Tumgik
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Tanto non ti scrivo più, puoi esserne certo. Dovessi resistere fino a morire, io non ti cerco più. Preferisco così che continue delusioni. Abbiamo detto: fine? Bene, e fine sia. Continuo a pensarti, certo, continui a mancarmi, certo, ma sarò più forte di tutto questo, sarò più forte di te. E tu un giorno mi rimpiangerai così tanto che il cuore prima ti scricchiolerà e poi, pensandomi con qualcun altro che non sia tu, si screpolerà come le labbra dinnanzi alla tramontana di Trieste.
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Vorrei davvero che sia stupida e innocente, in modo che conosca solo la felicità è che mai assapori il gusto della tristezza.💦
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Questo amore ci distrugge.
E comunque sorrido anche se ho cicatrici ovunque.
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mi piace pensare che un giorno ci rincontreremo
magari io intanto sarò cresciuta e avrò conosciuto il mondo
tu magari avrai amato ancora e perduto ancora
e ci ritroveremo allo stesso bar di anni prima
seduti allo stesso tavolo
a raccontarci tutto e pensare:
“ti volevo accanto a me”.
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Per dirti che ti amo in tutte le lingue del mondo
Afrikaans: Ek het jou lief Albanese: Te dua Arabo: Ana behibak (verso un maschio) - Ana behibek (verso una femmina). Armeno: Yes kez sirumem Bengalese: Ami tomake bhalobashi Bielorusso: Ya tabe kahayu Brasiliano: amo você Bulgaro: Obicham te Cambogiano: Soro lahn nhee ah Catalano: T’estimo Cherokee: Tsi ge yu i Cheyenne: Ne mohotatse Chichewa: Ndimakukonda Cinese: Cantonese Ngo oiy ney a Cinese Mandarino: Wo ai ni Comanche: U kamakutu nu Coreano: Sarang Heyo oppure Nanun tangshinul sarang hamnida Corso: Ti tengu caru (verso un maschio) - Ti tengu cara (verso una femmina) Creolo: Mi aime jou Croato: Volim te Ceco: Miluji te Danese: Jeg Elsker Dig Ebraico: ani ohev otach (da uomo a donna)  - ohevet Otach (da donna a uomo) Esperanto: Mi amas vin Estone: Ma armastan sind Etiope: Afgreki’ Faroese: Eg elski teg Farsi: Doset daram Filippino: Mahal kita Finlandese: Mina rakastan sinua Francese: Je t’aime Gaelico: Ta gra agam ort Georgiano: Mikvarhar Greco: S’agapo (Σ’αγαπώ) Gallese: ‘Rwy’n dy garu di Giapponese: Aishiteru Hawaiano: Aloha Au Ia`oe Hindi: Hum Tumhe Pyar Karte hae Hmong: Kuv hlub koj Hopi: Nu’ umi unangwa’ta Islandese: Eg elska tig Indonesiano: Saya cinta padamu Inuit: Negligevapse Inglese: I love you Irlandese: Taim i’ ngra leat Italiano: Ti amo Latino: Te amo Lettone: Es tevi miilu Libanese: Bahibak Lituano: Tave myliu Lussemburghese: Ech hun dech gaer Macedone: Te Sakam Malese: Saya cintakan mu / Aku cinta padamu Maltese: Inhobbok Marocchino: Ana moajaba bik Olandese: Ik hou van jou Persiano: Doo-set daaram Polacco: Kocham Ciebie Portoghese: Eu te amo Rumeno: Te iubesc Russo: Ya tebya liubliu (Я тебя люблю) Scozzese gaelico: Tha gra\dh agam ort Serbo: Volim te (Волим те) Setswana: Ke a go rata Sindhi: Maa tokhe pyar kendo ahyan Sioux: Techihhila Slovacco: Lu`bim ta Sloveno: Ljubim te Spagnolo: Te quiero Swahili: Ninapenda wewe Svedese: Jag älskar dig Svizzero-tedesco: Ich lieb Di Suriname: Mi lobi joe Taiwanese: Wa ga ei li Tahitiano: Ua Here Vau Ia Oe Tamil: Nan unnai kathalikaraen Tedesco: Ich liebe dich Tailandese: Phom rak khun Tunisino: Ha eh bak Turco: Seni Seviyorum Ucraino: Ya tebe kahayu Ungherese: Szeretlek Urdu: mai aap say pyaar karta hoo Vietnamita: Anh ye^u em (Verso una donna) Yiddish: Ikh hob dikh Yoruba: Mo ni fe Zazi: Ezhele hezdege Zuni: Tom ho’ ichema
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Un cugino è come un fratello: è per sempre. È soprattutto a quest'età che ti serve una persona su cui puoi contare e che sai che ci sarà sempre.
