Caro nonno
Mi manchi, ma non sento più nulla.
Tutto è cambiato da quando non ci sei più: io, mamma, la nonna, la zia.
Ricordo ancora perfettamente quello che è accaduto quel giovedì 23 giugno dell'anno scorso.
Era il secondo giorno della prova di esami, ero in preda dall'ansia, avevo paura di fallire e di perderti, perché ormai sapevo che era questione di ore e tu non ci saresti stato più.
Avevo appena concluso di scrivere, ero così soddisfatta di me stessa che quando ritornai a casa decisi di venirti a trovare e raccontarti tutto. Ma alla fine mi addormentai, la notte precedente avevo dormito pochissimo, e mamma decise di lasciarmi riposare.
Quando mi svegliai, ricordo ancora quella stana sensazione di leggerenza e spensieratezza che provai… come se un grosso macigno si fosse frantumato in bricciole.
Forse era la tua sofferenza che aveva cessato di esistere portandoti con sé.
Ricordo ancora di essermi seduta al divano e di aver guardato un programma stupido in tv, ridendo qua e là mentre aspettavo il ritorno di tutti.
Ma più guardavo l'orologio e più il tempo scorreva, tuttavia non ci feci troppo caso perché ero consapevole che la nonna faceva tante storie nel non voler andare via.
Ma non ci feci neanche tanto caso quando M. mi inviò un messaggio scrivendomi “Marì, come stai?”; pensavo si stesse riferendo all'esame così le raccotai un po’ come fosse andato e alla fine rimasi un po’ sorpresa nel leggere “Per qualsiasi cosa, conta su di me.”
Anche allora non capii, non capii che ero l'unica a non saper ancora nulla di te.
Erano quasi le dieci, avevo tanta fame così decisi di chiamare papà. Dopo un paio di squilli mi rispose, ricordo ancora che invece di rispondere alla domanda: “Quando ritornate, è tardi” lui mi rispose con: “Maria, il nonno non c'è più”.
Non ho mai odiato così tanto papà nella mia vita. Ricordo ancora di avergli chiuso il telefono in faccia, di essermi seduta a fatica sul divano e di aver guardato il vuoto perdendomi dentro.
Dove alla fine mi sono persa anche io.
Ricordo tutto velocemente quello che poi è successo: io che ti accarezzo per l'ultima volta la guancia, io che sento il vuoto dentro di me. Io che sento che una parte di me è con te.
Non ho pianto, nonno. Non ci riesco ancora.
Tutto il dolore che provo è ancora in me… le sue radici stanno diventando sempre più spesse e lunghe e io ho paura.
Ho paura di non provare più nulla, di non sentire più nulla… di essere divorata da questo senso di vuoto che ormai mi tiene stressa a sé.
Eri l'unico da cui mi facevo abbracciare.
Mi piaceva tanto quando mi stringevi il viso fra le mani e mi sorridevi dolcemente.
Adoravo quando mi abbracciavi forte e la tua pancia era un po’ troppo grande.
Mi sentivo a casa solo respirando il tuo profumo sui vestiti.
Ma ora non ci sei più e non c'è più nessuno che mi abbraccia, anzi solo l'idea mi innervosisce.
Nonno, da quando non ci sei più odio andare a casa tua. È più forte di me… aspetto che tu da un momento all'altro esca dalla cucina pronto per rimproverare la nonna che mi sprona ad assaggiare quello o quell'altro.
Non mi piace anche quando la nonna parla di te o piange e si confida con me. L'ascolto, la coccolo, perché so che tu vorresti così, ma a volte non ce la faccio proprio.
Non ho ancora accettato l'idea che tu non ci sia più… io ti sto ancora aspettando.
Ti aspetto per dirti che alla fine sono sopravvisuta alla maturità, che sono entrata all'università e ora frequento il primo anno di psicologia. Io psicologa, mi vedi?
Ti aspetto perché ho bisogno di te per quando mi sposerò. Ricordi ciò che ti dissi? Che al mio matrimonio saresti stato tu ad accompagnarmi perché eri come un secondo papà.
Tu all'inizio avevi detto di no, che non era giusto per papà, ma alla fine ti ho convinto affermando che anche per lui ci sarebbe stata l'occasione con Francy. Alla fine hai accettatto, sollevando gli occhi al cielo e borbottando: “Come dobbiamo fare con te?”
Mi piace ricordati così.
Io e te che parliamo di tutto, tu che mi racconti di quando eri piccolo o che cantavi insieme al tuo adorato Claudio Villa mentre la nonna ti ordinava di spegnere o abbassare la voce.
Ormai non ricordo più bene la tua voce… e questo un po’ mi spaventa, ma al tempo stesso so che non ti dimenticherò mai.
Nonno, se solo avessi cinque minuti per poteri rivedere, credo che ti abbraccerei fortissimo e ti direi quanto io ti voglia bene.
Tu eri, sei e sarai una delle persone più importanti della mia vita.
Se solo avessi cinque minuti credo che li passerei con te, stretta tra le tue braccia e cullata dal tuo amore.
Ora non sto piangendo, è solo qualche lacrima che scivola via.
Avrei voluto dirti da tempo e ripeterti tutte le volte che ti vedevo quanto ti volevo bene, ma penso che tu alla fine lo sapessi già.
Perdonami se a volte ti ho risposto male e ho messo il broncio.
Perdonami per non essere stata una nipote perfetta.
E perdonami se non ti vengo spesso a trovare, ma non ci riesco.
Ti voglio bene, ti aspetto con ansia, tua per sempre Maria.
1K notes
·
View notes