huà-akhan aveva avuto un'esperienza importante col Tiro con l'Arco Occidentale, in un campeggio della Sardegna del Sud. Era la prima volta che usava un Arco 'vero', con Frecce 'vere' e tirava su un Centro 'vero'. Conosceva già da alcuni anni il Benefattore, e al lume della ragione 'di poi' ha ben da pensare che dietro questa Esperienza ci fosse proprio Lui. Mentre l'Esperienza verrà raccontata più in là, ora sente la necessità di trascrivere alcune pagine di un libretto, in cui si trova la 'spiegazione' del perché del fascino che Huà-akhan ha sempre subito, sin da bambino, da questo 'Gioco', e la ragione per cui ha trovato,  molti anni più tardi,  un formidabile parallelo tra il Tiro con l'Arco Zen e gli Insegnamenti del Benefattore. Questo argomento, di vitale importanza proprio per la comprensione degli Yoga Sutra di Patanjali, verrà trattato compiutamente nei Libretti che verranno pubblicati in futuro su Amazon. Questo vuol dire che solo chi tirerà d'Arco riuscirà a comprendere gli Insegnamenti del Benefattore? Assolutamente no! Come vedremo dalle parole della Madre, ognuno può giungere a queste Esperienze, seguendo la via che più gli è confacente. E' solo che, essendo la materia riguardante la Ricerca Spirituale veramente ' Astratta' e quindi difficoltosa da mettere a fuoco nei suoi lineamenti pratici, è giusto che qualsiasi argomento Huà-akhan reputi adatto a toglierLa dalla vacuità di un messaggio spesso nebuloso e misterioso, e riportarLa invece sul piano pratico, venga  impiegato senza alcun scrupolo. Poiché questo  è stato ciò che il Benefattore ha fatto con lui.
                                              *                           *                          *
Eugen Herrigel -  Lo Zen e il Tiro con l'Arco – Adelphi    Pag.17
Buddhismo Dhyana   (ZEN)
[…] “ Per Tiro con l'Arco in senso tradizionale, che egli stima come Arte e onora  come retaggio, il Giapponese non intende uno Sport, ma, per strano che possa apparire, un RITO. E così, per 'Arte' del Tiro con l'Arco egli non intende una abilità sportiva raggiunta più o meno compiutamente attraverso un esercizio in prevalenza fisico, ma una capacità acquistata attraverso Esercizi Spirituali e che mira a colpire un bersaglio Spirituale; così dunque che l'Arciere, in fondo, prenda di mira e forse arrivi a cogliere Se Stesso. Questo suona indubbiamente enigmatico. Come si dirà, il Tiro con l'Arco, un tempo esercitato nella lotta per la Vita e per la Morte, non si sarebbe salvato nemmeno come Sport concreto, ma sarebbe divenuto un Esercizio Spirituale? A che scopo allora Arco e Freccia e Bersaglio? Non si è rinnegato così l'antica Arte virile e il significato chiaro e onesto del Tiro con l'Arco per sostituirlo con qualcosa di nebuloso, se non addirittura fantastico?
Va però considerato che da quando non ha più bisogno di affermarsi in competizioni cruente, lo spirito specifico di quest'Arte è emerso ancora più immediato e convincente – non è stato dunque necessario forzarne l'interpretazione attribuendolo  solo recentemente alla Pratica dell'Arco e della Freccia perché è sempre  stato legato ad essa. Perciò non è affatto vero che la tecnica tradizionale del Tiro con l'Arco, da quando questo ha perso la sua funzione in combattimento, si sia trasformata in un piacevole passatempo, ma con ciò abbia perso anche ogni mordente. La 'Grande Dottrina' del Tiro con l'Arco ne parla ben diversamente. Per essa il Tiro con l'Arco ora come allora è una faccenda di Vita o di Morte, in quanto è lotta dell'Arciere  con Se stesso; e una Lotta di questo genere non è un misero surrogato, ma il fondamento di ogni lotta  rivolta all'esterno – e sia pure come un avversario in carne ed ossa. E' in questa lotta dell'Arciere con Se stesso che si rivela veramente la natura segreta di quest'Arte, e l'Insegnamento che vi conduce non le toglie nulla di essenziale quando rinuncia a quella applicazione pratica richiesta in altri tempi dal combattimento cavalleresco.
