Tumgik
katherineee00 · 3 years
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Ti ho amata così tanto che se penso ancora mi entra dentro un brivido e quel respiro lunghissimo trattenuto prima di vederti, quel respiro che finiva regolarmente sulle tue labbra, ancora lo ricordo. Era sempre lo stesso, un vento che mi sorprendeva alle spalle, spostava le tende anche quando sembrava tutto tremendamente fermo. E quando ero stanco, persino le borse sotto i miei occhi erano pieni di fiori da regalarti, non ho mai sprecato nulla, nemmeno un sorso della tua vita. Mi hai dato tanto, poi sempre meno, mi hai reso schiavo di quell’inizio. Volevo fossero fatti gli attimi, drogati di risposte di eternità. L’alta pressione dei ricordi scatena un mal di testa all’anima. Volevo essere te per andarmene con le mie gambe e capire cosa si prova a buttare via la vita di un altro che te l’ha offerta in una bottiglia di vino infinito. Volevo essere te ma sono rimasto io e sono restato tutto dentro di me. Cosa si prova essere te però tu lo sai. La gente che se n’è andata se ne riandrà. Altrimenti non sarebbe andata via quando poteva restare. È che in amore non impariamo mai niente dall’esperienza, e come tutte le cose meravigliose, da una parte questo ci salva e dall’altra ci annienta. Avresti dovuto affrontare solo il peso di spostare una sedia, sederti di fronte alla paura e vedere il mio corpo che ti amava, le nostre anime abbracciarsi smettendo di lottare, intrecciate in una per rimanere. È inutile illudersi, perso l’attimo niente è più uguale. Ti ho amata così tanto. La gente torna ma le cose non ritornano com’erano, la gente torna ma non si può tornare indietro per ripartire da un momento che è ormai svanito nel tempo. La percezione che alle volte le persone hanno di noi è così infedele rispetto tutto ciò che abbiamo provato a dare. Sarebbe necessario togliere tutti i filtri esteriori per capire chi abbiamo davanti. E quante cose giuste faremo, sbagliate perché non ci renderanno felici? E quando smetterò quello strano abbonamento alle cose che arrivano quando non le voglio più. E sai alla fine qual è il riscatto più grande che ho pagato per riavermi?
Oggi so che tu potrai avere tutto il resto, qualsiasi cosa, ma non potrai più avere me. Ti girerai intorno, guarderai dentro tante anime vuote e a tanti specchi di cuori in cui non ti riconoscerai. È un sollievo incredibile accorgersene, né per orgoglio, né per ripicca, né per rinnegare tutto ciò che avrei desiderato insieme a te. Solo perché oggi alla parola “insieme” do un altro significato, e se per te l’altra parte di te non sono mai davvero stato io, oggi per me altra parte di me non sei più tu.
Ti ho amata così tanto, Massimo Bisotti - Il quadro mai dipinto.
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katherineee00 · 3 years
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Quando la violenza non è solo fisica...
Mi sto controllando con tutte le mie forze per non impazzire, le mani mi tremano, il cuore mi batte così forte che me lo sento in gola, la testa mi vaga da un pensiero all'altro alla velocità della luce, vorrei tirare un pugno così forte da spaccarmi il braccio, da scoppiare a piangere per il dolore lancinante al braccio e non sentire più il dolore che provo dentro. Io ci ho creduto davvero in questa relazione, io davvero ci ho messo tutta me stessa, ho fatto tutti gli sforzi possibili per farla funzionare, e ci tenevo, ci tenevo come a poche cose ho tenuto nella mia vita. Ma lui mi ha fatto sentire un fallimento, mi ha fatto sentire inferiore, mi ha fatto sentire brutta, mi ha fatto sentire stupida, mi ha fatto sentire la seconda scelta, mi ha costretto a cambiare il mio aspetto, a fare di tutto per piacergli esteticamente, a cambiare il mio carattere, mi ha fatto diventare una stronza che punta solo al successo, che se ne frega se agli altri non vanno bene le tua aspirazione o quello che fai. Mi ha fatto entrare in un mondo che non mi apparteneva, un mondo in cui mi sentivo inadeguata, un mondo di persone che badava solo al lusso e alle cose superficiali. Passavo giornate intere a capire come permettermi oggetti di marca che non mi facessero sfigurare in questo mondo, che non mi facessero sentire fuori luogo e giudicata, passavo giornate in cui crollavo, urlavo ai miei genitori e a mia