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“È come quando ero bambina e mio cugino mi avvolgeva i fianchi con le mani, mi alzava in aria e mi sollevava sempre più in alto. Io chiudevo gli occhi, aprivo le braccia e, ridendo, sognavo di volare. Nessuno era in grado di farmi sentire così, mi sentivo libera, mi sentivo viva, mi sentivo come se nessuno potesse buttarmi giù. Non mi fidavo di nessuno come mi fidavo di lui. Sono passati gli anni, ma non è passato il suo modo di farmi sentire così dannatamente forte. Quando sono con lui non posso fare a meno di sentirmi invincibile.”
— comeoceani
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Lui: Pensi davvero che lui non provi niente? L'ho visto bene come ti guardava...
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“Il mio cuginetto: cos'hai? Io: eh? Lui: cos'hai? Cos'hai? Io: ma chi! Io? Lui: si Io perchè me lo chiedi? Lui: sembri triste Ed ha solo 4 anni. Non bisogna essere adulti per capire certe cose.”
— Io e il mio cuginetto a cui voglio tanto bene
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“È stata una strana sensazione, sdraiarmi accanto a lui. Avevamo entrambi la mente stanca di chi ha passato la notte incastrato in giostre di pensieri dolorosi. E li, vicino a quell'anima un pó persa, provai un certo senso di appartenenza.”
— Jade. Storie di una vita “difettosa”.
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“tu hai un unico difetto: essere mia cugina.”
— mio cugino.
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Ciao Cuggi. ❤
La morte non è niente. Sono solamente passato dall'altra parte: è come fossi nascosto nella stanza accanto. Io sono sempre io e tu sei sempre tu. Quello che eravamo prima l'uno per l'altro lo siamo ancora. Chiamami con il nome che mi hai sempre dato, che ti è familiare; parlami nello stesso modo affettuoso che hai sempre usato. Non cambiare tono di voce, non assumere un'aria solenne o triste. Continua a ridere di quello che ci faceva ridere, di quelle piccole cose che tanto ci piacevano quando eravamo insieme. Prega, sorridi, pensami! Il mio nome sia sempre la parola familiare di prima: pronuncialo senza la minima traccia d'ombra o di tristezza. La nostra vita conserva tutto il significato che ha sempre avuto: è la stessa di prima, c'è una continuità che non si spezza. Perché dovrei essere fuori dai tuoi pensieri e dalla tua mente, solo perché sono fuori dalla tua vista? Non sono lontano, sono dall'altra parte, proprio dietro l'angolo. Rassicurati, va tutto bene. Ritroverai il mio cuore, ne ritroverai la tenerezza purificata. Asciuga le tue lacrime e non piangere, se mi ami: il tuo sorriso è la mia pace.
– Henry Scott Holland
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“Si uccideva pian piano, e tutti restavamo a guardare.”
