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pan-dina · 7 years
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E poi niente, mi sono innamorata di lei.
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pan-dina · 7 years
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Raccontare di te è l'unico modo che ho per tenerti ancora in vita.
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pan-dina · 7 years
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“Una ragazza era a sedere, ferma a fissare i binari sui quali, fra circa dieci minuti, sarebbe arrivato il treno. Aveva le cuffie nelle orecchie e lo sguardo distante, assente. Si accese una sigaretta e guardò il fumo allontanarsi. “Hai una sigaretta?” Restò immobile qualche istante, poi strinse i pugni e si voltò verso la voce che le aveva posto la domanda. Rimase pietrificata, probabilmente era l’ultima persona che avrebbe voluto incontrare. Prese il pacchetto dalla tasca e lo porse al ragazzo davanti a lei, poi lo rimise a posto, senza dire una parola. “Come stai?” Chiese il ragazzo, che, nel mentre, si era seduto accanto a lei. “Bene.” Rispose lei, secca, senza distogliere lo sguardo dai binari. “È da tanto che non ti vedevo.” “Già. Quasi un anno.” “Che fine avevi fatto?” “Ti interessa davvero?” “Si, altrimenti non te lo avrei chiesto.” “Non ti è mai interessato niente di me, perché adesso sei qui a parlarmi?” “Ce l’hai ancora con me per quello che è successo l’estate scorsa?” “No.” “Sicura?” “No.” “Mi dispiace, sono stato uno stronzo.” La ragazza adesso si girò e lo guardò negli occhi per la prima volta dopo tanto tempo. “No, non ti dispiace. Non ti sei fatto nessuno scrupolo ad illudermi e poi lasciarmi da sola.” “Ma non pensavo di essere così importante per te.” “Invece lo eri. Poi mi sono accorta che ero solo una delle tante per te. Ma a quel punto era troppo tardi, perché per me eri l’unico. Eri presente in ogni cosa che facevo, in ogni canzone che ascoltavo e in ogni frase che leggevo. Poi è arrivata lei, che era più carina, magari anche più simpatica e meno complicata di me e tu eri così felice. Quindi mi son detta che dovevo andare avanti, che io e te non saremo mai stati niente. Ho cambiato tutto, colore di capelli, ho cancellato le canzoni dalla mia playlist e sono pure uscita con persone nuove, in posti nuovi. C’ero riuscita a dimenticarti, però, a volte, la sera mi tornavi in mente e io non ci riuscivo mai a mandarti via e i giorni successivi io continuavo ad aspettarti.” I suoi occhi si erano colorati di rosa, ma non avrebbe pianto, non davanti a lui. “Sei ancora innamorata di me?” Il ragazzo la guardava, anzi, forse la vedeva per la prima volta per com’era davvero. “Se lo fossi, ti importerebbe qualcosa?” “Probabilmente si.” Una lacrima rigò il viso della ragazza. “Non è vero.” “Sei una stupida.” La ragazza lo guardò sommersa dalle lacrime che non era riuscita a trattenere. “Perché non mi hai mai detto queste cose?” Continuò a dire il ragazzo. “Perché non sarebbe cambiato niente. Io non sarei mai stata abbastanza per te, non ne sarei valsa la pena. Poi c’era lei e tu non mi avresti mai scelto. Io non sono mai la scelta di nessuno. Non mi avresti mai amata come io amo te, neanche se ci avessi provato.” Dopo quest’ultima frase, arrivò il treno, la ragazza si asciugò le lacrime, prese la borsa e si alzò. Il ragazzo rimase qualche secondo a sedere, mentre la vedeva andare verso il treno, sempre più lontana da lui. Poi si alzò di scatto, le afferrò il braccio e la tirò verso di sé. “Sei tu la mia scelta.” Le sussurrò, mentre le accarezzava la guancia, guardandola negli occhi, poi le diede il bacio che tanto aspettava. Il treno ripartì, ma alla ragazza non importava più, sapeva di essere nel posto giusto, con la persona giusta, nonostante avesse aspettato così tanto.”