mamma soprattutto, che proprio non se lo meritava, che era uno schifo di mamma, perché mi dava meno di quanto gli altri genitori dessero ai propri figli, perché odiavo quanto mi facesse pesare una spesa, quanto ci dovesse pensare a spendere una cifra a cui invece l'altro mondo in cui ero stata catapultata neanche faceva caso. Certe volte facevo dei pensieri, nella mia semplicità, tipo a come si potesse mettere un condizionatore in ogni stanza e lasciarlo liberamente aperto tutto il giorno senza che i genitori dicessero nulla, a come con tanta facilità si andasse sempre a cena fuori in ristoranti costosi, senza neanche porsi il problema dei prezzi e porsi il problema di avere abbastanza soldi. Pensavo queste cose ma non le dicevo, sarei sembrata una poveraccia, non volevo essere diversa dagli altri, e ho passato così anni della mia vita, come una ragazzina stupida che vuole farsi accettare per quello che non è. Ho iniziato a provar rabbia nei confronti delle mie semplici amiche che sono quelle che non mi hanno mai giudicato se un giorno avevo i capelli fuori posto, se un giorno ero giù di morale, e che ancora adesso mi sono vicine, mi faceva rabbia che avessero meno soldi di me e che non potessimo fare tutte le cose che con i soldi facevo con l'altro mondo, ma che avrei fatto con molto più piacere con loro. Mi sono trovata un lavoro, non volevo dar conto a mia mamma delle mie spese, come le potevo spiegare che avevo bisogno di 50 euro a sera per uscire con gli amici del mio fidanzato? Che avevo bisogno di una borsa di marca perlomeno, non dico tutti i vestiti, ma almeno una borsa di marca che potessi sfoggiare per sembrare a colpo d'occhio una a cui i soldi non mancano. Ora sto lavorando, un lavoro che non mi dispiace ma non si potrebbe dire neanche che mi piace, e sgobbo ogni giorno senza voglia, pensando al fatto che invece di essere là dovrei studiare e che sto perdendo di vista il mio obiettivo principale: diventare un medico. E per la seconda volta non ho passato quel maledetto test, perché ho passato le mie giornate a lavorare su un ambulanza e quando tornavo a casa ero stanca fisicamente e mentalmente e dovevo assolutamente scrivere al mio fidanzato perché sennò mi pareva capace di dimenticarsi di me. Capitava a volte che avessi degli imprevisti, che lavorassi di più o che semplicemente a casa mi mettevo a fare delle cose che non gli dicevo, magari mi guardavo un film, magari stavo a scrivermi con una certa persona ed ero online da tempo, ma lui non si chiedeva cosa stessi facendo, ritornavo sulla sua chat sperando che fosse interessato o preoccupato per quello che facevo ma lui non aveva ancora risposto ai miei messaggi di un'ora prima. Questo perché era concentrato su quello che stava facendo lui, che la maggior parte delle volte era studiare, e riusciva a rimanere concentrato o perché non gli fregava abbastanza di me o perché semplicemente  si fidava. Per lui era facile, di cosa doveva preoccuparsi? Sapeva che io ci tenevo a lui, che ero la persona più sincera di questo mondo e che anche se non ci fossimo sentiti per un po' non c'era nulla di cui preoccuparsi. E a me faceva piacere che fosse così. Dovrebbe essere così per tutte le coppie, ci si dovrebbe sempre fidare ciecamente del proprio fidanzato come se fosse tuo fratello o il tuo migliore amico che anche se non ti scrive, non ti da spiegazioni su qualcosa, o non lo vedi per qualche giorno, non ti passerebbe neanche per l'anticamera del cervello che stia facendo qualcosa che ti fa soffrire. Il problema è che io non mi fidavo di lui. E non mi fidavo non perché mi fossi svegliata un giorno e avessi deciso di fare la fidanzata possessiva e gelosa, ma perché io quando lui era partito per l'America mi ero letteralmente strappata il cuore dal petto, glielo avevo dato in mano e gli avevo detto" portalo con te, ti giuro che mi fido di te e del fatto che lo saprai tenere con cura". Avevo perso i miei amici, perché nessuno accettava come era nata la nostra relazione, forse per il mio bene alcuni o altri perché infastiditi dal fatto che era palese che stessimo prendendo in giro tutti. Ora non saprei dirvi se hanno avuto ragione, all'inizio pensavo che fosse assurdo, che non avesse un senso prendersela in sto modo per qualcosa che non li riguardava affatto, ora, se qualcuno mi venisse a dire" io