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ropoidoc · 9 years
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Il dottor KissingeRousseau. Ovvero come ho imparato a non preoccuparmi e ad amare la bomba informatica
A 90 anni suonati ma con sorprendente lucidità, Henry Kissinger descrive gli scenari geopolitici globali e le dinamiche soggiacenti ai conflitti e alle politiche internazionali, [Kissinger, 2015]. Ordine Mondiale è un testo molto interessante, che tenta di fornire un quadro di riferimento della governance globale, senza dimenticare gli equilibri complessi legati all'espansionismo post-sovietico di Putin e lo scenario di guerra continua in Medio Oriente. In un sistema dove gli interessi nazionali si scontrano con quelli sovranazionali e l'ordine democratico-liberista capitanato dagli Usa, nato in seguito alla Seconda Guerra Mondiale, perde influenza e potere egemonico, il caos risulta essere il pericolo più incombente. L'elemento più sorprendente nell'ultima opera del grande esponente politico neo-con americano, è la disamina piuttosto completa ed efficace dei nuovi media digitali, come Facebook.
Prima di arrivare a questo punto centrale, che si affianca a quello della gamification, legata all'entrata in scena di Rousseau, il nuovo software-piattaforma pubblica del M5S, è il caso di approfondire il legame tra interesse nazionale e sovrazionale. Nello scenario europeo è piuttosto evidente come alcuni movimenti (Podemos e Syriza su tutti) rivendichino una centralità del proprio paese rispetto alle politiche di austerity imposte dall'unione. Il rifiuto della governance transnazionale è seriamente motivato da spunti politico-ideologici,  finalizzati a una politica di sinistra. Questa è la grande differenza tra i due movimenti citati e il nostrano M5S; l'elemento di differenziazione diviene necessario per raccordare il discorso geopolitico globale con le dinamiche glocali. Fenomeni all'interno dei quali la rete internet, quindi il controllo di informazione e comunicazione, diviene sempre più centrale. Un primato che gli Usa probabilmente stanno perdendo,  ugualmente a quello economico e militare.
Abbiamo quindi al centro del quadro analitico la bomba informatica [Virilio, 2000], ovvero quel dispositivo di information technology e global media che il potere nord-americano utilizza da diversi decenni, per imporre la propria egemonia. Un'epoca che Kissinger ha vissuto da protagonista. La possibilità di spostare le informazioni e disporre dei processi di comunicazione in maniera simultanea, consente al potere di inscenare la realtà secondo i canoni dello storytelling [Salmon, 2008], attravero uno specifico potere di simulazione [Baudrillard, 1994, 1996] che condiziona e dirige l'opinione pubblica. Questo flusso narrativo è parte di un modello che Franco Berardi ha definito neomitico e «avvolge tutti gli enunciati azzerando la loro contraddittorietà e assorbendone il potere critico» [Berardi, 1997, pp.128-29].
Se il network è il messaggio e «la Terza guerra mondiale sarà una guerriglia dell'informazione a tutto campo, senza alcuna distinzione tra civili e militari» [McLuhan, 1998], basta guardarsi indietro, a partire dagli eventi dell 11 settembre, fino ai recenti scandali NSA/Edward Snowden, Wikileaks, oppure al nostrano Hacking Team, per capire che l'attuale ordine mondiale ha assolutamente necessità di controllare le reti. Il sistema globalitario [Virilio, 2000] dispone l'internet come strumento di soft power, un complesso groviglio di sorveglianza partecipatoria [Colombo, 2013] e costruzione di realtà/verità a colpi di click [Lovink, 2012].
Oltre al controllo sociale, resta sullo sfondo il problema della disintermediazione dagli istituti tradizionali di rappresentanza pubblica. Kissinger d'altronde sostiene che «le campagne presidenziali sono sul punto di trasformarsi in competizioni mediatiche tra grandi operatori di Internet. Al posto dei sostanziali dibattiti di un tempo sul contenuto dell’attività di governo, avremo candidati ridotti a portavoce». Una soluzione digital-populista che l'Italia sta già sperimentando ampiamente col già citato M5S [Tarchi, 2015].