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pan-dina · 7 years
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“Gli anni dell'adolescenza? I peggiori ed i migliori. I pianti. Le ore piccole. I sorrisi. I brutti voti a scuola. Il solletico. Il primo bacio. Il primo appuntamento. Gli abbracci. L'ansia. L'autolesionismo. Il suicidio. Le discoteche. I pub. Le scritte sotto casa. Le delusioni. Gli amici. Le litigate con i genitori. Rifugiarsi dalla nonna. Mangiare sempre pizza. La ciccolata. Gli idoli. I concerti. Le urla. Le foto. Troppo bassa o alta. Grassa o magra. Zalando. Shopping. I vestiti. Le scarpe. Tette piccole o troppo grandi. Amazon. Il vomito. I profumi. I soldi. L'alcol. Le sigarette. Migliori amici che diventano ragazzo. Migliori amici che diventano sconosciuti. Gli incidenti. Il motorino. Il patentino. Il sangue. Spendere soldi in cazzate. Odiare i prof. Instagram. Facebook. Whatsapp. I messaggi. Le smorfie. Il bullismo. L'anoressia. La bulimia. L'obesità. La webcam. Scivolare nelle pozzanghere. la Tv. Internet. La distanza. Tumblr. Cantare nella doccia. La gelosia. Tingersi i capelli. Linvidia. Essere sempre alla moda. Correre sotto la pioggia. Dediche sui diari, zaini, borselli. Il cinema. I egreti. Telefonate che durano tre ore. I rimpianti. I tatuaggi. I piercing. Le imperfezioni. Lo specchio. I poster. Le feste. I luna park. Perdere l'autobus. I pop corn. Il sesso. Fare l'amore. Le cerette sbagliate o dolorose. Ridere fino a piangere. I trucchi. La prima volta. I telefoni. I messaggi scritti alle due di notte. I capelli che non stanno mai. Le serie tv. I dolori. Insomma, un casino. Ma il nostro casino.”
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pan-dina · 7 years
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Amo dare i baci sul collo e saperlo fare; farlo bene intendo dire, è come dare inizio a tutto. Ho assaggiato le sue labbra dopo un suo eccessivo sorso alla bottiglia di Vodka. Io non bevo, ho smesso. Si capiva dai suoi movimenti che non sapeva ballare e, da quel suo sorso di troppo, che non aveva mai baciato. Era goffa, mal vestita, senza trucco ed era bellissima. L'osservai per tutta la sera in quel angolo della stanza, senza aspettative e con un bicchiere analcolico in mano. Mi guardava ogni tanto, distoglieva lo sguardo non appena incrociava il mio e si sentii terribilmente osservata. Nel suo essere donna, però, le piaceva. Si avvicinò al bancone del bar per tre volte, prima di riuscire a lasciarsi andare con me e, per tre volte, bevve lo stesso alcolico. Al quasi quarto giro, m'avvicinai e le dissi: “Smettila, non hai nessuna necessità di bere di più, sei bellissima così” furono quelle le mie prime parole. Non sapevo nemmeno come si chiamasse, ma sapevo l'effetto sbagliato dell'alcol di troppo. “Ehi..” disse, come incantata. Le sorrisi, non m'aspettavo una risposta del genere, non dopo ciò che le avevo appena detto. La sfiorai la spalla nuda, scivolando con un dito fino alla sua mano e le chiesi gentilmente di non prendere altro alcol. Annuì e rimase ferma, sempre incantata. “Come ti chiami?” le chiesi e andò nel panico, come durante un'interrogazione a scuola. “Dai vieni!” le dissi sorridendole e senza obbiezioni, le presi la mano, l'incastonai con la mia e la portai via da quella stanza. “Perchè bevi così tanto?” le chiesi. Non m'importa quello che fanno le persone, sono liberi di fare ciò che vogliono,ma lei sembrava diversa, più semplice. “Bevo perchè lo si fa per divertirsi” rispose lei. “E tu… ti stai divertendo?” chiesi. “io, sono al quarto giro e…” “Non è questo che t'ho chiesto” conclusi. Si sentì in imbarazzo, forse aveva capito cosa volevo intendere e cercò di mettersi a posto, partendo dal vestito. “Posso farti un'altra domanda?” le chiesi. “Dimmi..” aggiunse lei. “Prima ti stavo guardando ballare, e ho notato una cos..” “Ho il vestito rotto?” si preoccupò. “No, no… ho notato che sei bellissima” Arrossì ed ebbi la conferma che non erano i molti che le avevano detto quelle