L'evoluzione storica offre dunque a chi oggi s'impegna in questa Arte l'innegabile vantaggio di non dover cedere alla tentazione di turbare, se non addirittura d'impedire, la comprensione della 'Grande Dottrina' ponendosi degli scopi pratici, anche se inconfessati a se stesso. Poiché accedervi – e in questo concordano i maestri d'Arco di ogni tempo – è concesso soltanto a coloro che siano di Cuore  'Puro', libero da 'secondi fini'. Se partendo di qui si chiede ai maestri d'Arco come vedano e rappresentino questa lotta dell'Arciere con Se stesso, la loro risposta apparirà del tutto enigmatica. Perché per essi la lotta consiste nel fatto che il Tiratore mira a Se stesso – eppure non a Se stesso – e ciò facendo forse coglie Se stesso – e anche qui non Se stesso – e così è insieme Miratore e Bersaglio,  colui che colpisce e Colui che è colpito. Oppure, per servirmi di espressioni care a quei Maestri, bisogna che l'Arciere, pur operando, diventi un Immobile Centro. E allora avviene la COSA SUPREMA e ULTIMA: l'Arte diventa senz'Arte; il Tiro un non Tiro; un Tiro senz'Arco né Freccia;
-    l'Insegnante ridiventa l'Allievo, -    il Maestro un Principiante, la Fine un Principio, il Principio un Compimento.
All'uomo dell'estremo Oriente queste formule misteriose sono trasparenti e familiari. Noi invece ne restiamo indubbiamente disorientati. Perciò non possiamo far altro che risalire più lontano ancora. Da parecchio tempo non è un segreto neppur per noi europei che le Arti Giapponesi, per la loro forma intrinseca, risalgono ad una radice comune: il Buddhismo. Questo vale nella stessa misura e nello stesso senso tanto per il Tiro con l'Arco quanto per la Pittura con l'Inchiostro di China, per l'Arte Drammatica non meno che per la Cerimonia del tè, l'Arte di disporre i Fiori, e la maestria nel  Maneggio della Spada. Ciò significa in primo luogo che esse tutte presuppongono e coltivano consapevolmente, ciascuna secondo il suo carattere particolare, un Atteggiamento Spirituale  che nella sua forma più elevata è proprio del Buddhismo e porta i tratti dell'Uomo Sacerdotale. Certo non si tratta qui del Buddhismo dichiaratamente speculativo, il solo che, attraverso i suoi testi apparentemente accessibili, si conosca e addirittura si pretenda  di comprendere in Europa, ma del Buddhismo Dhyana che in Giappone si chiama ZEN; e questa specie del Buddhismo non vuole essere speculazione, ma Diretta Esperienza di Ciò che in quanto  Fondo senza Fondo dell'Essere, non può essere concepito Intellettualmente, anzi non può essere afferrato e spiegato neppure dopo che se ne è fatta Esperienza, per quanto precisa e inoppugnabile: Lo si Conosce NON CONOSCENDOLO. Per amore di queste esperienze decisive il Buddhismo ( Dhyana) ZEN segue vie che per mezzo di una MEDITAZIONE praticata metodicamente, devono a condurre a scoprire nel più profondo dell'Anima quell'Indicibile Senza Fondo né Forma, anzi a divenire un tutt'Uno con Esso. Riferito al Tiro con l'Arco, questo significa, sia pure con definizione provvisoria e perciò discutibile, che gli Esercizi Spirituali a cui solo si deve che la tecnica del Tiro con l'Arco diventi Arte, e, se possibile, trovi il suo compimento come Arte senz'Arte, sono Esercizi Mistici. Il Tiro con l'Arco non mira quindi in nessun caso a conseguire qualcosa d'Esterno, con Arco e Freccia, ma d'Interno e con Se stesso. Arco e Freccia sono per così dire solo un 'pretesto' per qualcosa che potrebbe accadere anche senza di Essi, solo la via verso una Meta non la Meta stessa, solo supporti per il Salto Ultimo e Decisivo. Di fronte a questi dati di fatto e nel desiderio di approfondirli, niente sarebbe più