Tumgik
A 1 anno ho detto “mamma” per la prima volta.
A 2 anni ho cominciato a camminare.
A 3 anni i miei genitori si sono separati.
A 4 anni mi piacevano tanto i lego.
A 5 anni io e i miei amici dell’asilo giocavamo sempre alla famiglia, non so perché mi toccasse sempre la parte del papà.
A 6 anni c’è stato il mio primo giorno di scuola, avevo lo zaino di Hamtaro.
A 7 anni mi piaceva il mio compagno di classe, ma lui mi ha detto che ero grassa.
A 8 anni ho cambiato scuola e non avevo più amici. Volevo fare la scrittrice.
A 9 anni forse qualche amico ce l’avevo, ma avevo anche tanta rabbia dentro.
A 10 anni ero preoccupata di andare alle medie e crescere mi spaventava.
A 11 anni mi è venuto il ciclo e non avevo la più pallida idea di che cosa significasse.
A 12 anni pensavo di avere una cotta per la mia professoressa di italiano, a ripensarci probabilmente mi sentivo sola. Credevo anche di avere dei superpoteri.
A 13 anni ho perso mio nonno, aveva il Parkinson.
A 14 anni mi sono iscritta al classico e mi hanno bocciata. Ho perso anche mia nonna.
A 15 anni mi piaceva uscire con le amiche e comportarmi da bambina. Ho cominciato a prendere lezioni di teatro.
A 16 anni ho dato il mio primo bacio in una biblioteca, ci siamo lasciati una settimana dopo.
A 17 anni piangevo sempre e mi sentivo persa.
A 18 anni sono andata da una psicologa di nascosto dai miei genitori perché volevo morire.
A 19 anni ero stanca dell’Italia, così ho fatto la valigia e me ne sono andata.
A 20 anni ho fatto il primo grande viaggio da sola e ho deciso di voler diventare un medico.
A 21 anni sono tornata e ho giurato di non mangiare mai più un animale in vita mia.
A 22 anni continuo a recitare e penso di avere la mia prima vera cotta, anche se un po’ in ritardo. Non voglio più morire.
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“E questa cosa che non sai cos'è, dovresti fartela passare prima che diventi Amore.”
— Cielidipintidasperanze
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Ma ve lo ricordate quando il momento più bello della giornata era quando partiva la canzone dell'Orso nella casa blu subito dopo alla Melevisione?
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È successo poco dopo quella tua gita allo zoo, te la ricordi? Continuavi a fotografare lemuri e non smettevi di dire quanto ti piacessero. Sai, quel giorno ero al centro commerciale e c'era un'enorme scatola di peluches. Ne ho tirato fuori uno dalla forma di quel piccolo animaletto che tanto amavi e forse non era fatto nel migliore dei modi, forse non sarebbe stato tra le prime scelte per un regalo, ma mi faceva venire in mente te. Mi faceva pensare al tuo sorriso e così l'ho comprato. Volevo dartelo. Eri lì, a pochi metri. D'un tratto ho visto le lacrime nei tuoi occhi e una porta chiudersi dietro di te. Io dall'altro lato, con quello stupido peluche tra le mani, incapace di fare qualcosa per te. Ora quel piccolo lemure spelacchiato è il mio compagno di viaggio, se ne sta appoggiato sul sedile posteriore della mia macchina da due anni ormai. Non riesco a buttarlo via e sai perché? Ogni volta che lo vedo ricordo quanto ho bisogno di starti accanto, di abbracciarti e di dirti che è tutto okay.
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Non riesci a piangere,non più ormai. Ogni minima cosa, persino la più stupida, ti fa venire un nodo alla gola. Fatichi a respirare e vorresti piangere, ma non piangi. Vuoi fuggire perché ciò che ti circonda ti opprime: questa famiglia, questa casa, questa scuola, questo mondo. È come stare in uno di quei film in cui le pareti della stanza cominciano a muoversi e tu sei al centro, intrappolato. Ti senti soffocare. E senti qualcosa dentro di te, qualcosa che divora piano ogni angolo del tuo stomaco, del tuo cuore. Stai morendo e nessuno se ne accorge.
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E credo che, alla fine, ogni adolescente abbia bisogno di un adulto accanto. Facciamo gli indipendenti, gli incompresi, ci disegnamo forti e fragili insieme e restiamo fermi nella convinzione che "i grandi" non possano aiutarci. Costruiamo muri con le nostre mani, muri che ci separano da quel mondo che non capiamo e che non ci capisce. A volte, però, ci capita di incontrare quella persona diversa. Quella persona "grande" che ci ascolta, ci consiglia, ci urla contro se facciamo una cazzata, ma che alla fine ci abbraccia e ci dice che è tutto okay. Quella persona con cui possiamo ubriacarci e scoppiare a ridere oppure a piangere, perché tanto non è nostra madre e non ci farà mai sentire in colpa. Eppure è un po' come se lo fosse. Quella persona "grande", ma veramente grande, che ci regala tenerezza, mentre ci guarda con quegli occhi complici. E quando troviamo una persona così ci sciogliamo. Davvero, peggio di un ghiacciolo a metà agosto, ridotti a una pozza appiccicaticcia al sapore di fragola. Diventa il nostro punto di riferimento, la nostra stella polare. Facciamo fatica ad ammetterlo, probabilmente perché vogliamo mostrarci adulti o perché ci troviamo in quel limbo a metà tra i giocattoli e il curriculum vitae, ma la verità è che ognuno di noi vorrebbe una guida a fianco a sé. E sapete che vi dico? Cercatela. E una volta trovata non lasciatela scappare, non importa che sia un amico di famiglia, un'insegnante, un allenatore o chiunque altro. Perché questi sono gli anni più strani della nostra vita e dovremmo tutti avere qualcuno a illuminarci la strada.