Il nostro «paese di televisori e telefonini» [Deckerchove, 2014] rappresenta per certi aspetti un laboratorio del populismo di nuova matrice, collocato in un contesto di analfabetismo funzionale (simile a quello americano, quindi intorno al 50%) e analfabetismo digitale (qui l'Italia veleggia intorno al 66%). La personalizzazione [Castells, 2009] della scena politica, che anche in Italia ha cambiato completamente il rapporto con gli elettori, è funzionale all'egemonia di leader populisti come Renzi, Grillo, Salvini, i quali vivono l'onda lunga del berlusconismo. Tornando a Virilio, l'idea dell'Italia come laboratorio politico per le sperimentazioni trans-mediali nord-americane, sembra ancora decisamente attuale.
Col Pd ormai schiacciato verso posizioni sempre più centriste e neo-liberiste, la Lega che rincorre l'estrema destra xenofoba e il M5S che si barcamena alla ricerca di un'identità difficile, la polarizzazione del consenso politico verso i capi carismatici prende il sopravvento sui contenuti. Un po’ tutti gli attori politici in campo stanno cercando di attrarre il capitale elettorale in fuga dal berlusconismo, in parte collocando il discorso sempre più a destra, ma soprattutto coltivando il populismo e la gestione emozionale della narrazione politico-mediatica. Dando per scontato che una buona parte dell'elettorato è fidelizzata su posizioni abbastanza stabili, oggi vincere le elezioni significa attrarre alle urne chi normalmente non ci va. Individui che spesso covano sentimenti anti-democratici, vivendo dispersi in un continuum di pensiero post-ideologico, spaziante dall'estrema destra all'estrema sinistra.
Il leader di Podemos, Iglesias, è un esperto di comunicazione ed i suoi punti di riferimento sono Gramsci, Laclau, Toni Negri e Zizek. Nel caso del M5S invece abbiamo Grillo, che non hai mai nascosto le sue simpatie fasciste, e Casaleggio, il tecno-guru, liberista ortodosso del web, che pochi mesi orsono ci ha tenuto a esternare un pensiero quasi revisionista, in occasione di un'intervista sul 25 aprile.
A questo punto possiamo tornare a Kissinger, che si inserisce in un dibattito piuttosto attuale su come l'informazione e la comunicazione nella sfera digitale possano o no tramutarsi in conoscenza o saggezza. Il politologo si dimostra assolutamente all'altezza, spiegando come l'apparente gratuità di servizio dei portali di rete si regga sullo scambio di meta-dati, che le grandi aziende sfruttano per la profilazione digitale dell'utenza. Inoltre la partecipazione digitale, se da un lato garantisce a tutti l'espressione e l'informazione, impoverisce la cognizione e soprattutto aumenta il tasso di disinformazione, rendendo impossibile il circolo virtuoso della conoscenza.
Sicuramente, l'approccio alla verità in politica e all'intelligenza collettiva nel sociale di Kissinger è diversa dalla mia, che mi ritengo libertario e di sinistra, ma il dibattito resta cruciale. Le dinamiche dell'informazione nei media digitali portano all'ossificazione e alla sclerosi del processo comunicativo; è chiaro che l'emergenza verso i temi della disinformazione di massa sia ormai estrema. Insomma, Kissinger potrebbe starci dicendo che il grande racconto del sogno americano è finito, perché incapace di contrastare lo storytelling alternativo che prolifera ogni giorno nelle camere dell'eco digital-sociale, in quei giardini recintati prodotti dalle stesse big corporations della Silicon Valley, che stanno anche dietro Obama.
Una sfida per la politica è quella di riuscire a coinvolgere nuovamente i cittadini nella sfera pubblica. La risposta può essere la gamification del rapporto sociale, ovvero la fidelizzazione dei cittadini a dispositivi di comunicazione interattiva, capaci di fornire una simulazione dell'agire politico. Il potere politico è strettamente legato alla comunicazione di massa, che è parte centrale del framing informazionale [Castells, 2009]. Per chi governa è essenziale costruire portali di accesso dove il cittadino può sentirsi parte integrante e attiva della società, contribuendo a veicolare un frameset di efficienza, trasparenza, disponibilità. Per chi è opposizione, lo scopo è la contro-narrazione, la costruzione di un terreno di scontro polarizzato dove alimentare una narrazione emozionale e mitopoietica. Nello scenario italiano, tra le macerie del post-berlusconismo, il framesetting emotivo è saturo di giustizialismo, omofobia, xenofobia, cospirazionismo e paranoia antimoderna. Oltre a Salvini e all'estrema destra, l'unico partito italiano capace di posizionarsi su tutte queste tematiche e contemporaneamente anche su argomenti “di sinistra” è il M5S. La recente liquidazione dei Meetup e la presentazione del sistema operativo Rousseau aprono a una nuova fase, che si potrebbe definire partitica, nel M5S; un movimento politico tendenzialmene si scioglie una volta ottenuto il suo scopo, mentre qui assistiamo a una fase di transizione verso una struttura tradizionale, arborescente piuttosto che rizomatica [Deleuze, Guattari, 2003].