augurabile che potersi riferire ad esposizioni di Buddhisti Zen. E in verità non ne mancano. Così, ad esempio, D.T.Suzuki nei suoi Essays on Zen Buddhism [ Saggi sul Buddhismo Zen]  ha potuto dimostrare che la cultura giapponese e lo Zen sono legati intimamente, così che le arti giapponesi, l'Atteggiamento Spirituale dei Samurai, lo Stile di Vita, la Vita Morale, Estetica e in certa misura perfino Intellettuale dei Giapponesi devono il loro carattere particolare a questo fondamento Zen e perciò sfuggono alla perfetta comprensione di chi non ha familiarità con Esso.” Om Shanti
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sattvaguna · 9 years
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Lo Zen e il Tiro con l'Arco 
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Immersi nell'Alone Spirituale di Sri Sri Anandamayi Ma: 4 Episodi Distinti (La Ricerca Spirituale con il Benefattore e La Madre) [Formato Kindle]
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http://www.harmonia-mundi.it/eventi/metamorfosi-29_05_2015.php
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sattvaguna · 9 years
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Il Potere de la Statua
la Storia di Drona
Secondo il Benefattore, il nome di Dehradhun deriva da Drona. Confidò ad Huà-akhan che poteva essere un'ipotesi non troppo azzardata, sostenere che in quella zona fossero vissuti i protagonisti della guerra di Kurukshetra durante la quale Krishna operò come conduttore del Carro di Arjuna, suo discepolo ed amico. Nel Mahabharata, si raccontano gli episodi della Guerra, e la parte centrale di questo racconto viene chiamata Bhagavad Gita, dove sono raccolti gli insegnamenti che Krishna impartisce ad Arjuna, relativi a come praticare tutti i vari tipi di Yoga, già codificati nei Veda e sviluppati nelle Upanishad . La Guerra viene storicamente collocata circa nel 3.000 a.C. Dunque, Drona è il maestro d'armi di tutti i cugini, sia di quelli buoni, tra cui Arjuna, sia di quelli cattivi, che poi si combatteranno spietatamente. Mentre sta allenando i suoi discepoli, arriva un giovane che chiede a Drona di diventare suo discepolo. Drona lo caccia via perché non è di famiglia reale. Questo ragazzo, di cui Huà-akhan non ricorda il nome, e che per comodità chiamerà Gopal, non si perde d'animo. Si reca nella foresta, crea una radura libera dalla vegetazione, costruìisce una capanna per dormire, una per Meditare, l'Arco e le Frecce, e al centro della radura, una Statua in legno di Drona. Davanti alla Statua compie tutte le pratiche del tiro con l'Arco, curando la Respirazione, la Concentrazione, e la Postura, secondo i suggerimenti che la Statua gli va fornendo via via. Dopo 12 anni, Gopal torna da Drona proprio nel momento in cui si sta disputando una gara tra tutti gli allievi. La gara viene vinta, naturalmente da Arjuna, ma all'improvviso , Gopal, esce dal fitto della foresta e impugnato l'Arco con una velocità mai vista dai presenti, mira all'occhio del Falco impagliato che viene fatto girare sopra le loro teste, e lo colpisce scoccando addirittura 2 frecce contemporaneamente e tirando l'Arco da dietro la schiena. Drona, impressionato gli si rivolge burbero: “ Chi sei?”. Gopal gli racconta ogni cosa, che era stato rifiutato, ma la sua grande Fede in Drona, gli aveva permesso di raggiungere quell'alto grado di perfezione. Allora Drona gli comanda, sempre più contrariato:”Se io sono stato il tuo Maestro, anche involontariamente, tu mi devi dare la Dakshina ( offerta che si deve al Maestro prima di essere accettato come discepolo). Gopal risponde prontamente, facendo Pranam: “ Qualunque cosa Maestro” “ Dammi il tuo dito Pollice!!!”