parole. “Grazie..” “Ma la mia domanda è: posso sapere perchè sei qui?” finì. Si sentì subito fuori luogo, abbassò la testa, incrociò le gambe e con la mano opposta, si grattò un braccio. “Ehi.. sei bellissima e non era un'offesa la mia” obbiettai io, non appena notai i suoi gesti. “Vattene” disse, senza movimenti. “No, ciò che voglio di..” “VATTENE!” urlò lei. Era davvero bella, anche nel suo essere arrabbiata. Le presi la mano per una seconda volta e non mi mandò via, dopotutto le avevo appena detto che era bellissima. “Posso sapere…” mi guardò, impaurita che io le potessi ripetere la medesima domanda “…perchè sei qui e non.. e non fra le braccia di qualcuno?” chiesi. Tirò su la testa, gli occhi erano lucidi il giusto, aveva smesso di grattarsi e con un filo di voce disse: “Cosa?” Le sorrisi un'ultima volta, poi, m'avvicinai al collo e glielo baciai. I baci sul collo possono significare tante cose: la voglia di fare, l'amore da dare, il darli solo perchè lo si è visti fare in un porno. Io amo i baci sul collo e ognuno ha un suo perchè, lei era bella e aveva il suo perchè. Ora, se ci ripenso, ci rido ancora sopra. Perchè quella ragazza sta dormendo proprio ora sul mio letto, da ormai tre anni e quei suoi gesti inesperti del ballo e quei bicchieri di vodka di troppo, m'hanno portato ad essere l'uomo più felice sulla Terra.
ricordounbacio (via ricordounbacio)
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pan-dina · 7 years
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-Ti sei fatta crescere i capelli. -Così pare. -Ce li avevi corti quando stavi con me. -Lo so. -Stai bene, comunque. -Grazie. -Sei proprio bella. -Non dovresti dirmelo. Sono la tua ex. -Posso dirtelo. Ti ho amato. -Sul suo viso comparve una smorfia:-Mi hai amato solo perché sono bella? -No, affatto. Ti ho amato perché… in realtà non lo so perché. -Come sarebbe a dire che non sai perché? -Che tu eri… non lo so. Ci fu un attimo di silenzio, poi lei finalmente sorrise:-Io ti amavo. Tu non l’hai mai capito ma io ti amavo. -Tu non me l’hai mai detto. -Hai ragione. Ti ho detto molte altre cose ma non quella. Mi hai detto che ero un coglione, che ti trattavo male, che ero immaturo… Sbuffò:-Dio mio, lo sai che non lo pensavo davvero. -E che pensavi davvero? -Che eri fantastico. Avevi quel modo tutto tuo di vedere le cose e io amavo quel tuo modo di vedere le cose. Eri adorabile quando mi sorridevi dall’altra parte della strada e quando mi accarezzavi la guancia appena mi vedevi giù di morale. Eri dolcissimo quando mi permettevi di stare tra le tue braccia e sai io odiavo sentirmi piccola ma quando mi stringevi mi sentivo minuscola e stavo comunque benissimo nei tuoi abbracci ed eri straordinario quando stavi ad ascoltare le mie paturnie sconnesse come stai facendo ora… Si fermò per un istante con le lacrime agli occhi, poi lo guardò e la voce le tremava mentre pronunciava quelle parole:-E come ora mi sorridevi. Solo che poi mi baciavi e mi dicevi che andava tutto bene.Fu un attimo. Un attimo in cui lui si sporse dall’altra parte del tavolo e la baciò. E le disse:-Va tutto bene. Lei fece un respiro profondo.-Non avresti dovuto farlo. Sono la tua ex. -Sai perché ti ho amato? -No. -Perché era impossibile non farlo. Eri qualcosa che non riuscivo a capire e quando ci provavo mi perdevo. E quando mi perdevo trovavo i tuoi occhi e loro mi guardavano sempre con un amore sconfinato, non importava quanto io fossi stronzo o quanto ti facessi incazzare o piangere, i tuoi occhi continuavano sempre ad amarmi. Io ti amavo perché eri forte, piccola. Tu pensavi sempre che fossi io a proteggere te e invece eri tu a proteggere me. Io non ti ho mai protetto. E tu non hai idea… non hai idea di quante volte mi sono odiato. Mi sono odiato tutte le volte in cui non ti difendevo e non ti dicevo di amarti. Tu non mi dicevi di amarmi ma io sapevo che mi amavi. Io non ti dicevo di amarti ma ti amavo. Tu lo sapevi? Il sorriso della ragazza era triste:-No. -Ma ti amavo. Davvero. -Se l’avessi saputo non mi sarei arresa con