Pensieri
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Io lo conoscevo. Lo conoscevo, ma non avrei mai pensato che sarebbe successo tutto questo. L'estate 2013, finiti gli esami di terza media, lo incontrai nelle scale di casa sua mentre salivo dalla mia migliore amica. Ci salutammo velocemente, non avevo mai fatto caso a quanto fosse cresciuto e quanto fosse diventato carino. Volevo farci amicizia, era il cugino della mia migliore amica. Un'amicizia senza secondi fini, non avrei pensato mai di perdere la testa. Ma l'ho persa. Una sera mi cercò su whatsapp, da lì iniziammo a parlare ogni sera per ore ed ore. Lo stavo conoscendo e lui stava conoscendo me. Una persona fantastica. Piano piano iniziò ad aprirsi, a raccontarmi le sue cose ed io leggevo attenta. Era fidanzato, il 27 ottobre 2013 avrebbero compiuto un anno insieme. Lì per lì non ci restai male, non mi fece nè caldo nè freddo. Poi però iniziarono i problemi: “Miriam sei una ragazza intelligente, bellissima e studiosa… ma ho paura, non voglio rovinare la mia storia con lei, non possiamo più parlare”. Smisimo di parlare per un po’ ed iniziai a sentire la sua mancanza. Dopo circa dieci giorni mi cercò: “come stai?” “bene, mi manchi” “anche tu”. Iniziammo a parlare, di nuovo, ogni sera fino a tarda notte. Parlavamo e parlavamo, ci raccontavamo di noi senza accorgerci del sole che sorgeva. Poi di nuovo: “la vita è fatta di attimi. Attimi in cui mi accorgo che lei ha tutti i difetti che io odio, ma attimi che la amo. Attimi che voglio lasciarla ma attimi che mi manca. Ho paura, non voglio più parlare con te”. Questa volta piansi tanto, e non mi ero resa conto del motivo. Perchè piangevo? Non ho mollato, dopo qualche giorno gli scrissi dei messaggi anonimi su ask… non mi sono mai permessa di scrivergli sms, la sua ragazza psicopatica soffriva di gelosia oppressiva cronica. Lo fece lui: “smettila di scrivermi su ask”. Non ricordo come successe, ma iniziammo di nuovo a parlare con lo stesso ritmo di prima, agli stessi orari. E stavo di nuovo bene. Ma prima o poi i giorni di sole vengono interrotti dalla pioggia. La psicopatica s'è messa a controllargli il telefono, vide conversazioni con un numero non salvato e iniziò a fargli domande. Lui provò a trovare una scusa, ma lei capì che stava mentendo in quanto, da psicopatica qual'era, conosceva bene l'unica amica del suo ragazzo. Ovvio, la sua mente malata doveva approvare tutti i suoi amici, ma soltanto se lei fosse stata sempre al primo posto. Era come se lui vivesse di lei e lei di lui. La psicopatica mi chiamò, voleva parlarmi. Ero nel panico, non sapevo che fare e che dire. Accettai con piacere, avevo paura ma la prensenza di lui mi avrebbe dato sicurezza. Ne avremmo parlato tutti e tre, avremmo chiarito tutto e non sarebbe cambiato nulla. Lui non si presentò, mi lasciò ascoltare le parole della psicopatica dalla cui bocca uscivano tante di quelle cazzate da star male. “…Io sono gelosa delle mie cose…”, “…parlavate di nascosto, mi sono sentita tradita…”, “anche io ho un migliore amico, guai chi me lo tocca”. Ho provato a spiegarle che tra me e lui non c'è mai stato nulla, soltanto una bella amicizia e tanta fiducia, che entrambi ci raccontavamo tante cose. “Non credo che in così poco tempo si sia instaurata una così grande amicizia. Non sono nessuno per giudicare però è stato lui a dirmi che di te non gli importa niente” Prima coltellata. Sentivo lei squittire altre cose del genere, ma io pensavo. Cosa faccio? Le devo credere? Mi devo arrabbiare con lui? Le devo far leggere i messaggi per vendicarmi