Tumgik
net-poetica · 11 years
Link
Scenario: Informati, segui l'attualità  e le decisioni delle Istituzioni - Partecipa: Contribuisci a creare un sistema sanitario migliore, condividi le tue opinioni e vota le proposte migliori - Progetti: Tieni traccia di iniziative e buone pratiche in ambito sanitario.
Benessere e Cervello: il ruolo dell'alimentazione nella genesi della depressione by Prof. Dott. Riccardo Simoni
0 notes
net-poetica · 11 years
Quote
"Le ricadute della Realtà Aumentata non sono solo nel campo, p .es, del marketing non convenzionale, ma vanno nella direzione di una nuova definizione di medium tecnologico. La Realtà Aumentata non è solo una tecnologia grazie alla quale la percezione del mondo dell’utente viene aumentata per la sovrapposizione ed integrazione degli oggetti virtuali generati dal computer in tempo reale, ma è un nuovo oggetto comunicativo, con un proprio linguaggio, e con il quale si va a re-interpretare la realtà portandola ad uno stato di continua mutazione."
"La realtà aumentata, un nuovo oggetto comunicativo e le realtà mutanti" by Mirco Compagno (Abstract dell'intervento di Casciana Terme, 1 giugno 2013)
0 notes
net-poetica · 11 years
Link
Augmented reality exhibition performance
“Piegare la tecnologia alla creatività. Superfici specchianti, gesti, forme e linguaggi non scontati. Le narrazioni della realtà aumentata” by Giuliana Guazzaroni
0 notes
net-poetica · 11 years
Link
Italian Innovation - News dai centri di ricerca. Innovazione di processo e di prodotto. Technology & Human innovation. Università  e imprese. Brevetti. Eventi, Pink innovation. Social responsability. Le Silicon Vallley del Bel Paese.
0 notes
net-poetica · 11 years
Link
Augmented Reality for Arts and Education
0 notes
net-poetica · 11 years
Quote
Nel mondo greco-romano c’era un modo per liberare gli schiavi. Nel I secolo d.C., il filosofo stoico Epitteto era uno schiavo liberato, e tanti personaggi della cultura di allora lo erano. La parola “emancipare” deriva dal rito attraverso il quale si emancipava uno schiavo. “emancipare”: “e manu capere”, prendere con la mano. Si andava davanti a un pretore, il padrone imponeva la sua mano sulla testa dello schiavo e lo faceva girare su se stesso. Questo gesto compiuto davanti al pretore significava che lo schiavo era liberato. Come ricorda Foucault in L’ermeneutica del soggetto (un altro dei corsi del Collège de France), Seneca ed Epitteto citano questo rito che era a loro contemporaneo, come una metafora del potere della filosofia, perché la filosofia ha la capacità di liberare l’uomo, di affrancarlo, di farlo diventare libero. Foucault vuole suggerirci che effettivamente avremmo bisogno di fare un giro su noi stessi, di cambiare prospettiva di conquistare un punto di vista diverso. Se vognliamo contribuire alla costruzione di un movimento che modifichi lo stato delle cose presente, che provi a fermare o quanto meno a dominare troppo tracotantemente sulle nostre vite, abbiamo davvero bisogno di fare un giro su noi stessi, cioè abbiamo bisogno di strumenti, come quelli che possimo trovare in Foucault e in tanti altri. Però lasciate che ve lo dica, non abbiamo bisogno di nessuno che ci tenga la mano sulla testa.
Antonio Caronia, "E manu capere. Sedici lezioni strane a Brera".
0 notes
net-poetica · 11 years
Photo
Tumblr media
by Roger GrangLapin
0 notes
net-poetica · 11 years
Photo
Tumblr media
Net Map
0 notes
net-poetica · 11 years
Text
“Le pintaderas e la pelle come spazio espositivo” di Giulio Calegari
Tumblr media
Nel 1978 ebbi occasione di firmare con il mio Maestro,  Prof. Ottavio Cornaggia Castiglioni, il “Corpus delle pintaderas preistoriche italiane”. In questa pubblicazione, con la completa illustrazione dei reperti, si evidenziarono gli aspetti legati alla morfologia e ai motivi grafici presenti su questi manufatti  e si approfondirono i dati legati alla loro distribuzione geografica e cronologica. Furono anche prese in considerazione la funzionalità e la destinazione delle pintaderas, chiarendone l’uso e il significato.