te. -Quindi adesso saremmo ancora insieme? -Io sono ancora con te. -Ma stai con lui. -E tu stai con lei. -Ma sono con te. Lei sospirò:-Non fa niente. Siamo andati oltre il nostro amore. -Non lo so. Siamo ancora qui. -Non siamo più quelli che eravamo. -Hai ragione. Hai i capelli più lunghi. Finalmente lei rise. E lui non riuscì a non dirglielo:-Il tuo sorriso è sempre lo stesso, però. Il suo sguardo si fece serio in quello di lui:-Anche la tua capacità di farmi sorridere è sempre la stessa. -Vuoi sapere la verità? -Sì. -Anche il mio amore per te è rimasto lo stesso. -Vuoi sapere la verità? -Sì. -Li vedi i miei occhi? Si guardarono. -Li vedo. -Non lo capisci? -Che cosa? -Hai detto che ti guardavano con un amore sconfinato. -Sì. -Neanche loro sono cambiati. Ti stanno guardando ancora così.
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pan-dina · 7 years
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Ogni tanto mi chiedo cosa le racconti di me, se lo fai. Chissà se le dici bugie o la verità, chissà se le dici “con lei? Ma niente, non ho mai provato nulla”, o se invece le dici “l’avrei voluta con me… Ma noi due insieme eravamo una strada senza uscita.” Chissà se ogni tanto le dici che ti ho amato tanto e che era sbagliato, chissà se le dici “sai, credo di averle spezzato il cuore. E non avrei dovuto.” Chissà se le racconti qualche momento nostro, se nei nostri ricordi ti ci perdi per un po’. Chissà se sorridi quando mi pensi. Chissà se mi pensi, poi. Ma tu anche se sei con lei custodisci i nostri attimi. Non saremo mai più insieme, ma ti prometto che ci vedremo lì, tra un sogno e l’altro. Tra un “chissà come sarebbe stato” e un “mi manchi”. Tra un “vieni qui” e un “non tornare più.”
Miriana Cimbro, lezionidivoloperprincipianti (via lezionidivoloperprincipianti)
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pan-dina · 7 years
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C'è una ragazza allo specchio. Si sta legando i capelli. Ha gli occhi stanchi e orgogliosi di chi sa di aver fatto il possibile e anche l'impossibile. Ha il rossetto ma non sta sorridendo. Eppure c'è qualcosa nel suo sguardo, qualcosa che la fa apparire incredibilmente fiera. Sa di poter essere ciò che vuole. È una ragazza che ha il coraggio di essere donna, e si accorge di una cosa: è la prima volta che si guarda, e si guarda per davvero, senza timore dell'immagine riflessa. Si regala un sorriso, finalmente: “sai che c'è? Che ormai tu hai perso il mio amore, non hai alcun potere sulle mie emozioni. Che oggi io non ti amo affatto. In compenso amo moltissimo la donna che sono senza di te.”
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pan-dina · 7 years
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Tu non ci sarai ma io verrò a cercarti lo stesso. Lo farò in silenzio, perdendomi tra le vie della tua città, e mi basterà chiedere a un passante “scusi, posso chiederle un'informazione?” per far capire subito che non sono del posto. Guarderò i paesaggi che guardi tu ogni giorno, cercando di capire in quali ti ritrovi, cercando di capire quali ti sono più familiari, cercando di capire quali sono nel tuo cuore. Ti immaginerò camminare e sarà come averti con me, perché non avrò il coraggio per venire a cercarti di persona per dirti “ehi… Alla fine sono qui.” Vorrei trovarti per dirti tutte quelle cose che non ti ho mai detto, vorrei urlartele guardandoti negli occhi e stringendoti le mani, ma so che tu non vuoi. So che non mi vuoi. E allora ti guarderò da lontano, ti immaginerò e penserò che mi va bene così, anche se non mi andrà bene così. E magari un giorno, quando sarò già tornata a casa e in qualche modo ti avrò detto addio, mi chiamerai. Magari di notte, perché non so se sia lo stesso per te, ma è di notte che sento la mancanza delle nostre conversazioni. Magari mi dirai “avrei voluto parlarti quella volta, quando eri qui.” E io ancora piangerò. Mi piacerebbe accadesse. Perché per te tornerei ogni volta, se torni anche tu. Per te, anche se fa male, tutto.