perché ha mentito? La sua vocetta fastidiosa continuava a ripetere “è per principio”, nel frattempo ho ordinato i miei pensieri. Non le ho creduto. Ho creduto in lui e nel bene che ci siamo voluti. “Mi farebbe piacere continuare a parlare con lui senza nasconderci, soltanto amici” “Adesso io l'ho lasciato, perdono tutto ma il tradimento no. È a casa poverino, dispiaciuto per quello che ha fatto. Non vuole sentirti più”. Ma che problemi ha? Lo aveva addirittura lasciato! Per non scoppiare a ridere ho iniziato subito a parlare cercando di sistemare la situazione. “Non puoi lasciarlo così, è stata tutta colpa mia”,“non voleva parlarmi ma io insistevo tanto, lui non mi ha mai cercata”, “non puoi lasciarlo così, ci tiene tantissimo a questa storia” Sì, mi stavo prendendo la colpa di tutto per lui. Non avrei mai voluto rovinare niente. Non ho mai pensato di volerli dividere. La sera stessa gli scrissi un messaggio, piangevo tanto. Avevo paura che lui fosse arrabbiato con me, non lo so. Gli scrissi di non odiarmi, che gli auguravo il meglio. “Buona continuazione” al posto di “addio” perché io non dico mai addio. Non ho mai ricevuto una risposta. Piuttosto su facebook mi scrisse la psicopatica del principio di sto cazzo: “forse non hai capito che devi sparire”. Abbiamo discusso, le spiegai che avrebbe potuto comandare lui e che le sue cazzate non mi avrebbero mai toccata. “Non cercare più lui e io non cercherò più te” come minaccia. Non risposi nemmeno, era tempo perso con una ragazza così demente. Novembre 2013, non stavo bene. Avevo iniziato il primo liceo da mezzo mese ormai: nuovo ambiente, nuovi compagni, tutto nuovo. Lo vedevo dall'autobus stringersi sotto il braccio la psicopatica tanto felice. Mi mancava qualcosa. Cercai di colmare il vuoto con un mio nuovo compagno di classe che mi dava tante attenzioni, gli piacevo tanto. Mi ci sono affezionata subito, forse mi ci sono proprio aggrappata. Ne avevo bisogno. Andare a scuola iniziava ad essere una cosa bella pensando che poi lui sarebbe stato con me ad abbracciarmi e a darmi tanti baci. A dicembre ci siamo messi insieme, e così è finito il 2013 ed è iniziato un nuovo anno. “Anno nuovo, vita nuova”. È stato uno degli anni più brutti di sempre. La storia con questo ragazzo andava male. Mi faceva star male. Per piacergli ho iniziato a dimagrire, ho perso dieci chili non mangiando, svenivo più volte a scuola, non avevo forze. Un anno di lacrime, psicologa, lui che alternava baci e botte, baci e insulti, baci e non mi ascoltava, baci e non mi conosceva. Stavo male, ho perso tutti per lui, ero sola. I miei amici si sono allontanati, volevano che io lo lasciassi ma non ci riuscivo. Maggio 2014, cinque mesi con la merda e mi arriva un messaggio su facebook. Era lui, dopo tutto questo tempo. Un freddo “ciao” e io ho un po’ visto il sole. Era entrato di nuovo nella mia vita, forse non se n'era mai andato. Saltavo di gioia, ero troppo felice, ho risposto subito. “Come stai?” “Bene, tu? “Bene” “A scuola come va?” “Mi hai davvero cercata per sapere come vado a scuola?” “Volevo sapere come stavi” È finita lì, una conversazione fredda e breve. Ma ero lo stesso un minimo contenta. Però torno alla mia realtà: il mio ragazzo geloso, manesco, chiuso di mente ed infantile, i miei amici che non mi parlavano, la lotta contro il cibo. Finisce il primo anno di liceo, inizia l'estate 2014. Sono andata pochissime volte al mare, non mi piaceva farmi vedere in costume, mi facevo schifo. Andavo spesso a casa del mio ragazzo che ormai dopo mesi aveva conosciuto ogni parte del mio corpo. E