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libroazzurro · 24 days
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libroazzurro · 25 days
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Su «Lo splendore» #9 - Yi Kwang-su
Sono stato educato come cristiano, ma il contesto culturale in cui sono cresciuto è buddista, e, dunque, nell’approccio con questo libro mi sono sempre chiesto se non mi mancasse quella naturale visione mediterranea, quello spirito cattolico necessario per giungere a una piena comprensione dell’ontologia sottesa nel romanzo. Alla fine, però, mi sono convinto che l’economia divina espressa in «Lo splendore» è ominosa e spaventevole a tal punto da non poterla accettare che in parte.
Yi Kwang-su, Rivista di studi letterari Italia-Corea, n. 57, anno XIII
Nell'immagine, un ritratto fotografico di Yi Kwang-su.
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libroazzurro · 29 days
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Un oggetto chiamato salvezza #8
Un indizio ci deve indurre a pensare che non è sbagliata l’affermazione secondo la quale Hans Doré somiglia a un libro: a un certo punto Joseph Idel si perde nel centro di Berlino e, causa il semplice meccanismo per il quale la necessità si realizza per mezzo del caso, si ritrova davanti alla vetrina di una libreria: “cercò di leggere i titoli sui dorsi, ma non ci capì molto”. Joseph sillaba nella mente i titoli dei libri, finché non ne trova uno, «Acque morte», un altro «Il re degli zingari», e infine un libro azzurro, rilegato in tela, sul dorso del quale è impresso un nodo dorato. Non c’è il nome dell’autore e nemmeno un titolo. Forse è un libro finto: ed è in questo momento, a mio avviso, che comincia davvero il romanzo.
Nell'immagine, «Il libro azzurro».
Testo di Pier Paolo Di Mino.
Ricerca iconografica a cura di Veronica Leffe.
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libroazzurro · 1 month
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È PIÙ SACRO VEDERE CHE CREDERE – NULLA PUÒ VELARE LO SPLENDORE
“Spero non sia troppo tardi per rivederti, e parlarti, ma, sai, non ho mai smesso, mai, nemmeno un momento in tutto questo tempo di pensarti. E mi chiedo se anche a te capita di ricordare quando eravamo giovani, le nostre passeggiate mano nella mano, e le gite al mare, aspettavamo il tramonto, e poi ci cacciavano dallo stabilimento, cercavamo una trattoria che costasse poco, e parlavamo tutta la notte, e sembrava di passare in mezzo a una tempesta, e tu mi prendevi e mi stringevi forte, mentre le mie carezze, invece, erano invisibili, ti lamentavi della mia gelosia e io ti chiedevo se mi eri infedele, cadevamo sempre in questo, ma è nelle cadute che si trova la presenza di ciò che è vivo e grande, questo me lo hai insegnato tu, e questa è solo una delle tante cose che mi hai insegnato, e che non capivo mai, ma, in fondo, non importa: ora, mentre parliamo, sento che nulla al mondo, nulla può velare lo splendore”, disse Dio alla sua Sposa, e poi aggiunse: “sono tornato”.
Nell'immagine, "Die Umarmung - Liebespaar II" (L'abbraccio - Amanti II), olio su tela di Egon Schiele, realizzato nel 1917, conservato a Vienna presso la Österreichische Galerie Belvedere (© foto: Johannes Stoll / Belvedere, Vienna, rilasciata su licenza CC BY-SA 4.0).
Testo di Pier Paolo Di Mino.
Ricerca iconografica a cura di Veronica Leffe.
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libroazzurro · 1 month
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libroazzurro · 1 month
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È PIÙ SACRO VEDERE CHE CREDERE – VOI CHE RAGIONATE D'AMORE
La vita è solo questo, disse Pico della Mirandola: unione carnale e spirituale fra cose che, senza questa unione, non sarebbero nulla. Come è bella la mia età, e come è meraviglioso il mio tempo, e come siete belle, voi donne e voi uomini che ragionate d’amore, e come è grande questa magia, così facile e naturale: come è possente lo splendore.