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pan-dina · 7 years
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Mezzosangue.
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pan-dina · 7 years
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Il post non è mio ma, potrebbe far bene a tante persone quindi lo posto lo stesso.
Mi chiamo… Anzi non mi chiamo. Sono troppo piccolo per avere un nome. Ho appena qualche settimana di vita. La mamma non si è ancora accorta di me. Semplicemente, percepisce in lei qualcosa di diverso, ma non immagina cosa possa essere: improvvisi sbalzi d'umore, capogiri, eccessiva stanchezza. Non sa che io sono dentro di lei. Poi realizza il fatto di avere un ritardo, e si spaventa. La mamma è giovane. Va ancora a scuola. Percepisco la sua angoscia, e mi ferisce la sua speranza della mia inesistenza. Continua a ignorare la cosa, a voler credere che io non esista. Oggi però ha finalmente trovato il coraggio di scoprire la verità adesso sta entrando in farmacia per acquistare un test. Si rivolge al farmacista timidamente, parlandogli a bassa voce. Temo che si vergogni di me. Torna a casa. Chiudendosi in bagno, affronta la realtà: prende il test fra Ie sue mani, e dopo qualche istante comprende che c'ero, che esistevo. Mi ha profondamente colpito la sua disperazione: avvertivo il suo dolore, unito al mio che cresceva man mano per la sua infelicità. Perchè non mi vuoi, mamma? Non piangere, tranquilla. Ci sono qui io che ti voglio bene. Adesso prende il cellulare. Sta facendo uno squillo a papà. Non so cosa gli stia dicendo, ma la mamma si arrabbia molto con lui, grida, gli urla che io non sono un dente cariato da estirpare: sono un essere umano! Dice che non può tirarsi indietro, fingere che la cosa non esista, perchè, che lo voglia o no, lui è mio padre. La mamma e così piccola ancora, fragile, ha bisogno del sostengo morale di papà, soprattutto per dare la notizia ai nonni. Invece si trova costretta ad affrontare ogni cosa da sola, perchà papà non vuole saperne di me. Papà, quando la mamma ha saputo di me è scoppiata in lacrime, tu addirittura vuoi buttarmi via: perchè non mi volete? Cosa vi ho fatto di male? Sono solo un bimbo innocente. Ora la mamma lo sta dicendo alla nonna. Nonna, cosa fai? Perchè hai dato uno schiaffo?!? Cosa c'è di tanto cattivo in me, che non deve nascere? Mamma tranquilla, andrà tutto bene. Non intristirti perchè hai litigato con la nonna. Vedrai, Ie passerà. Andrà tutto bene. Sono passati tre giorni. Ora ho tre giorni di vita in più. Che bello, non vedo proprio l'ora di nascere, di imparare a camminare, a parlare, a correre. Voglio che mi insegni tutto quello che sai, mamma. E non importa se papà non mi vuole, magari con il tempo cambierà idea. Per adesso mi basti tu. È cosi bello addormentarsi con te, mammina, svegliarsi con te, accompagnarti in ogni cosa che fai. Ora stiamo entrando in uno studio medico. Non piangere, mamma. Ci sono qui io che ti voglio bene. Vedo il dottore, molte macchine e tanti infermieri. Sei già curiosa di sapere se sarò un maschietto o una femminuccia? Eppure tu continui imperterrita a singhiozzare. Cos'è? L'emozione di sapere il mio sesso? Continui a ripetere, accarezzandoti il ventre «perdonami, bambino mio». Perdonarti di cosa?!? Perchè dovresti avere bisogno del mio perdono? Cosa stai facendo, per chiedermi scusa? Sento un dolore, una specie di ago che invade il mio piccolo mondo perfetto. Ho capito tutto. Le mie cellule strappate dalla tua carne. Ora capisco che tu non mi insegnerai mai a camminare, a parlare. Perchè io non nascerò mai. Non piangere mamma, io ti perdono. Chissà se esiste un paradiso per i bimbi mai nati. Addio mamma. Saremmo stati felici insieme, ti avrei voluto tanto bene. Addio. II tuo bambino senza nome.