non potevo sopportare di vedere quanto lui si stesse prendendo gioco di te e quanto tu gli corressi dietro come una stupida" invece di incazzarmi per avermi abbandonato lo abbraccerei e scoppierei a piangere. Se invece mi venissero a dire che eravamo irritanti, tremendi da vedere, che davamo fastidio, che avevamo detto o fatto qualcosa che non dovevamo, gli chiederei il motivo per cui non me lo ha detto prima, gli chiederei scusa se mi rendessi conto che ha ragione e scoppierei comunque a piangere. Sì piangerei un sacco, perché mi sento immensamente sola e solo chi si sente davvero solo può capire quanto, senza cattiveria, si apprezzi chiunque ti stia vicino in quel momento, anche se in  passato lo hai odiato, non ha un carattere che ti va troppo a genio e ci sarebbero questioni da risolvere. Mi sento sola perché nonostante questa persona non mi facesse sentire a mio agio, all’inizio pareva che fossi riuscita a cambiarlo un po', ad aprimi con lui, e a conoscere anche quello che non era solo apparenza di lui. Sentivo che le cose ben o male andassero bene, o meglio, per una coppia che, appena formata, si era trovata con 6 ore di fuso orario e chilometri di distanza le cose non andavano male quanto pensassi. Ogni tanto litigavamo, perché durante la settimana diceva che studiava sempre, e quando ci sentivamo in videochiamata non mi guardava neanche perché giocava alla play. Litigavamo perché tante volte diceva che andava a dormire e invece l'ultimo accesso su Instagram era ore dopo, vedevo foto con gente di cui non mi aveva mai parlato, in luoghi in cui, secondo quello che mi raccontava , non ci era mai stato. Dopo un po' ho iniziato a dubitare di quello che mi diceva, ho iniziato a non dormire la notte, mi svegliavo ogni ora perché se non gli chiedevo io che faceva, dalle sue 5 di pomeriggio che io andavo a dormire alle sue 3 di mattina lui non mi scriveva neanche un messaggio. Ho iniziato a svegliarmi prima la mattina, perché sapevo che lui era sveglio, gli scrivevo e lui mi diceva" ora vado a dormire" come se non mi volesse sentire né dare spiegazioni. E io andavo in università con l'angoscia, la pancia che mi faceva male, la testa che non sapeva a cosa pensare. Allora ho iniziato a “indagare”, controllavo sulla mappa di Snapchat durante la notte se si muoveva, ma nonostante la mappa dicesse che si era spostato dall'altra parte del corridoio del dormitorio lui continuava a dire che era solo una stupida mappa di un social. La mattina allora ho iniziato a chiamarlo in videochiamata, lui puntualmente la prima volta non rispondeva, mi diceva che non gli era arrivata la chiamata o che il telefono gli si bloccava quando cercava di rispondere. Io iniziavo a perdere la pazienza, gli scrivevo" non dire cazzate, rispondi immediatamente" e lui rispondeva, con il fiatone di chi ha appena corso, sempre sul letto, solo, in stanza e al mio" che fai?" rispondeva sempre" niente di che". Un giorno mi disse che non era possibile che io mi fidassi così poco di lui, che questo lo faceva star male e mi chiese una pausa. E da lì di pause ce ne furono altre e di litigate ancora di più. Ogni volta mi chiedevo se fossi io il problema, mi torturavo, mi ripetevo che probabilmente ero io quella che stava rovinando la relazione. Scrivevo ai mie amici, gli amici di cui parlavo prima che dopo un po' hanno preferito allontanarsi da me, chiedendogli che cosa ne pensavano e la maggior parte delle volte mi veniva detto che la dovevo smettere di stressarlo così e che comunque lui era sempre stato così, che non potevo aspettarmi da lui la gentilezza e l'amore del mio ex, e che dovevo piantarla perché come non stava scrivendo a me non stava scrivendo neanche a loro, che ci erano amici da prima che conoscessi loro e lui. E io ci provavo, ma nonostante questo le cose non andavano, io ci provavo ma mi sentivo una cretina a far finta di non vedere. I giorni passavano, lui si era trovato delle "migliori amiche" a suo dire, non sapevo niente di ste qua, non capivo come potesse definirle così se come diceva lui era sempre in stanza a studiare o a giocare alla play, era pure entrato in una confraternita,  era molto spesso là non so a far cosa, ed è pure capitato che mi scrivesse che andava in nottata ad una festa a New York, non chiusi occhio quella notte e lui non mi scrisse assolutamente