. Gopal, senza scomporsi estrae il lungo pugnale che porta al fianco e dopo averlo fatto roteare alcune volte nell'aria, recide di netto il pollice della mano destra proprio all'attaccatura del palmo. Drona si inginocchia, raccolglie il Pollice in un fazzoletto bianco, se lo porta alla Fronte, e lo depone con un gesto cerimonioso, nella tasca dei suoi ampi pantaloni. ( Vedi il Film di 3 ore di Peter Brook “Il Mahabharata”). Come raccontava il Benefattore, in quei tempi si tirava con l'Arco nel modo esatto in cui si pratica oggigiorno nel Kyudo: Tiro con l'Arco Zen. A differenza degli occidentali che tendono l'Arco con l'Indice e il Medio, nel Kyudo, come al tempo del Mahabharata, l'Arco veniva messo in tensione solamente dal Pollice. Così Gopal, essendo rimasto privo del Pollice, non poteva più tirare d'Arco e Arjuna rimaneva il migliore fra tutti i guerrieri , portando così a termine l'epopea da dove sarebbe nata la Bhagavad-Gita, all'interno della quale un Dio, un Avatar in persona, istruisce il Discepolo alla pratica del cammino Spirituale, e definisce la natura dell'ANIMA ( Atman). Ma il Benefattore accentuava anche un altro fatto molto importante, presente in questo avvenimento, che è ben sintetizzato nella frase presa dal Libro “ Lo Zen e il Tiro con l'Arco di Eugen Herrigel – Adelphi Editore 1988 – traduz. Gabriella Bemporad.
...l'unico gesto giusto, che fa Centro – quello di cui gli arcieri Zen dicono:<< Un colpo -una Vita >>. In un tale Colpo, Arco, Freccia, Bersaglio e Io si intrecciano in modo che non è possibile separali: la Freccia scoccata mette in gioco tutta la Vita dell'Arciere e il Bersaglio da colpire è l'Arciere stesso.
Si comprende quindi la prontezza con cui Gopal offrì il suo Pollice a Drona, sicuro che poi, non potrà più tirare d'Arco. Ma che gli importava oramai? Egli aveva colpito il centro di Sè Stesso, l'Atman, l'Anima. Si era quindi Realizzato e l'Arco e la Freccia non gli servivano più!
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sattvaguna · 9 years
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Huà-akhan è sempre rimasto attratto dal tiro con l'Arco. Già da  bambino, si costruiva archi e frecce rudimentali, sopratutto dopo che aveva visto i primi films in bianco e nero sui pellerossa. Ma solo dopo aver incontrato il Benefattore, e aver letto il Mahabaharata riuscì ad avere le informazioni necessarie a sviluppare una vera ricerca su questa arte marziale. Scoprì, dalle storie che raccontava il Benefattore sulle vicende di Arjuna, guidato dall'eccellente Maestro Drona, che il Tiro con l'Arco, prima ancora di essere una attività di difesa o di offesa contro un nemico, aveva origine da una motivazione spirituale. Quando 25 anni fa comperò questo arco occidentale, ben presto lo adattò al Tiro con l'Arco Zen, di cui era venuto ad una più profonda conoscenza tramite il 'Tiro con l'Arco Zen' che trovò nella biblioteca del Benefattore, e successivamente dopo l'acquisto del libro' L'arte del Tiro con l'Arco : IL segreto del bersaglio – J.S. Morisawa ed. mediterranee Roma1984.
Lo Zen è una disciplina psico-fisica che mira a trascendere la Vita e la Morte e a realizzare completamente ( e veramente) che l'Intero Universo è il << Vero Corpo dell'Uomo>>. Arcivescovo Omori Sogen Rotaishi, 1 Ottobre 1979. ( to be continued)
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sattvaguna · 9 years
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sattvaguna · 9 years
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A good introduction to the wisdom and grace of Sri Sri Anandamayi Ma
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