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pan-dina · 8 years
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Lei alzò il bicchiere. “Facciamo un brindisi.” “A che cosa?” Sembrava perplesso. “A noi due.” Ci fu un attimo di silenzio. “Ma non stiamo insieme da mesi, lo sai, vero?” Lei rise: “Pensi che non sappia che ci siamo lasciati? Intendo, facciamo un brindisi a noi che non esistiamo più.” “Sei fuori di testa.” “Pensavo lo sapessi già.” Si scambiarono uno sguardo. Un piccolo e timido sorriso. “D'accordo, brindiamo.” “Benissimo. A noi due. Ai nostri insulti e alle nostre risate. Per tutte le volte che ci siamo urlati contro e per tutte le volte che avrei voluto strozzarti, per tutte le volte che mi hai sbattuto la porta in faccia lasciandomi sola. Alla nostra intensa e disperata storia d'amore impossibile.” Ci fu un attimo di silenzio. “Altro?” “Sì. Ci sto pensando. Non mettermi fretta.” “Figurati, fai con calma.” “Ecco, ci sono. Un brindisi a noi, per tutte le volte che sei tornato indietro, per tutte le volte che ti ho raggiunto. Per tutti i sorrisi e i baci, per tutti i momenti felici che sembrano di un'altra vita e sembrano appartenere ad altre persone, talmente diverse da ciò che siamo adesso che non riesco più a vedere me stessa nella donna che ero con te. E tu riconosci nell'uomo che sei adesso quello che eri con me?” Le sorrise: “No.” Sorrise anche lei: “Siamo pari.” “È un bel brindisi.” “Sono contenta che ti piaccia.” Ci fu del silenzio, entrambi impegnati a bere e a pensare. “Lui passerà a prendermi tra poco.” “Sa di me?” “Lei sa di me?” “No.” “E allora.” “Hai ragione.” “Come sempre.” “Dove sei stata dopo noi?” Si passò una mano tra i capelli: “Un po’ di qua e un po’ di là. Poi ho incontrato lui e siamo andati in giro insieme.” “Non ti interessa sapere dove sono stato io?” “No. Non mi interessa proprio niente dei tuoi percorsi.” “Sei sempre carina, tu.” “Devo andare.” “È arrivato?” “Ho sentito la macchina.” “Come fai a sapere che è la sua?” Gli occhi della ragazza si illuminarono: “Lo riconosci subito un rumore di casa.” “E io” le chiese timidamente: “io che rumore sono per te?” Lo sguardo di lei si addolcì e gli fece una carezza: “Sei solo il rumore di un sogno infranto, lo sai. Di un passato talmente lontano da apparire irraggiungibile persino nei ricordi.” “Mi dispiace.” “Non farlo. Stammi bene. Abbi cura di te.” “Lo farò.” “Bene. Buonanotte, vai piano in macchina.” “Non ti smentisci mai.” “Non c'è più un noi ma io sono sempre io, in fondo.” Un sorriso mentre la guardava scendere le scale. “Buonanotte.” “Addio.”
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pan-dina · 8 years
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- Sei triste? - Un po’ - Perché? - Boh? - Non sai? - Non so - Cosa posso fare? - Baci? - Sì abbastanza - Baceresti? - Quando? - Se non ora - Quando? - Ora - Ora? - Sì - Chi? - Me - Tu? - Eh - Ritieni che un mio bacio potrebbe facilitare il tuo disintristimento? - Non ritengo, so - Due baci? - Buon umore certo - Tre baci? - Semifelicità - Quattro? - Felicità a manetta - Cinque baci? - Quasi Paradiso - E sei? - Paradiso assai - Sette? - Sette no - No? - Sette è pericoloso - Che tipo di pericolo? - Overdose - Da sette in su è overdose? - No, solo sette è overdose, otto va bene - Allora otto te ne do - Facciamo dieci? - Cento - Mille - All’infinito? - Aggiudicato
Guido Catalano (via mailcuorebatteancora)
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pan-dina · 8 years
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A volte si é gelosi, anche di ció che non ci appartiene
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pan-dina · 8 years
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Tutti che tornano, e tu quando torni?
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pan-dina · 8 years
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piango
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pan-dina · 8 years
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