La nuova piattaforma, che in teoria dovrebbe aprire definitivamente alla democrazia diretta, lascia tutto il grosso del potere decisionale e organizzativo allo Staff della Casaleggio Associati, e i posti chiave in mano agli esponenti più fedeli, scelti tra quelli del Direttorio o altri. Insomma, salvo clamorose smentite, Rousseau servirà a gestire i flussi informativi in maniera verticistica e gli iscritti potranno interagire sui temi previsti, senza deragliare troppo dai binari. Chissà cosa ne pensa Kissinger di un sistema così; sarebbe forse funzionale alla sua idea di nuovo ordine mondiale?
Christian Salmon, Storytelling. La fabbrica delle storie, Fazi Editore, 2008
Derrick De Kerckhove, Psicotecnologie Connettive, Egea, 2014
Fausto Colombo, Il Potere Socievole, Storia e Critica dei social media, Bruno Mondadori, 2013
Franco Berardi, Exit. Il nostro contributo all'estinzione della civiltà, Costa&Nolan, 1997
Geert Lovink, Ossessioni collettive. Critica dei social media, Egea, 2012
Gilles Deleuze, Félix Guattari, Millepiani. Capitalismo e schizofrenia, Cooper-Castelvecchi, 2003
Henry Kissinger, Ordine Mondiale, Mondadori, 2015
Jean Baudrillard, Il delitto perfetto.La televisione ha ucciso la realtà, Raffaello Cortina, 1996
Jean Baudrillard, Simulacra and Simulations, University of Michigan Press, 1994
Manuel Castells, Comunicazione e Potere, Egea,  2009
Marco Tarchi, Italia Populista. Dal qualunquismo a Beppe Grillo, Il Mulino, 2015
Marshall McLuhan, La cultura come busines. Il mezzo e il messaggio, Armando Ed., 1998
Paul Virilio, La bomba informatica, Raffaello Cortina Editore, 2000
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ropoidoc · 10 years
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Chiunque abbia letto qualche storia di paperi sa che i personaggi che popolano quelle storie hanno spesso qualcosa di demoniaco. Oggi però, seduto sulla tazza con il mio immancabile Topolino, ragionavo sulla figura di Ciccio.
Questo adorabile panzone è nato nel 1939 dalla distorta mente di Carl...
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ropoidoc · 10 years
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Ieri ho approfittato di una allucinante traversata notturna in nave e ho riguardato il primo film della saga di Fantozzi, che svetta tra le produzioni del tempo come qualcosa di atipico e vagamente inquietante. Diretto da Luciano Salce, uno dei maestri della comicità italiana degli anni ‘70, il film sintetizza nei primi cinque minuti il messaggio fondamentale di tutta la saga, coniugando la gag ad una prima rappresentazione forte del personaggio e del suo ambiente. 
Si è abituati a pensare a Fantozzi come all’uomo medio, in una tragicomica descrizione delle paure, dei difetti e delle sventure degli Italiani costretti al lavoro impiegatizio. Ma Fantozzi non è affatto l’uomo medio: egli, piuttosto, è la perfetta via di mezzo tra il martire cristiano e il supereroe, e cioè una nuova icona pop che coniuga riferimenti esilaranti alla tradizione religiosa a vere e proprie scelte tipiche dei fumetti.
All’inizio non vediamo Fantozzi. Conosciamo il suo nome, pronunciato dalla moglie; conosciamo la sua matricola, comunicata dall’Ufficio Dipendenti Smarriti; ma di Fantozzi non c’è traccia. Vediamo infine la sua sciarpa e il suo basco, riposti nel suo armadietto come l’armatura di Batman o la tuta dell’Uomo Ragno. Il titolo del film campeggia nello spazio vuoto sotto il cappello del Ragioniere, e queste sue connotazioni anticipano il suo volto, si imprimono nella memoria dello spettatore prima che compaia Paolo Villaggio.