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E come faccio a dirti che sei adorabile anche mentre prendi a calci il mondo?
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Siamo abituati a dividere le persone in buoni e cattivi, ma dietro all'apparenza c'è un mondo, c'è una vita.
Un prof di letteratura e, forse, anche un po' di vita
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2016
E alla fine non so dare un giudizio a quest’anno appena trascorso. A dire la verità è stato orribile: iniziato con le lacrime, finito con 19 candeline che mi hanno ricordato quanto sto crescendo; in mezzo altri pianti e amici perduti, che forse amici non sono mai stati.
Ma è stato, forse, l’anno che più ho amato. Quest’anno ho capito che cosa voglio dalla vita, o almeno che cosa non voglio e, a guardar bene, è già un grande risultato. Ho capito che finchè non si sta bene con sè stessi non si potrà mai stare bene con gli altri e che a volte un po’ di egoismo è quello che ci vuole. Le persone deludono e non si può evitare, ma un’amicizia salvata mi ha insegnato che i vasi rotti si possono aggiustare. Ho imparato che ci sarà sempre un’opzione in più a quelle che ci vengono proposte e che non per forza bisogna seguire gli schemi. Ho riscoperto la fiducia in me stessa e nel mio futuro.
Non ricordo come stessi un anno fa a quest’ora, ma oggi sto decisamente meglio.
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Eccoci qua. I miei ultimi attimi da diciottenne. Tra un'ora e 18 minuti saranno diciannove. Mi sembra un numero così grande adesso, non l'avrei mai immaginato. E la verità è che ho paura: ho paura di crescere, ho paura di cosa succederà, di cosa non potrò più fare col passare degli anni, ho paura perché questo sarà il mio ultimo anno da adolescente. Che poi adolescente non lo sono mai stata del tutto, ma mi piace definirmi così: non si è né grandi né piccoli, è un'eterna via di mezzo, che se potessi rivivrei meglio. Non so niente e ho paura di tutto.
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"Potresti fare delle cose meravigliose, se solo non ti comportassi così". Pensi davvero che mi piaccia? Pensi davvero che ci provi gusto a isolarmi dal mondo, a passare sempre per quella che se ne sbatte di tutto e tutti? A passare per quella senza sentimenti? Pensi che mi piaccia sentirmi bloccata in un corpo che non voglio, in mezzo a persone che non voglio? Lo pensi davvero?
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E amore mio grande, amore che mi credi Vinceremo contro tutti e resteremo in piedi E resterò al tuo fianco fino a che vorrai Ti difenderò da tutto, non temere mai.
Guerriero, Marco Mengoni
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E poi all’improvviso sei grande.
All’improvviso sei in quinta superiore e ti ritrovi a dover scegliere che cosa vuoi fare della tua vita, quando fino a ieri la decisione più difficile della giornata era che cosa mangiare per cena. Adesso sai farti da mangiare, sai come funziona una lavatrice e nessuno più ti rincorre per farti studiare. Ora hai la patente e viaggiare da sola non ti fa più così paura. E se non fosse per il costo della benzina saresti già in chissà quale angolo dell’Europa, vagabondando alla ricerca di te stessa; eh sì, perché tu ancora non sai chi sei. Non sai cosa vuoi fare, dove vuoi arrivare. Vuoi solo vivere il Qui e l’Ora. Ti hanno buttato addosso il peso delle decisioni e delle responsabilità e ora stai affondando. Affondi perché tutti si aspettano che tu sia abbastanza forte da rimanere in piedi, tutti si aspettano che tu abbia le idee chiare e sappia prendere una decisione razionalmente. E tu ti senti grande. Da un giorno all’altro sei grande, troppo grande. E il mondo dei grandi ancora non hai ben capito come funziona.
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E ho deciso, me ne andrò. Non cercherò più nessuno, non scriverò più a nessuno per prima. Sparirò in silenzio. Chissà se qualcuno se ne accorgerà.
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Da piccola dicevano tutti che ero una bambina strana.                                      Questo solo perchè me ne stavo in disparte con un libro tra le mani.               Dicevano che tendevo ad isolarmi, che ero un’asociale.                                      Io stavo zitta, non ribattevo. Dire loro la verità sarebbe stata troppo dura.          Erano gli altri che isolavano me. Io cercavo solo un modo per sentirmi meno sola e, questo modo, era rappresentato dai libri.                                                 L’unico che cercò mai di dare una spiegazione al mio essere esclusa fu il mio maestro.                                                                                                             Alla fine mi prese da parte e mi disse: “Sai perchè i tuoi compagni non giocano con te? Li spaventi.”                                                                                             Io avevo un anno in meno rispetto agli altri, ed ero anche più bassa, uno ‘scricciolo’, come diceva mia nonna. Come potevo mettere paura a qualcuno?   Glielo chiesi. Ricordo che sorrise e mi scompigliò i capelli.                                 “Perchè tu sai già leggere. Sai già scrivere. Parli e ti comporti come una bambina molto più grande di te” rispose. “Loro sono ancora piccoli, tu sei già cresciuta, troppo in fretta anche.”                                                                Restai delusa da quella rivelazione. Era per questo che mi trovavo da sola?     Ho passato anni alla ricerca di persone come me. Qualcuna l’ho anche trovata, grazie al cielo.                                                                                                    Ma il ricordo di tutti quelli che mi hanno definita ‘strana’ è ancora impresso nella mia mente.                                                                                                       Certe parole non si dimenticano neanche con l’ausilio del tempo.                     Funzione psichica sadica la memoria.
(via firebreather883)                                                                                 
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