Nell’immagine “Io Picus Mirandulae”, ritratto di Giovanni Pico della Mirandola, disegnato da Jean Jacques Boissard, incisione eseguita da Johann Theodor de Bry per “Icones virorum illustrium doctrina &c eruditione praestanti um contines” di JJ Boissard, pubbliacto a Francoforte sul Meno (1597-1599). Il ritratto è conservato oggi presso il  Rijksmuseum ( nel pubblico dominio, foto  by Rijksmuseum, licenza CC0 1.0).
Testo di Pier Paolo Di Mino.
Ricerca iconografica a cura di Veronica Leffe.
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libroazzurro · 1 month
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È PIÙ SACRO VEDERE CHE CREDERE – QUESTO GIOCO D'AMORE
La realtà, questo meraviglioso, così complicato, gioco d’amore che ci lega tutti, periodicamente ci uccide. Questo è lo splendore.
Nell’immagine, “La morte e la fanciulla”, olio su tela di Egon Schiele, eseguito nel 1915, oggi conservato presso la Österreichische Galerie Belvedere di Vienna (foto nel pubblico dominio, tramite Wikimedia Commons).
Testo di Pier Paolo Di Mino.
Ricerca iconografica a cura di Veronica Leffe.
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libroazzurro · 1 month
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È PIÙ SACRO VEDERE CHE CREDERE – DANTE CONOSCE LO SPLENDORE
Dante ha conosciuto lo Splendore quando era ancora un bambino. Giocarono insieme un intero pomeriggio nel cortile di una casa: lei, lo Splendore, gli insegnò a colorare i sassi con i petali dei fiori, a cantare le canzoni dei grandi storpiandole fino a farle diventare così diverse, gli disse, che solo gli angeli le possono capire, e poi gli mostrò la voce degli oggetti inventando che loro due erano il primo uomo e la prima donna, e che stavano in paradiso, e gli dimostrò quindi che il paradiso è una cosa facile, perché in paradiso non ci sono le regole secondo le quali gli uomini devono lavorare e andare in guerra, e alcuni sono poveri e altri ricchi, e i maschi e le femmine, appena diventano pronti per fare i figli, devono smettere di giocare e devono separarsi e diventare infelici. Poi, un giorno, Dante diventò adulto, e cominciò a vivere nella speranza e nella paura di incontrare di nuovo lo Splendore; visse come uno che fuma tre pacchetti al giorno per non telefonare alla ragazza che ama (tanto, tanto lei nemmeno mi pensa): e vivere così fu il suo modo di rimanere fedele a quel giorno, in quel cortile, quando imparò a colorare i sassi con i petali dei fiori e a scrivere versi che solo gli angeli possono capire davvero.
Nell’immagine “Dante’s First Meeting with Beatrice”, illustrazione a inchiostro, acquarello e gouache su carta, realizzata da Simeon Solomon, tra il 1859 e il 1863, oggi conservata a Londra, presso la Tate Gallery (Foto © Tate, immagine rilasciata sotto Creative Commons CC-BY-NC-ND [3.0 Unported]).
Testo di Pier Paolo Di Mino.
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libroazzurro · 1 month
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Su «Lo splendore» #7 - Giorgio Colli
Mescolando personaggi storici a personaggi inventati. Passato e presente.
Giorgio Colli, «La ragione errabonda».
Nell'immagine, un ritratto fotografico di Giorgio Colli.