Detto questo, Fantozzi un supereroe lo è davvero: riesce a resistere diciotto giorni senza mangiare e senza bere, facendo la sua entrata nel mondo del cinema passando attraverso un buco, da un cesso buio ad un corridoio luminoso e con l’immancabile martellata in testa (che fracasserebbe il cranio di un bufalo). Nella sua lunga carriera il Superragioniere riesce a fare ed a sopportare di tutto; i suoi difetti, le sue debolezze decisamente umane sono solo il contraltare di una inumana capacità di sopportazione, di una dedizione tanto stupida quanto eroica ad una causa priva di senso. Se Spider Man era stato il primo supereroe con superproblemi, Fantozzi è il primo superpassaguai dotato di superpoteri, in una inversione comica che - come chiunque abbia mai visto i suoi film - si tinge spesso di una tragicità insopportabile. 
Fantozzi, insomma, non somiglia affatto a tutti noi, così come Cristo; ma come Cristo egli ci rappresenta, sorvolando bonariamente sul fatto che in realtà noi siamo i tanti Filini e Calboni, le Silvani e gli altri mille impiegati fraccomodi e truffaldini che di Fantozzi creano la sventura. E’ questa la grandezza del messaggio cristiano, mostrare un uomo che fa finta di rappresentare coloro che lo uccidono; è la stessa grandezza di Fantozzi, e dell’inguaribile stupidità di molti supereroi.
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ropoidoc · 10 years
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Guardo Batman begins, e penso al ritornello che vuole in Batman la reincarnazione di un eroe fascista. Ma al di là delle somiglianze a Batman manca un aspetto fondamentale: la celebrazione dell’identità, il culto del nome glorioso. Se la cultura di sinistra ha sempre teso - salvo eccezioni - a...
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ropoidoc · 10 years
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- Sei così attaccato a Penelope? La preferisci a me? La trovi forse più bella? - Ma via, no di certo, - Rispose Ulisse, - tu sei una dea, sei più bella, importante, splendida di Penelope, lo so bene. Ma Penelope è Penelope, è la mia vita, la mia sposa, il mio paese. - Bene, - disse Calipso. - Capisco.
Jean-Pierre Vernant L'Universo, gli Dèi, gli Uomini.
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ropoidoc · 10 years
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ropoidoc · 11 years
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Un mantra della socialità contemporanea è il mito della comprensione. Basandosi sul presupposto che le persone siano come cipolle, che racchiudano strati e strati di complesse sedimentazioni caratteriali ed esistenziali, uno dei problemi principali diventa quello di trovare chi “ci capisca”, chi...
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ropoidoc · 11 years
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E che vuoi dirgli, ha sempre ragione.
Buona parte dell’essere un uomo di successo, se si prende il termine in una accezione generale, quasi esistenziale e non meramente economica, consiste nel saper fallire con stile.
Perché in fondo la sconfitta, o almeno la sua possibilità, è la caratteristica in base alla quale l’uomo ha sempre...
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ropoidoc · 11 years
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Omnia decipit Amor
Rifletto.
Sono poggiato su di un antico tavolo, nel salone di ingresso del "Rudere" -la casa in disuso di un mio amico, è un magnifico ritrovo per cene e sala prove per musica- sono solo e rifletto. Rivedo quei tempi in cui avrei gradito essere nell'altra sala a suonare con tutti gli altri: all'epoca lo desideravo.
L'idea di sfogare un po' di rabbia repressa e lasciar cantare l'anima, l'idea di potersi esprimere e creare qualcosa di bello con tutti quanti gli altri amici mi allettava al punto da spingermi a studiare dei generi musicali cui non ero per niente avvezzo e per i quali magari non sentivo nessun amore.
Mi dedicavo a ciò che non amavo. Per amore dei miei amici o per farmi accettare di più? (da chi?)
Oggi i miei amici sono di là, nella sala prove di fianco al salone dove mi trovo. Stanno suonando vari pezzi, mi pare siano cover dei Mastodon,ed intanto io sono di qua nell'androne, in disparte come un tempo. Tutto è rimasto uguale e tutto è cambiato, perché oggi mi sento me stesso così.
Nelle pieghe di un borsello di pelle rivedo i miei quindici anni, quando non sapevo cosa desiderassi e non ero mai pienamente soddisfatto. Rimasi deluso dal regalo di compleanno che ricevetti dai miei cugini: era uno stupendo portachiavi in ottone e cuoio con una grossa "S" incisa in carattere corsivo.
