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enpathos · 3 years
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«[…]Non c'era da stupirsi che quei poveri premoderni fossero pazzi e malvagi e miserabili. Il loro mondo non permetteva loro di prendere le cose per la via più semplice, non permetteva loro di essere sani di spirito, virtuosi, felici. E con le madri e gli amanti, le proibizioni alle quali non erano condizionati ad obbedire, con le tentazioni e i rimorsi solitari, con tutte le malattie e il dolore che li isolava senza fine, con le incertezze e la povertà, essi erano costretti a sentire fortemente. E sentendo fortemente (fortemente, oltre tutto, in solitudine, in un disperato isolamento individuale) come potevano essere stabili?»
Aldous Huxley, da « Il mondo nuovo »
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enpathos · 3 years
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enpathos · 7 years
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Il mio dominio si afferma sempre di più Gli uomini del presente sono più folli dei loro padri; I loro figli li supereranno I nipoti avranno più chimere Dei loro stravaganti avi
Fontanelle, dal prologo di « Pigmalione »
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enpathos · 7 years
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«[...] Se giungi sulle anime invase di tristezza e le schiari, il tuo mattino è dolce e turbatore come i nidi delle cimase. Ma nulla paga il pianto del bambino a cui fugge il pallone tra le case.» Montale, da « Felicità raggiunta si cammina »
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enpathos · 7 years
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«Questa capacità di mettere a tacere avvenimenti che tuttavia sentivo così profondamente da non scordarli mai più è uno dei tratti che più mi colpiscono, quando rievoco i miei primi anni. Il mondo che mi veniva insegnato si disponeva armoniosamente intorno ad alcune coordinate fisse e a categorie precise. Le nozioni neutre ne erano state escluse: tra il traditore e l'eroe come tra il rinnegato e il martire non vi era via di mezzo; ogni frutto non commestibile era velenoso; mi assicuravano che « amavo » tutti i membri della mia famiglia, comprese le prozie più ridicole. Dai miei primi balbettamenti, la mia esperienza smentì quest'essenzialismo. Il bianco ben raramente era perfettamente bianco, la nerezza del male sfumava: non mi riusciva di veder altro che chiaroscuri. Solo che quando cercavo di afferrarne le indecise sfumature, ero obbligata a servirmi delle parole, e mi trovavo rigettata nell'universo dei concetti dai duri contorni. Ciò che vedevo con i miei occhi, ciò che provavo realmente, doveva in un modo o nell'altro rientrare in quelle cornici; i miti e i clichés prevalevano sulla verità: incapace di fissarla lasciavo che questa scivolasse nell'insignificanza.»
Simone de Beauvoir, da « Memorie d'una ragazza perbene »
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enpathos · 7 years
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enpathos · 7 years
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[…]And clenching your fist for the ones like us Who are oppressed by the figures of beauty You fixed yourself, you said, «Well nevermind We are ugly but we have the music»
Leonard Cohen, « Chelsea Hotel #2 »
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enpathos · 7 years
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Vi è una strana malinconia, mista a silenzio e stridio di rotaie, quando l'ultimo treno della giornata abbandona la stazione ormai deserta Le scale mobili continuano imperterrite il loro eterno e ciclico percorso, il gigantesco tabellone al piano di sopra non smette di brillare e nomi vicini o lontani continuano indisturbate a fluire in un continuo partire e tornare Eppure qui non è rimasto più nessuno, sembra di rimanere soli in una gigantesca cattedrale sconsacrata, le voci, i saluti, l'amore, tutto risucchiato nella lunga galleria dove i riflessi color rubino del treno hanno lasciato velocemente il posto ad un'oscurità fredda e assoluta, come se tutte quelle persone fossero improvvisamente scomparse, passare attraverso un buco nero e rispuntate chissà quando e chissà dove Ma sul treno, lanciato a tutta velocità verso la sua ultima destinazione, è proprio la luce brillante del neon a cancellare qualsiasi altra cosa, la campagna emiliana che scorre fluida fuori dai finestrini è ridotta ad una costellazione di lampioni e luci industriali, l'unica cosa che si scorge con chiarezza è il riflesso del sedile di fronte, come se vi fosse un altro treno che viaggia in coppia con questo, un treno parallelo dalla prospettiva ribaltata Vedo il me dell'altro lato che scrive esattamente come sto facendo io, le sue dita si muovono veloci sulla tastiera, ogni tanto fa delle brevi pause, forse si ferma anche lui a pensare, forse si volta anche lui a guardarmi protetto dal bordo bianco del finestrino Chissà se, anche lui, ora mi guarda è scrive di me, chissà se anche lui pensa quello che penso io, scrive quello che scrivo io... Chissà se anche lui ascolta una vecchia canzone e spera che questo treno rimanga così per sempre, che non arrivi mai
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enpathos · 7 years
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Filling Spaces
that’s all i’m up to lately like the sand who just fall between the cracks of the rocks and dies in the darkness.