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https://losplendore.eu/ragguagli-su-lo-splendore/su-lo-splendore-7-giorgio-colli
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libroazzurro · 1 month
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Un oggetto chiamato salvezza #6
Se osservo bene Joseph Idel, il figlio di Clea, trovo che quest’uomo è rimasto schiacciato per troppo tempo fra due forze opposte: la concretezza e l’astrazione. Per lui la salvezza è senza dubbio il socialismo. Il suo socialismo pare a volte un fatto eminentemente concreto: fare del bene agli altri; costruire a beneficio di vaste moltitudini una casa solida che, cade la pioggia, straripano i fiumi, soffiano i venti, ma nulla l’abbatte. Nello stesso tempo, però, Joseph si riferisce al socialismo come a qualcosa di irraggiungibile, o come a una qualità sottilissima dell’animo, a cui dà spesso nome ineffabile: “la cosa”, dice, “la cosa”. Penso di potere affermare che il socialismo di Joseph, concreto o astratto che sia, manchi di ontologia, almeno finché nella sua vita non entra Hans. Hans per Joseph è un oggetto colmo di ontologia. Ragiona Joseph: “tu hai dei figli, uno è il più debole, il più sofferente, e poi va bene, sì, forse è anche quello che merita di più, è più intelligente e sensibile, e allora dimmelo tu, un padre, un vero socialista, non lascia le pecorelle che stanno bene per dedicarsi di più a quella smarrita?”
Nell’immagine, Ermes con un ariete, copia romana da originale greco classicista del I secolo a. C., conservato presso il Museo Barracco di Roma (foto di Saiko, licenza CC BY 3.0, tramite Wikipedia Commons).
Testo di Pier Paolo Di Mino.
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libroazzurro · 1 month
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È PIÙ SACRO VEDERE CHE CREDERE – LA GRAZIA
Un giorno Ibn Arabi, mentre passeggiava attorno a una piscina, conobbe una ragazza bellissima che disse di chiamarsi Grazia, o di essere la Grazia. E allora lui le chiese: “In che senso lo sei, se a causa tua mi perseguiteranno?”. Lei lo baciò: era lo splendore. 
Nell'immagine, uno dei bozzetti preparatori delle figurazioni che Veronica Leffe sta realizzando per “I semi di Gianagagava”, secondo capitolo del “Libro azzurro”.
Testo di Pier Paolo Di Mino.
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libroazzurro · 2 months
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È PIÙ SACRO VEDERE CHE CREDERE – MADONNA FILOSOFIA
Giunto al culmine del fallimento di tutto il suo operato e di ogni speranza, Boezio cadde in uno stato catalettico, e, allora, gli apparve una donna che, con grazia, gli insegnò che tutto era vivo. Quella donna era lo splendore. 
Nell’immagine “La Filosofia presenta a Boezio le ali dell’anima”, particolare della miniatura n. 5 delle Collezioni della Biblioteca Comunale di Rouen (Foto Th ASCECIO-PARVY, tramite Open Edition Books).
Testo di Pier Paolo Di Mino.
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libroazzurro · 2 months
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Su «Lo splendore» #6 - Giovanni Papini
Nessuno riesce a essere più buffonesco, sgraziato e sentenziosamente di cattivo gusto dell’autore del voluminoso «Lo splendore». Uno sforzo immane, ma dove tutto è finto.
Giovanni Papini, «Il crepuscolo dei filosofi».
Nell'immagine, un ritratto fotografico di Giovanni Papini.
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libroazzurro · 2 months
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Un oggetto chiamato salvezza #5
Clea Idel confonde il mezzo con l'oggetto. L’errore è tanto comune quanto fatale. Del resto, se Clea avesse ben distinto fra mezzo e oggetto (se avesse giudiziosamente distinto mezzi, fine e oggetto) il suo errore sarebbe stato ugualmente comune e fatale: è impossibile, infatti, ottenere un oggetto perseguendolo come fine attraverso dei mezzi dal momento che un oggetto è sempre un oggetto ontologico, mentre mezzi e fini sono privi di ontologia. Possiamo addirittura affermare che l’oggetto, quando cade nel meccanismo dei fini e dei mezzi, viene privato di ontologia. La soluzione, però, non è certo fuggire nell’astrazione, magari cercando l’oggetto con l’oggetto: non so, cercando la salvezza con la salvezza. Davvero allora forse non sbaglio se continuo a affermare che si esce dal problema solo concentrandosi nella ricerca, possibile o impossibile che sia, di un oggetto in cui materia e ontologia sono inestricabilmente avvinti in un’unità di significato: posto, per esempio, che per «Lo splendore» la salvezza è lo splendore, lo splendore non dovrebbe allora essere una parola che ha preso corpo?