niente. E vi sembrerà strano ma nonostante questo, nonostante lui mi facesse sentire inadeguata, nonostante io non sapessi quasi nulla della sua vita, nonostante fossi abbastanza sicura che mi stava nascondendo qualcosa, io ero innamorata di lui, non so perché, era come una sfida per me riuscire a far funzionare il nostro rapporto. A Natale tornò in Italia, io lo accolsi nel migliore dei modi, lo andai a prendere in aeroporto, durante quei 5 mesi avevo fatto tutto quello che potevo fare se non troppo, avevo trascurato gli esami all'università, e non voglio dare interamente la colpa a lui del mio fallimento,  ma se per un secondo voi poteste sentire la brutta sensazione che ho provato quei mesi, quando cercavo di organizzarmi con il fuso orario e lo studio, quando la mia testa non faceva altro che immaginare come stava, cosa stava facendo, il posto in cui si trovava e lo sentivo lontano e sconosciuto come puoi sentire un evento di storia che studi a scuola di anni fa, vi rendereste conto che concentrarsi sullo studio ma anche su te stessa, sugli amici, sui progetti di vita era quasi impossibile. Quel natale io scoprii che  mi aveva mentito su un miliardo di cose, che aveva fatto cose che non mi aveva detto, che si era sentito con gente di cui non mi aveva detto nulla, che si era avvicinato al mondo della droga e che ogni volta che mi diceva di essere in un posto ne era in un altro. Il problema è che non si fermò a quello, non fu una grande e unica delusione, ma queste cose son continuate, per mesi, era quasi diventato un gioco, lui mi diceva balle quasi per dispetto perché sapeva che le odiavo e io attraverso le sue frasi che magari dicevano cose diverse a distanza di settimane, i suoi accessi sui social, i suoi atteggiamenti, dovevo scoprire le sue bugie. Ho iniziato a seguire gente in America, non avevo alba di chi fossero, passavo pomeriggi a guardare le loro foto, le loro storie, a cercare lui in queste foto o addirittura nello sfondo per capire se un certo giorno che mi aveva detto che era in stanza a studiare o dormire era a qualche festa o con qualcuno, e ogni giorno scoprivo cose nuove, e ogni giorno litigavamo, ma litigavamo davvero tanto, ogni volta pareva che fosse arrivata la fine della nostra relazione, piangevo come una pazza, iniziavano a venirmi gli attacchi di panico, per quanto fosse assurda la situazione, per quanto non ci potessi credere che avesse fatto certe cose, ma soprattutto che le avesse fatte dopo che per la miliardesima volta mi aveva supplicato di fidarmi di lui. Era così assurda la situazione, che pareva avesse una malattia, perché non è che i nostri caratteri non fossero compatibili, le cose non funzionassero o cose del genere, semplicemente lui era come se avesse una vita di cui io non ero a conoscenza e non riuscisse a farne a meno,  e scoprivo cose assurde, che mi aveva mentito su cose su cui non aveva senso mentire, o che mi aveva nascosto cose che non avrei mai pensato che avrebbe avuto il coraggio di fare. Nonostante lo facesse di continuo ogni volta cascavo dalle nuvole, perché all'inizio, non c'è stato un momento in cui ho pensato che non fossi più innamorata di lui, che non andava più, era un passare da momenti di assoluta felicità che erano momenti falsissimi perché erano i momenti in cui mi mentiva, in cui io ero concentrata a riprovare a fidarmi di lui e lui si prendeva gioco di me, a momenti in cui non potevo credere di avere una persona del genere al mio fianco. Probabilmente se mi fossi semplicemente " disinnamorata "le cose sarebbero state più semplici, il problema è che io continuavo a esserlo, e continuavo a pensare che lui avesse un problema che bastava solo curare. Per mesi non sono riuscita ad aprire gli occhi sul fatto che stavo diventando pazza, che quello non poteva essere amore, che il suo era un continuo trovare scuse e che ero sempre nervosa, che stavo davvero buttando la mia vita all'aria per lui. Vivevo in un gioco, lui giocava con me, io soffrivo. Perdevo le mie giornate a pensare e a pensare, mi sono letteralmente mangiata il cervello a pensare a ogni cosa che facesse e dicesse per capire se le cose stavano funzionando davvero, lui continuava a dirmi" non mento" ma il problema è che non sapevo se stesse mentendo proprio in quel momento o se era la buona volta che cambiava davvero, ed è