Le pintaderas sono tecnicamente dei veri e propri timbri, in terracotta, legno, osso, destinati alla pittura corporale. Attraverso di esse era possibile riprodurre ripetutamente sull’epidermide umana dei motivi grafici cui si attribuiva particolare valore. La documentazione sull'uso di tali manufatti, oltre che dall'ambito archeologico, ci perviene anche da osservazioni etnografiche contemporanee o del recente passato.
Il messaggio veicolato dalle nostre pintaderas è, ad ogni buon conto, sempre più attuale nella nostra cultura contemporanea che non ha interrotto l'uso dell corpo come “strumento” di comunicazione, sia in espressioni estetico-mondane, sia in forme d’arte e di ricerca più complesse e profonde.
Ancora una volta, però, dobbiamo riferirci al mondo dell’arte contemporanea per incontrare personaggi in grado di cogliere il valore e l’attualità di molte manifestazioni etnografiche o addirittura preistoriche e salvarle da una collocazione in un passato codificato ma estraneo; trasformando reperti morti o privi di vitalità e senso in strumenti di riflessione ed espressione del presente.
Non è un caso che la fine degli anni ’60 del 1900 veda nascere ricerche tra pittori e scultori che, sempre più, utilizzano il corpo come linguaggio, lavorando con e sul corpo stesso, riportando a volte “antichi richiami” ad esigenze attuali, facendo prevalere il lato emozionale, forse rituale, sulla realtà e il senso comune. Il corpo dunque, e la complessità dei sensi: il cogliere e il comunicare attraverso essi. E prima della cosiddetta “body-art” come non ricordare Antonin Artaud, in questo nostro discorso, o artisti come Yves Klein con le sue “Anthropométries” del 1960  o, sempre negli stessi anni, gli interventi di Piero Manzoni?
La pelle, in particolare, come luogo di contatto con il mondo, si propone come “spazio espositivo” e relazionale che conserva e racconta le tracce del proprio vissuto e, al contempo si offre ad accogliere o assorbire messaggi effimeri o  indelebili che realizzano e illustrano la storia del corpo. La pelle, come confine, contiene la persona e il suo vissuto ma si presta, come uno “spazio libero”, ad espandere verso l’esterno o in altre dimensioni qualsiasi racconto venga tracciato su di essa. La pelle è il luogo di relazione con il mondo, purché in questo scambio vengano invitati a risuonare tutti i sensi in un’associazione totale, in un continuo ascolto. 
Non riesco a dissociare, per esempio, la pittura corporale ai gesti della danza (quindi della musica). Questo lo si può cogliere, oltre che nel mondo etnografico, anche da documenti preistorici ( penso per prima cosa ad alcune pitture sahariane): danze di corpi dipinti, danze acrobatiche forse: mosse proibite di chi conosce le parole segrete per muoversi sul quella soglia dove il mondo sovrumano degli dei e degli spiriti confina con la natura tangibile e la vita animale.  
Le pintaderas, con la loro possibilità di duplicare per molte e molte volte un motivo grafico investito di particolare valore, sembrano garantire, con la riproduzione esatta del messaggio, un preciso percorso, forse un cerimoniale che non permette errori ma che offre la possibilità di errare in ampi spazi di pensiero . Non releghiamole al solo registro visivo, forse esse permettono un atto di apertura al mondo, un annullamento della “frontiera epidermica”.
Non posso fare a meno di mettere in relazione le nostre pintaderas non solo con il colore ma pure con la musica, la voce e la narrazione; con il sapore e gli odori; con la temperatura dell’aria, con la luce… insomma, con un altro sentire che non escluda di poter cogliere il suono del colore o di vedere il silenzio.
Tutto questo potrebbe condurci ad attribuire in esclusiva a certe culture, diverse e lontane, una sorta di desiderio o necessità di fuga dal mondo, verso l’ascolto e la frequentazione di un ‘altra realtà. Potrebbe, se non fossimo in grado di riconoscere che le nuove tecnologie, dai mezzi di comunicazione agli ambienti interattivi o alle realtà virtuali, hanno già esteso il nostro sentire ben al di là della superficie della nostra epidermide. 
E ancora una volta è all’arte e alle sue ultime ricerche cui dobbiamo riferirci, all’arte interattiva, per esempio, che fonda la sua espressione sulla relazione tra il corpo, la mente, i sensi e il virtuale. Ma su questi argomenti vi è già una vasta letteratura.
