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montag28 · 7 days
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Chi è più contento di me, mi sembra un idiota. Cosa ci sarà ma da essere contenti? Mah! Gli entusiasti, poi, o quelli con l’eccitazione addosso, persino: non ne parliamo.
Chi è più triste di me, mi sembra patetico. Cosa fai il melodramma a fare? Quelli che ostentano la tristezza, poi; quelli che piangono e te lo vengon pure a dire; narcisisti della tristezza.
Io, che alle volte mi sento un patetico idiota, io, ogni tanto ci penso e mi dico: bene Montag, sei un idiota, parli da solo e sei patetico, ma sull’esternare le emozioni hai il senso della misura, mi dico.
Molto più bravi di me ci sono quelli che non sono necessariamente contenti, o peggio, entusiasti, ma che nonostante le amarezze sanno stare allegri; così, in modo composto, senza fare i pagliacci. Bella cosa, l’allegria. La rabbia, invece, è come una fetta di carne con la salmonella. Ed è sempre scomposta, anche quando è taciuta, nascosta.
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montag28 · 9 days
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Il dono dell'invisibilità non è poi tutta 'sta gran cosa. Non funziona mica con un interruttore, o come un interruttore, acceso/spento, visibile e invisibile a comando, no. Anzi, capita spesso di diventare trasparenti quando vorremmo essere visti, e viceversa. Provateci voi, ad andare incontro ad una persona che non nota la vostra sagoma e non percepisce neppure lo spostamento d'aria da voi creato. Lo scambierà, al limite, per una di quelle bizzarre sensazioni corporee, come quando sentiamo una goccia d'acqua caderci sul collo o su un braccio nudo, controlliamo, ma la pelle è asciutta. Ma niente melodrammi. Restiamo percepibili a chi ha occhi adatti a vederci. Palpabili per chi ha mani per toccarci. E senza dover citare Antoine de Saint-Exupéry, la sua volpe ed il suo principino. Si dice che una bugia ripetuta mille volte alla fine diventi una verità. Forse vale anche il principio opposto: una citazione, per quanto buona, a forza di essere estrapolata dal suo contesto diventerà inevitabilmente una stronzata. Stasera vado a letto presto. E cioè, tra pochissimo. Quale momento migliore del sabato sera, per non ritardare troppo quel magico momento in cui il corpo si ricongiunge con il letto; e intanto tu pensi, "ma cosa cazzo stavo aspettando, a venire a letto?", da quanto è inebriante. Poi nel letto ti notano anche quando sei invisibile, lenzuola e coperte rivelano il volume del corpo che sta sotto, mentre respira, gonfiandosi e sgonfiandosi come un mantice.
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montag28 · 9 days
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questi nuovi ammorbidenti in commercio fanno miracoli.
il mio lenzuolo profuma di figa.
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montag28 · 9 days
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Le case perfette sono solo quelle vuote. Aria, luce, spazio; niente che cadendo possa far rumore o andare in frantumi, l'eco lieve dei propri passi o di una parola pronunciata, ata. Sedersi per terra a leggere un libro, l'odore dei muri, nessun nascondiglio per gli insetti, pochi appigli per gli acari della polvere e per la marcescenza che affligge le cose. Solo un letto per dormire, forse un apparecchio per la musica, il fuoco utile a metter su la moka per il caffè. Avete mai letto un romanzo dove la gente perde il suo tempo a lavare i piatti e riordinare la cucina? Io sì, ma non erano romanzi memorabili. Andiamo a mangiare fuori, la sera, di giorno trangugiamo frutta oleosa e verdure crude. «Andiamo!», penso, al plurale: e lo dico a me stesso. Ma questa è già una fuga verso il prossimo post, che non è questo. Volevo solo mandare a fanculo i mobili, gli oggetti, l'accumulo consumistico e altre cose che occupano abusivamente il suolo domestico, in questo spazio, inteso come testo, stanza per contenere le parole.
