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Il filo seguito da Anders nel parlare della bomba atomica traccia una connessione strettissima tra la tragicità della Shoah e la catastrofe del nucleare, ovvero tra Auschwitz e Hiroshima.
Nel corso del ventesimo secolo l’uomo è stato capace di costruire Auschwitz e di distruggere Hiroshima, segnala Primo Levi in una notissima e bellissima poesia del 1986 dal titolo Delega. Anche Theodor Wiesengrund Adorno sottolinea, nel saggio L’educazione dopo Auschwitz (Erziehung nach Auschwitz)31, la stretta parentela tra la Shoah e i genocidi del Novecento, al cui contesto appartiene anche l’invenzione della bomba atomica.
Come Anders non si stanca di ribadire, il collegamento tra i due eventi tragici del Novecento ha a che fare con la questione della responsabilità umana deresponsabilizzata nell’epoca della riproducibilità tecnica della morte. Il male, provocato con lo sterminio o con l’atomica, è frutto di una trama organizzata fatta di parcellizzazioni della responsabilità individuale. La divisione del lavoro degenera in divisione della responsabilità, come aveva sottolineato anche Hannah Arendt, la prima moglie di Anders, nel suo studio La banalità del male. Eichmann a Gerusalemme (1963)32. In linea con le di lei osservazioni (ad esempio quelle proposte in Vita activa), anche per Anders la bomba costituisce l’essenza ultima dell’irrazionalismo morale di un sistema totalitario basato sul processo di deresponsabilizzazione degli individui.
La posizione di Eatherly si distingue da quella degli altri piloti che non si pentirono dell’azione commessa. È il caso del colonnello al comando dell’aereo di ricognizione «Enola Gay», Paul Tibbets, che commentò la tragedia con questa frase: «Non mi posi un problema morale: feci quello che mi avevano ordinato di fare. Nelle stesse condizioni lo rifarei».
Nel mondo della «morte a distanza» il nesso causa-effetto è totalmente allentato ed esula dalle maglie del sentimento umano. Il problema è per Anders quello del «dislivello prometeico», della frattura incomponibile tra il lavoro e la responsabilità (variante, questa, dell’asincronicità tra produrre e immaginare). Si tratta di una sorta di «schizofrenia morale» in cui un buon padre di famiglia può essere un criminale e un criminale può essere un impiegato. Emblematico è proprio il caso Eichmann, l’uomo banale, perfetto funzionario e perfetto padre di famiglia, e al contempo feroce criminale nazista. Come si legge nell’Uomo è antiquato, l’addetto al campo di sterminio non ha agito, ma per quanto ciò possa apparire paradossale ha lavorato33.
All’interno di quest’orizzonte etico Eatherly rappresenta per Anders l’«antitesi» di Adolf Eichmann (1906-1962), ovvero del grigio impiegato deresponsabilizzato o anche del funzionario acritico che, producendo sistematicamente cadaveri, ha solo obbedito agli ordini. Così Anders: «No, Eatherly non è il gemello di Eichmann, ma la sua grande e (per noi) consolante antitesi. Non è l’uomo che fa del meccanismo un pretesto e una giustificazione della mancanza di coscienza, ma l’uomo che scruta il meccanismo come paurosa minaccia alla coscienza»34. Agli occhi di Anders la figura di Eatherly, e soprattutto il suo percorso di dilaniante «presa di coscienza» dai sensi di colpa, ribalta l’argomento del «banale sterminatore» Eichmann che oggi è diventato, in modo davvero inquietante, quasi senso comune: «Anche se mi sono limitato a eseguire — così Anders spiega il punto di vista del suo pen friend —, è stato fatto da me; la mia responsabilità non riguarda solo i miei atti individuali, ma tutti quelli a cui ho preso parte»35.
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flatsc · 1 year
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"Allo stesso tempo, Berlusconi ha però ibridato l’ideologia neoconservatrice con visioni e valori che vengono dal profondo della cultura politica nazionale: familismo e nazionalismo, pulsione anti-istituzionale e ribellismo, appello al popolo e disdegno della legge, chiusura provinciale e delirio di onnipotenza. Il tutto, fasciato dalla esaltazione squisitamente italica per il capo. L’impasto di nuovo e vecchio che ne è risultato ha avvinto pezzi diversi della società italiana, che vanno dalle componenti più marginali e alienate come le casalinghe senza titolo di studio che costituiscono la vera base elettorale del Cavaliere, a quelle più arrembanti e desiderose di affermazione e di prebende. Tutto ciò avvolto in un packaging suadente e brillante da maestro della comunicazione."
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flatsc · 1 year
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Preferirei il carcere dell'Ucciardone a Palermo
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“Questo è ciò che ci impegniamo a fare per voi quando saremo di nuovo, e presto, al governo”
“Avrete assistenza medica gratuita: odontoiatria sociale (impianti dentali gratis) e oftalmologia sociale (operazione della cataratta gratis); e infine convenienze varie: cinema al pomeriggio e treno durante la settimana gratuiti, bonus taxi e bonus acquisti, veterinario gratuito una volta al mese per i vostri amici a quattro zampe”
“Aumento delle pensioni minime a 1000 euro per 13 mensilità; no alle tasse sulla casa di vostra proprietà; no tasse sui vostri risparmi, quelli che volete lasciare ai vostri figli e ai vostri nipoti. Non dobbiamo permettere allo Stato di allungare le sue mani sul frutto di ciò che avete risparmiato con una vita di lavoro e di sacrifici, quello su cui avete già pagato imposte pesanti”.