La vocazione antica ad intervenire sul corpo umano ridefinendolo e ridisegnandolo per adeguarlo alla visione del mondo (eccoci dunque ancora al messaggio delle nostre pintaderas), è oggi più che mai attuale. In questi anni, in un’apparente confusione di espressioni e linguaggi, vengono traghettate e coniugate pratiche antiche a nuove esigenze di relazione e interazione. Tendenze al primitivismo e al neotribalismo, interventi sul corpo: dal tatuaggio alla scarificazione, o al piercing, si alternano e fondono con interventi biotecnologici, con inserimenti meccanici e neotecnologici sul corpo. L’uomo si muove in nuovi spazi dove il virtuale si confonde con il reale, in un’apparente perdita della dimensione ordinaria, spazi che una visione grossolana potrebbe definire fantascientifici.
Anche le nostre pintaderas, allora, con la loro vocazione a estendere i confini del corpo potranno, se già non vogliamo accettare che sia già accaduto, trasformarsi in timbri di espressione sensoriale: tracce luminose o impulsi su corpi reali o virtuali in uno spazio concettuale, in un sistema di comunicazione immediato, totale e collettivo. Oltre il luogo fisico. Usiamo pure il termine  Cyberspazio, luogo di incontro tra i comportamenti umani e la tecnica.
Un solo piccolo esempio di sperimentazione con un manufatto che avevamo a disposizione: utilizzando un colore minerale polverizzato ( ocra rossa ) diluito in acqua, abbiamo impregnato il piano “à rainures” della probabile pintadera che, applicata sulla mia epidermide, ha rivelato una discreta riproduzione del motivo grafico. Si è trattato di una sperimentazione timida e discreta, con un certo rispetto per il reperto che si intendeva far rivivere.
Del resto, come ho già avuto modo di dire ed esprimere in altre occasioni, la “risonanza” che con questa sperimentazione mi ha restituito la nostra presunta pintadera, vale più di molte altre ricerche di carattere assertivo. Ho già scritto che “Il giusto equilibrio tra la “verità scientifica” e “poetica”, presenti nella ricerca archeologica, fa di questa disciplina un importante strumento dell’uomo per riconoscersi nel proprio passato e per sognare il futuro. In quest’ottica gli antichi manufatti e soprattutto le manifestazioni di arte preistorica, si pongono come intermediari tra chi li ha realizzati e chi oggi li osserva. Oltre ad avere il valore oggettivo di documento storico, essi possiedono in sé segni espressivi autonomi, che possono essere colti e riletti in modo attuale, senza che ne sia tradito il loro originale significato. Essi gettano un ponte verso nuovi linguaggi e sensibilità “.
http://www.comunicazero.it/7-riferimenti/56-entagement.html
0 notes
net-poetica · 11 years
Text
Presentazione Performativo Quantico
Performativo Quantico from NetPoetica
0 notes
net-poetica · 11 years
Text
Performativo Quantico
Attraverso Net Poetica intendiamo favorire l’incontro tra linguaggi diversi: il linguaggio elettronico e il linguaggio simbolico, il bit inteso come unità di misura dell’informazione e il simbolo quale espressione dell’immagine archetipica.
Sinnbild (simbolo) – Sinn (senso, significato) e Bild (immagine)
Tumblr media
  L’immagine archetipica è un simbolo che è in sé portatore di senso, a differenza del mero segno che è arbitrario, così come lo è il linguaggio. Nell’immagine archetipica, in cui il simbolo si contiene e si esteriorizza, dunque, significante e significato corrispondono perfettamente conferendo efficacia al simbolo stesso. In Psicologia analitica e arte poetica, Jung individua negli archetipi “quelle forze soccorritrici che da sempre hanno reso possibile all’umanità…di sopravvivere persino alle notti più lunghe” (1922).
Il progetto intende sviluppare un carattere performativo di enunciazione della parola, del corpo-in-presenza e del pensare-in-presenza: si intende qui fare riferimento all’indicibile quale punto di tangenza fra l’essere e il linguaggio, che nei momenti di verità emerge rinnovando il contatto tra il simbolico e l’emergenza del reale.
Il discorso orale è dunque da intendersi in primo luogo flatus vocis, l’Io parlo inteso come relazione tra potenza e atto; i contenuti avranno una stretta relazione con il Linguaggio della Dea (faccio esplicito riferimento a Marja Gimbutas), e precisamente con il tema Morte e Rigenerazione.
Verranno proiettate mappe concettuali che esplicitano, con parole e immagini, i simboli di morte che, nell’iconografia della Dea Madre, enfatizzano la rigenerazione (es. il bucranio come simbolo dell’utero e la connessione con la nuova vita resa sotto forma di un’ape o una farfalla che sbuca dal bucranio).
Il progetto intende generare un “public hypertext” che nel momento dell’enunciazione attraverso un corpo biologico subisce una mutazione di significante e si presta a molteplici funzioni.
0 notes