Un raggio di sole entra dalla finestra senza tende e si spande sul pavimento, libero, senza trovare ostacoli o altre modifiche di percorso. «Andiamo!», dice nelle retrovie un altro raggio di sole, il più temerario al suo compagno più timido. Poi entrano, anche loro, nella stanza vuota, ota.
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Vilhelm Hammershøi Sunbeams; Dust Motes Dancing in the Sunbeams 1900 oil on canvas
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montag28 · 10 days
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Non esistono i rimedi magici. Ci sono solo i rimedi. Non ci sono le gocce miracolose per contrastare l'ansia istantaneamente. Quando il veleno entra in circolo, il corpo ha bisogno di tempo per liberarsene. Ci vogliono lunghi nastri di strade da srotolare; ci vuole musica da ascoltare finché la sabbia di un intero litorale non sia scesa tutta dentro la sua torre-clessidra; ci vogliono pazienza, fatica, clemenza verso i propri errori, amor proprio. Ci vuole la calma di chi sa prendere pensieri enormi e li trasforma in pezzi più piccoli, poi ancora, fino a che siano ingeribili, dunque masticabili, per trasformare la gravità in bocconi digeribili, per scinderla in briciole, molecole, singoli atomi. Trasformare e rimpicciolire, senza farsi strozzare. Erano passate da poco le otto di sera, c'era ancora luce, nuvole grigie e azzurrastre, vento freddo ma non violento. Esco dal supermercato, scelgo una strada opposta a quella consueta, mi allontano, seguo la doppia fila degli alberi che ovattano la strada di periferia, la inghiottono, là dove le case diradano, per poi ad un tratto sparire. Una curva a sinistra, la strada che da piana si inclina in una lieve discesa, una curva a destra; il ponte sul Canale Giuliari, le chiuse silenziose, l'aria gravida di acacia e gelsomino. Il mio perdermi volontariamente. Camminavo e pensavo: vorrei scrivere. Trasformare. Ecco: posso mandar giù certi bocconi interi, se serve. Ma poter scrivere, ogni, tanto, è come masticare: aiuta a scindere le catene di amido di certi pensieri molto complessi, difficili da digerire. Trasformare, rimpicciolire. Le parole sono denti. Le virgole, le cerniere che permettono alla mandibola di aprirsi, chiudersi, spostarsi di lato. Gli incipit come gli incisivi, certi incisi come i canini, per lacerare la fibra della carne di certi passaggi oscuri. Le conclusioni, ossia la morale, come i molari che sbriciolano la mole. O almeno, ci provano. Non esistono le vie brevi. Però esistono le vie. Più lunghe sono, più portano lontano.
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montag28 · 11 days
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montag28 · 16 days
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Solo, se Tom Jumbo-Grumbo era una megattera, Vespa invece è una bestia gigantesca.
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montag28 · 20 days
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Non lo so se, come dicono, davvero tutta la nostra vita faccia in modo di passarci davanti, davanti o dentro gli occhi, in sequenza, quando trapassiamo. Però so che quando muore una persona che abbiamo conosciuto, con cui abbiamo trascorso del tempo, a passarci davanti è tutta la vita che abbiamo condiviso con loro. Ci ricordiamo anche di ricordi che non ci ricordavamo neppure d’aver ricordato mai.
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montag28 · 26 days
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Quando cammini con passo veloce, nella pioggia che cade fitta, e le orecchie sono piene di una qualche musica ed è proprio lì, che alzi lo sguardo e arresti la marcia, scorgendo cose che con il sole non si vedono ed altre che neppure esisterebbero. E quanti colori dentro il grigio, nulla è più colorato del grigio liquido di un mercoledì mattina d’asfalto e di pioggia dentro cui si specchiano case di ruggine, nuvole gialle, auto bianche, foglie verdi e rami neri, cieli grigi, gatti rossi, io blu.