davvero una brutta bestia non avere fiducia e non sapere se tutto quello che stai vivendo è realtà o illusione. E il suo non rendersi conto di cosa faceva, la sua non vergogna nel ripetermi ogni volta" da oggi puoi fidarti", la sua sfacciataggine nel dirmi" dai dammi un bacio" mentre io lo guardavo come se fosse un estraneo, con il cuore e la testa in frantumi, per me era disarmante. Dopo quasi due anni, sono cambiata moltissimo, ero la ragazza più ottimista, più ingenua, con voglia di ridere, di ballare e di vivere che potessi incontrare per strada e sicuramente anche il mio essere così non è che fosse perfetto, avevo meno ambizioni, meno dedizione, e certe volte risultavo ridicola agli occhi della gente che non mi conosceva, perché mi comportavo come mi passava per la testa fregandomene del giudizio degli altri, ma almeno ero felice e la gente mi voleva bene, perché non c'era cattiveria in quel che facevo, non c'era giudizio, presunzione o altro. Ad ora penso che mi servirebbe uno psicologo, non so più chi sono, non so più come comportarmi, ho perso tutti e la gente non mi vede più con gli occhi di una volta. Ho il cuore rotto in mille pezzi, non ho fiducia in nessuno, ho capito quanto il mondo è brutto. Avrei preferito che mi picchiassero, che mi investissero con una macchina, sarebbe stato un grande dolore fisico che o mi avrebbe portato alla morte o a una guarigione definitiva poi. Questi tipi di male non ti passano, neanche con il passare degli anni, mentre ti stai divertendo ad una festa ti si attorciglia lo stomaco di colpo perché vedi uno che gli assomiglia, mentre conosci una persona hai paura che possa essere come lui, mentre dormi ti riappare in sogno e ti svegli con l'amaro in bocca e le mani che tremano. Questo male, ti rimane per sempre in un angolo del cuore.
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katherineee00 · 8 years
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katherineee00 · 8 years
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katherineee00 · 8 years
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katherineee00 · 8 years
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katherineee00 · 8 years
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katherineee00 · 8 years
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katherineee00 · 8 years
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katherineee00 · 8 years
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katherineee00 · 8 years
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katherineee00 · 8 years
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katherineee00 · 8 years
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katherineee00 · 8 years
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Sei un'equazione senza risultato, di quelle che provi e riprovi senza mai capire. Sei il paradosso, l’ assurdo, il mistero. Sei il pi greco, che da migliaia di anni non ha un valore esatto. Sei la divisione per zero, qualcosa di indefinito. Sei irraggiungibile, imprendibile, nessuno saprà mai tutto di te, nessuno ti capirà mai fino in fondo. Eppure ci sono persone che hanno dedicato la loro vita allo studio dello zero, alla ricerca del valore del pi greco, e ci sono persone che hanno fatto di un paradosso una filosofia immortale.
A chiunque stia leggendo - Klaudia e i pensieri profondi parte 162 (via asociale-con-brio)
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katherineee00 · 8 years
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Io non pretendo di sapere cosa sia l’amore per tutti, ma posso dirvi che cosa è per me: l’amore è sapere tutto su qualcuno, e avere la voglia di essere ancora con lui più che con ogni altra persona. L’amore è la fiducia di dirgli tutto su voi stessi, compreso le coseche ci potrebbero far vergognare. L’amore è sentirsi a proprio agio e al sicuro con qualcuno, ma ancor di più è sentirti cedere le gambe quando quel qualcuno entra in una stanza e ti sorride.
Albert Einstein (via elleao11)
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katherineee00 · 8 years
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Il quadro mai dipinto, Massimo Bisotti
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katherineee00 · 8 years
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