All'epoca mi sarei probabilmente aspettato un regalo più convenzionale e sciocco e non compresi il gesto: perché mai non regalare il solito CD musicale, la solita T-Shirt, il solito libro, il solito videogioco, una qualsiasi cosa che un quindicenne si aspetterebbe dai suoi coetanei? Non so se riuscii a nasconderlo ma all'epoca non fui per niente entusiasta di quel regalo.
Poi è successo qualcosa.
Negli anni mi sono letteralmente innamorato di quel portachiavi dall'aspetto tanto antico, così elegante, così singolare.
Col tempo l'ho persino reso Mio. Ed oggi che si è rotto mi ritrovo a vedere l'ironia di non averlo saputo amare dal primo giorno.
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ropoidoc · 11 years
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Una delle più affascinanti definizioni della filosofia divenute celebri di recente è questa: la filosofia è l’arte di fabbricare concetti.
Fabbricare concetti non è facile: è come tracciare una nuova mappa del mondo, trasfigurarne non tanto i luoghi, quanto la loro relazione. Creare un nuovo...
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ropoidoc · 11 years
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Il mattino è pallido
rugiada ed umido.
Le occasioni speciali
si disperdono, tristi.
Ritrovare i colori
meravigliosi
dei giorni felici?
Il tuono di ieri riecheggia ancora.
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ropoidoc · 11 years
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Gatto solitario
magro e sporco
la notte vaghi,
mille ricerche.
Persino tu trovi felicità.
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ropoidoc · 11 years
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Io credo questo: le fiabe sono vere. Sono, prese tutte insieme, nella loro sempre ripetuta e sempre varia casistica di vicende umane, una spiegazione generale della vita, nata in tempi remoti e serbata nel lento ruminio delle coscienze contadine fino a noi; sono il catalogo dei destini che possono darsi a un uomo e a una donna, soprattutto per la parte di vita che appunto è il farsi d’un destino: la giovinezza, dalla nascita che sovente porta in sé un auspicio o una condanna, al distacco dalla casa, alle prove per diventare adulto e poi maturo, per confermarsi come essere umano. E in questo sommario disegno, tutto: la drastica divisione dei viventi in re e poveri, ma la loro parità sostanziale; la persecuzione dell’innocente e il suo riscatto come termini d’una dialettica interna ad ogni vita; l’amore incontrato prima di conoscerlo e poi subito sofferto come bene perduto; la comune sorte di soggiacere a incantesimi, cioè d’essere determinato da forze complesse e sconosciute, e lo sforzo per liberarsi e autodeterminarsi inteso come un dovere elementare, insieme a quello di liberare gli altri, anzi il non potersi liberare da soli, il liberarsi liberando; la fedeltà a un impegno e la purezza di cuore come virtù basilari che portano alla salvezza e al trionfo; la bellezza come segno di grazia, ma che può essere nascosta sotto spoglie d’umile bruttezza come un corpo di rana; e soprattutto la sostanza unitaria del tutto, uomini bestie piante cose, l’infinita possibilità di metamorfosi di ciò che esiste.
Italo Calvino, Fiabe Italiane
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ropoidoc · 12 years
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Eredità
Un vecchio motorino
fuori il solito pub
ed ha molti più anni
di voi due che lo guidate.
Fascette d'elettricista
reggono la scocca
e il kick starter non prende.
Parte in uno sbuffo
d'olio incombusto.
Più vecchio
e molto più orgoglioso
di voi due in sella,
Vecchio Scarabeo 50.
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ropoidoc · 12 years
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Sabati Sera
Discorsi alcolici di fronte al pub
nell'aria odore di gente
molto poco vicina.
Mi dici e ripeti, coi cambi
e ritratti, ritorni e confermi
e infine non sai.
Gran massa di gente
di fronte al pub.
Ma tutti son soli.
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ropoidoc · 12 years
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Musica e Spettacolo
In pineta il concerto
file riservate e vecchi,
Profumi costosi, pomate,
Gioielli. Scarpe lucide
Ed una bimba ciotta
ed allegra aspetta
La Musica.
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ropoidoc · 12 years
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Me ne stavo a bere il caffè, quando mi viene in mente un gioco simpatico, anche se per nulla originale né utile… Quali sono i libri della mia libreria che penserei di portare con me su un’isola selvaggia di un altro pianeta, dopo un’apocalisse di zombie robot? Allo stato attuale della mia libreria...
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