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montag28 · 29 days
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le didascalie alle foto sono disponibili su instagram e in tutti i migliori negozi di dischi intervertebrali, intesi come luoghi di colonne-sonore che per ascoltarle devi inserire la spina dorsale e sentire l'elettricità che ti fa venire la scossa lungo la schiena, brrr.
cordialmente / 28
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montag28 · 2 months
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Non so aspettarti più di tanto, ogni minuto mi dà / l'istinto di cucire il tempo e di portarti di qua
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montag28 · 2 months
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Santa Lucina della Cappa*, nostra salve, ch’illumini la via di questa casetta che ancora non conosco, splendi per noi ✨
*S. Lucina da K. 🕯️🤲🏼👁️
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montag28 · 2 months
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e mi sogno i sognatori che aspettano la primavera / o qualche altra primavera da aspettare ancora / fra un bicchiere di neve e un caffè come si deve / quest'inverno passerà
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montag28 · 2 months
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Arido, avido, pavido. Così è l’essere umano che obbedisce al dio denaro
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montag28 · 3 months
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Che malinconia cosmica, stasera, all’improvviso. Se la rabbia arriva dal fegato, con travasi di bile, dalla milza sgorga la melancolia, dicono. Organi interni. Chilometri su strade comode e braccia vuote. Però domani passa. È solo una tristezza tranquilla. Febbraio è solo un poco avaro, ma non è violento. E di violenza ce n’è pure troppa. Va bene l’umor nero, che poi è soltanto un pochino scuro, stinto. Ma non c’è nulla di male, sai. È solo una milza che adesso si riposa, dopo aver corso un po’.
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montag28 · 3 months
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la terra è tenera sotto la neve
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montag28 · 3 months
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Giornata della memoria spicciola*
Oggi è uno di quei giorni in cui mi manca un po’ tutto. O meglio, mi manca il tutto di pochi e m’importa poco di tutti.
Ripenso alla gabbia con dentro il vento, che il pianto trasforma in nebbia. Ripenso alla Prigioniera della Carnia, che mi accolse come un tiglio durante un temporale e che di certo non abbracciai come e quanto avrei voluto, dovuto. Penso alla ragazza che leggeva Kundera al contrario e alla sua università gentile, tenera e testarda come una begonia tamaya. Penso alla mia coetanea più grande e più giovane di me con la quale decidemmo di ficcarci in due scatole per poi spedirci, al fine di trovarci dall’altra parte. Storie di mille anni fa, ovvero appena accadute, se è vero che la memoria ricuce il tempo. Storie di persone che certamente non leggeranno queste parole. Storie di parole date e ricevute, poi ancora, come terra e cielo che si scambiano l’acqua attraverso la pioggia e il vapore, nuvole e nebbie, condensa e rugiada, falde, cumuli, fiumi, monsoni. Le parole dissetano, nutrono, ma hanno bisogno di non ristagnare.
Io, il mio sterno, non lo apro mica tanto facilmente. A volte si spalanca da solo perché ha l’empatia con la serratura difettosa e le cerniere troppo allentate; ma in quel caso c’è un cartello (all’interno, ma visibile dall’e-sterno) che dice: «Forse puoi entrare, ma siamo sicuri che puoi restare?». Qualcosa del genere.
Io, se mai mi aprissi lo sterno e invitassi qualcuno ad entrare, non nasconderei più i libri di ieri ma li lascerei in bella vista, sopra il più grosso scaffale. Non per indelicatezza, ma perché io certe cose me le porto appresso e non voglio, non voglio tenerle per me. Io, io sono uno che ricorda. Io vorrei rileggere le parole di ieri con chi di parole dovesse bagnarmi e dissetarmi domani. Io, le parole che ho ricevuto, le sento mie. Io, le parole che ho dato, non le ho prestate, le ho donate. Io non sono ciò che dico ma ciò che gli altri mi hanno detto, mi dicono, mi diranno. Io, se voglio bene a una persona, ho una gran voglia di volere ancora più bene alle persone che già mi porto nello sterno. Senza contraddizioni, senza comparazioni. Non siamo alberi, siamo boschi. Io, sono un bosco cresciuto grazie a piogge diverse. Io, io sono una moltitudine. E se ti sta bene, tolgo il cartello.
*piccola, intima
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