“Questo sforzo organizzativo servirà a dare un segnale chiaro della nostra opposizione alle politiche economiche e fiscali di questo governo e della nostra volontà di presidiare con determinazione gli interessi legittimi delle famiglie e delle imprese italiane”. Le balle del nano, anno 2014
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https://www.radiondadurto.org/2023/06/12/bergamo-scuola-vieta-le-parole-antifascismo-queer-e-transfemminista-durante-la-cogestione-di-fine-anno/
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flatsc · 1 year
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“Per rispondere alla propria coscienza. Per istinto. Per sottrarsi alle razzie di uomini dei tedeschi. Per sottrarsi ai bandi di reclutamento dei fascisti. Per senso di precarietà. Per paura. Per amore della libertà. Per amore di un’idea, di un ideale. Per amor di patria. Per non morire. Per morire, se necessario, per una causa giusta. Per non pensare che tutto sia perduto. Per fare in modo che non tutto sia perduto. Per non perdere tutto. Perché è una scelta, e questo è il momento di scegliere. Per lottare. Per uscire migliori dalla guerra. Per essere migliori comunque. Per sentirsi vivi. Per lavare il compromesso e la viltà. Per scommessa. Per desiderio di avventura. Per rabbia. Per non essere obbedienti. Per disobbedire. Per difendere qualcosa. Qualcuno. Per calcolo. Per salvare qualcuno. Per salvarsi. Per varcare un confine. Dentro se stessi, anche. Per ribellarsi. Per sprezzo del pericolo. Per mettersi alla prova. Per vedere se si è capaci di uccidere. Per uccidere il nemico. Per cambiare la propria vita. Per immaginare il futuro. Per senso di giustizia. Per limitare l’ingiustizia. Per prepotenza. Per pietà. Per punire. Per vendicarsi. Per trovare una strada. Per avere il diritto di parlare. Di parlare oggi e domani. Per agire. Per poter dire di avere agito. Per non restare inquinati dal fascismo. Per riscattarsi dalla tirannide. Dalla violenza di quella tirannide durata vent’anni. Per essere protagonisti della storia. Per cambiare le cose. Per speranza. Per dovere morale. Per fedeltà politica. Per fedeltà a se stessi, a un Paese, a chi è già morto combattendo, a chi è morto ingiustamente e basta. Perché finisca la guerra. Perché si è ancora in tempo. Per chi non ha ceduto e non cede. Per chi resiste. Per resistere”
Paolo di Paolo
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flatsc · 1 year
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“I ragazzi delle scuole imparano chi fu Muzio Scevola o Orazio Coclite, ma non sanno chi furono i fratelli Cervi” Piero Calamandrei.
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Очерки о животных. Illustration by Alexey Komarov. 1949.
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1998 la Repubblica
I carabinieri ci dissero: stuprate Franca Rame
ROMA - Furono alcuni ufficiali dei carabinieri a ordinare lo stupro di Franca Rame. L' aveva detto dieci anni fa l' ex neofascista Angelo Izzo, l' ha confermato al giudice istruttore Guido Salvini un esponente di spicco della destra milanese, Biagio Pitarresi. Il suo racconto occupa due delle 450 pagine della sentenza di rinvio a giudizio sull' eversione nera degli Anni 70. La sentenza è stata depositata pochi giorni fa, il 3 di questo mese. Lo stupro avvenne il 9 marzo del 1973, venticinque anni orsono. Un tempo che fa scattare la prescrizione e che garantisce l' impunità alle persone chiamate in causa. Pitarresi ha fatto il nome dei camerati stupratori: Angelo Angeli e, con lui, "un certo Muller" e "un certo Patrizio". Neofascisti coinvolti in traffici d' armi, doppiogiochisti che agivano come agenti provocatori negli ambienti di sinistra e informavano i carabinieri, balordi in contatto con la mala. Fu proprio in quella terra di nessuno dove negli Anni 70 s' incontravano apparati dello Stato e terroristi che nacque la decisione di colpire la compagna di Dario Fo. Ha detto Pitarresi: "L' azione contro Franca Rame fu ispirata da alcuni carabinieri della Divisione Pastrengo. Angeli ed io eravamo da tempo in contatto col comando dell' Arma". Commenta il giudice Guido Salvini nella sua sentenza di rinvio a giudizio: "Il probabile coinvolgimento come suggeritori di alcuni ufficiali della divisione Pastrengo non deve stupire... il comando della Pastrengo era stato pesantemente coinvolto, negli Anni 70, in attività di collusione con strutture eversive e di depistaggio delle indagini in corso, quali la copertura di traffici d' armi, la soppressione di fonti informative che avrebbero potuto portare a scoprire le responsabilità