Nell’immagine, “Sant'Anna insegna a leggere alla Vergine Maria”, terracotta dipinta, realizzata tra il 1825 e il 1830 da Giovanni Putti, Collezione privata (Foto © Museo Risorgimento Bologna | Certosa).
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libroazzurro · 2 months
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È PIÙ SACRO VEDERE CHE CREDERE – LA PAROLA DELLA DEA 
“Andare negli stessi luoghi che frequenta lei nella speranza di non incontrarla, di non rivederla mai più, perché il nostro amore sarebbe comunque impossibile. E poi è sbagliato, dio se è sbagliato!, e quindi passare la notte a dire cose qualsiasi a persone qualsiasi, dire cose francamente incredibili allo specchio di un bagno, baciare una, baciare uno, che rimarranno una e uno, perdersi per la città finché non viene l’alba, e masticare la luce del giorno nuovo, che ancora non sa di niente, e cercare di ricordarsi il momento esatto in cui l’eternità è finita ed è cominciata la vita, questo, solo questo è lo splendore”, disse la dea a maestro Achiba che si ostinava, pieno di ira e sdegno, a rimanersene isolato e chiuso nella propria infantile santità.
Nell’immagine un dettaglio dal ritratto di "Fëdor Michajlovič Dostoevskij”, realizzato da Veronica Leffe per l'omonimo racconto scritto da Pier Paolo Di Mino.
Testo di Pier Paolo Di Mino.
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libroazzurro · 2 months
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È PIÙ SACRO VEDERE CHE CREDERE – LE STORIE CHE RACCONTANO LO SPLENDORE
Un giorno un vagabondo fu accolto nel sinedrio, e i maestri gli diedero da mangiare e bere. E il vagabondo, per sdebitarsi, raccontò la storia di una donna attraente, era appena una fanciulla, ma viveva reclusa in un castello recintato con sette mura inespugnabili, separata dall’uomo che amava, ma a forza di piangere e ridere, commosse e rallegrò a tal punto Dio, che Dio fece crollare le mura e l’uomo e la donna si amarono, e divennero re. I maestri, quando il vagabondo ebbe finito di raccontare la storia, si prostrarono a terra, e piansero, e dissero: “Fossimo venuti al mondo anche solo per ascoltare queste parole dalla tua bocca, sarebbe stato sufficiente”. Infatti, quella storia parlava di splendore.
Nell’immagine, “Cadmo parla davanti agli zingari del circo”, bozzetto preparatorio di una delle figurazioni che Veronica Leffe sta preparando per “La grande domatrice di leoni” uno dei tre racconti contenuti in “La foglia di Giangagava” di Pier Paolo Di Mino, secondo capitolo de “Il libro azzurro”.
Testo di Pier Paolo Di Mino.
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libroazzurro · 2 months
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Su «Lo splendore» #5 - Aleister Crowley
Ragioniamo. «Lo splendore» è dominato dall’idea dell’armonia, della proporzione vitale, della felicità, ma poi è tutto uno sciorinare di omicidi, accoppiamenti selvaggi, deiezioni, infamie, meschine sofferenze: al dunque, è un buon lavoro da truffatori. E sono convinto che dietro c’è lo zampino di Pessoa. Del resto, è risaputo che l’autore non esiste.
Aleister Crowley, lettera a John W. Lancaster, 21 luglio 1925
Nell’immagine, un ritratto fotografico di Aleister Crowley.
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