I was an hourglass once passing through time feeling every crumble of a second But on a windy morning i was dropped and the glass exploded like it was raining stars in my eyes 
there was no pain but i become numb and time was no more I was no more on the wings of a cold wind. i felt scattered all over the lands
into the hairs of a pale boy between the crevices of walls. Filling spaces
that’s all i’m up to lately.
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enpathos · 7 years
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«L'illusione non si mangia» disse la donna. «Non si mangia, ma alimenta» ribatté il colonnello. 
García Márquez, da  «Nessuno scrive al colonnello»
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enpathos · 7 years
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Let the book chose you
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enpathos · 7 years
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A Single Kiss
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enpathos · 7 years
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[...]Non è vero che non pensavo alla morte, è che lei si rivelò un sogno, un’altra vita. Chiedevo a tutti, dappertutto, dove fosse il limite e non ci fermavamo in nessun posto. Il tempo non conosce confini, il tempo non esiste. È un pesce volante e da qualche parte al di sopra ci siamo noi, il nostro amore, il nostro nascere eterno.
Tomasz Różycki, « Più tardi, in un'altra vita »
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enpathos · 7 years
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[...]And clenching your fist for the ones like us Who are oppressed by the figures of beauty You fixed yourself, you said, «Well nevermind We are ugly but we have the music»
Leonard Cohen, « Chelsea Hotel #2 »
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enpathos · 7 years
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«[…]Non c'era da stupirsi che quei poveri premoderni fossero pazzi e malvagi e miserabili. Il loro mondo non permetteva loro di prendere le cose per la via più semplice, non permetteva loro di essere sani di spirito, virtuosi, felici. E con le madri e gli amanti, le proibizioni alle quali non erano condizionati ad obbedire, con le tentazioni e i rimorsi solitari, con tutte le malattie e il dolore che li isolava senza fine, con le incertezze e la povertà, essi erano costretti a sentire fortemente. E sentendo fortemente (fortemente, oltre tutto, in solitudine, in un disperato isolamento individuale) come potevano essere stabili?»
Aldous Huxley, da « Il mondo nuovo »
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enpathos · 7 years
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Il tempo scorre nel mezzo della notte come fiume in piena sfonda gli argini della coscienza trascinando con se immagini e ricordi su rotaie impazzite dove corrono vagoni affollati dai viaggiatori dell'inconscio. Non servono biglietti, nessuna prenotazione Ognuno seduto al suo posto ammira confuso una scena diversa dai vetri sporchi dei finestrini. Gli anelli di Saturno che friggono croccanti nell'olio d'oliva astrale (extravergine naturalmente) Il viso d'una ragazza che va trasformandosi in una ciotola di cereali Animali misteriosi, mondi color rubino Non c'è limite alle scene che un ipotetico inserviente dell'inconscio potrebbe osservare La maggior parte di queste però non son altro che attimi di vita quotidiana, l'esame passato, la laurea conseguita, la ragazza della tua vita che ti rifiuta, la macchina nuova vinta alla lotteria A ben pensare non è un convoglio poi diverso dagli altri questo, d'altronde chi non sogna ad occhi aperti guardando il paesaggio scomparire travolto dalla velocità... Di quando in quando il treno si ferma I freni cigolano stringendo nella loro morsa ferrata le ruote Qualcuno scende È il suo turno, Va a vivere il sogno.
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enpathos · 7 years
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“Tutti scoprono, piú o meno presto nella loro vita, che la felicità perfetta non è realizzabile, ma pochi si soffermano invece sulla considerazione opposta: che tale è anche una infelicità perfetta. I momenti che si oppongono alla realizzazione di entrambi i due stati-limite sono della stessa natura: conseguono dalla nostra condizione umana, che è nemica di ogni infinito. Vi si oppone la nostra sempre insufficiente conoscenza del futuro; e questo si chiama, in un caso, speranza, e nell’altro, incertezza del domani. Vi si oppone la sicurezza della morte, che impone un limite a ogni gioia, ma anche a ogni dolore. Vi si oppongono le inevitabili cure materiali, che, come inquinano ogni felicità duratura, cosí distolgono assiduamente la nostra attenzione dalla sventura che ci sovrasta, e ne rendono frammentaria, e perciò sostenibile, la consapevolezza.”
Primo Levi, da « Se questo è un uomo » 
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