nelle stragi dei neofascisti Freda e Ventura". Quando, nel 1987, Angelo Izzo parlò per la prima volta di un coinvolgimento dei carabinieri nell' aggressione a Franca Rame, molti non ci credettero: la storia sembrava assurda, e Izzo era considerato, in generale, un personaggio poco attendibile, uno psicopatico sadico: era in carcere per lo stupro-omicidio del Circeo, una delle vicende più atroci della cronaca nera degli Anni 70. Poi i sospetti si erano rafforzati, ma senza determinare l' avvio di una apposita indagine, durante l' inchiesta sulla strage di Bologna quando era stato trovato un appunto dell' ex dirigente dei Servizi Gianadelio Maletti. Raccontava di un violento alterco tra due generali: Giovanni Battista Palumbo (un iscritto alla loggia P2 che poi sarebbe andato a comandare proprio la "Pastrengo") e Vito Miceli (futuro capo del servizio segreto). Il primo, si leggeva nella nota di Maletti, durante la lite aveva rinfacciato al secondo "l' azione contro Franca Rame". Era stata una delle più spregevoli, tra le tante ignobili, commesse dai neofascisti negli Anni 70. La sera del 9 marzo del 1973, nella via Nirone, a Milano, Franca Rame era stata affiancata da un furgone. C' erano cinque uomini che l' avevano obbligata a salire. La violentarono a turno. Gridavano: "Muoviti puttana, devi farmi godere". Le spegnevano sigarette sui seni, le tagliavano la pelle con delle lamette. Una sequenza allucinante, che la Rame avrebbe inserito in un suo spettacolo, "Tutta casa, letto e chiesa". Fu subito chiaro che la violenza contro la compagna di Dario Fo veniva dagli ambienti neofascisti. E infatti, come in quasi tutti i crimini compiuti in quegli anni dai neofascisti, i responsabili non furono scoperti".
di GIOVANNI MARIA BELLU
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Avanzava, scalciando la neve profonda. Era un uomo disgustato. Si chiamava Svevo Bandini e abitava in quella strada, tre isolati più avanti. Aveva freddo, e le scarpe sfondate. Quella mattina le aveva rattoppate con dei pezzi di cartone di una scatola di pasta. Pasta che non era stata pagata. Ci aveva pensato proprio mentre infilava il cartone nelle scarpe.
Detestava la neve. Faceva il muratore e la neve gelava la calce tra i mattoni che posava. Era diretto a casa, ma che senso aveva tornare a casa? Anche da ragazzo in Italia, in Abruzzo, detestava la neve.
Niente sole, niente lavoro. Adesso viveva in America, nella città di Rocklin, Colorado. Era appena uscito dall’Imperial Poolhall, la bisca locale. Le montagne c’erano anche in Italia, simili ai bianchi monti pochi chilometri di distanza verso occidente. Le montagne erano un gigantesco abito bianco caduto come piombo sulla terra. Vent’anni prima, quand’era ventenne, aveva fatto la fame per un’intera settimana fra le pieghe di quel selvaggio abito bianco. Doveva costruire un camino in una baita. Era pericoloso lassù, d’inverno. Eppure aveva mandato al diavolo il pericolo, perchè allora aveva vent’anni, una ragazza a Rocklin, e bisogno di soldi. Ma il tetto della baita era crollato sotto il peso della neve soffocante.
L’aveva sempre tormentato, quella bella neve. Non capiva per quale ragione non se ne andava in California. Rimaneva in Colorado invece, nella neve alta, perchè ormai era troppo tardi. La neve bianca e bella era uguale alla moglie bianca e bella di Svevo Bandini, così bianca, così fertile, adagiata su un letto bianco nella casa in fondo alla strada. Al numero 456 di Walnut Street, Rocklin, Colorado.
L’aria gelata faceva lacrimare gli occhi di Svevo Bandini. Occhi scuri, occhi languidi, occhi di donna. Nascendo li aveva rubati alla madre, perchè dopo la nascita di Svevo Bandini sua madre non era stata più la stessa, sempre inferma, sempre con gli occhi malati, finchè era morta. Ed era toccato a Svevo avere languidi occhi scuri.
Svevo Bandini pesava settantadue chili, e aveva un figlio, Arturo, che amava accarezzargli le spalle vigorose per sentirle guizzare. Era un bell’uomo, Svevo Bandini, tutto muscoli, e aveva una moglie, Maria, alla quale bastava correre col pensiero ai lombi muscolosi del marito per sciogliersi anima e corpo, come neve a primavera. Era così bianca, quella Maria, e a guardarla sembrava di vederla attraverso un velo d’olio d’oliva.
“Dio cane, Dio cane”. Così diceva Svevo Bandini rivolto alla neve. Perchè quella sera Svevo aveva perso dieci dollari a poker all’Imperial Poolhall? Era così povero, con tre figli a carico, e non aveva neppure pagato la pasta, per non parlare della casa che ospitava figli e pasta. Dio è un cane
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