ancora oggi mi pento amaramente di aver condiviso con la merda la mia pelle. Non so bene perché l'ho permesso, ma una parte di me ha continuato per un anno a trovare motivi validi per non mettere un punto a questa storia che bene non mi ha mai fatto. Pensavo “mi sono messa con questo ragazzo? Un motivo deve pur esserci” e continuavo a scavare nella mia mente. Non ho mai trovato nulla. Finisce l'estate, 2 Ottobre 2014, mi sveglio e trovo un messaggio. Un altro “ciao”, un altro vero sorriso. Mi disse che aveva bisogno di parlarmi, accettai e non vedevo l'ora. Non raccontai nulla al mio ragazzo, troppo geloso e sapeva qualcosa di questa storia. 8 ottobre, mi scrisse gli auguri di compleanno e ringraziai. I miei amici mi hanno organizzato una festa a sorpresa, io e la merda litigammo quella sera e mi chiamò più volte “troia”. Ho pianto tanto. 22 ottobre 2014, io e lui finalmente ci vediamo. Dopo quasi un anno ci incontriamo, ci salutiamo, ci parliamo. Un anno trascorso a scontrarci raramente nelle scale di casa sua o in qualche via del paese con le mie gambe che tremavano, il cuore che impazziva e i nostri occhi che guardavano dritto senza mai incontrarsi. Si scusò con me, “mi sono comportato malissimo e non lo meritavi, ho bisogno di una persona con cui parlare e a cui possa raccontare le mie cose”. Uno schifo di confusione nella mia testa e io non sapevo cosa fare. Gli volevo così bene. Risposi che ci avrei pensato, in quel momento non capivo molto. Chiesi anche della sua ragazza: si erano lasciati da due mesi. Mi arrabbiai, non volevo essere la seconda scelta di qualcuno. “Se non vuoi più parlarmi lo capisco” ma lui non capiva un cazzo. Arrivata a casa iniziai a pensare, non potevo fare questo al mio ragazzo. Mi cercò, abbiamo un po’ parlato ma poi ho voluto spiegargli la situazione: io ero ancora fidanzata, il mio ragazzo geloso, non potevo. Non glielo dissi, ma sapevo che se avessimo ripreso a parlare io avrei riprovato qualcosa per lui. Avevo paura, non gli volli parlare più. Dicembre 2014, io e la merda facciamo un anno di schifo insieme. E così è finito il 2014 ed è iniziato un nuovo anno. “Anno nuovo, vita nuova”. È stato un anno di cambiamenti. Sono cambiata. Iniziai a pensare di voler lasciare il mio ragazzo, non provavo più niente. In stanza con lui, le sue mani addosso ed io non sentivo più nulla. Non mi sentivo, ero passiva. 11 febbraio 2015: il mio ragazzo se la pensa e mi lascia a terra col sangue al naso. Non sono più riuscita a trovare scuse per perdonarlo, finalmente avevo la forza per lasciarlo. Ero sola, iniziai ad avvicinarmi ai miei amici e ci riuscì in fretta. Raccontai ogni cosa, tutti dovevano sapere quanto schifo poteva fare una persona. Per tutto il resto del mese ho sopportato chiamate notturne della merda che piangeva e chiedeva scusa, “mi manchi, non lo faccio più, sono cambiato”. A marzo decido di dargli l'ultima occasione, mi sentivo un peso addosso. Non sopporto che qualcuno stia male a causa mia. Solo che dopo neanche un mese se la pensa e mi baratta per un amico più cretino di lui che conosceva da tipo 10 giorni. Ormai lo odiavo, l'ho mandato a fanculo ed ero pure felice. Mi serviva il pretesto per lasciarlo, ormai da tempo non provavo nessuna sensazione. Aprile 2015, un mese proprio strano. Avevo i miei amici, la mia tranquillità mentale, ormai andavo d'accordo col cibo e mettendomi un costume avanti allo specchio mi sono piaciuta e pure tanto. A maggio ricevo un messaggio, era lui che voleva sapere come stavo. Gli ho raccontato la fine della storia col mio ragazzo, non so bene cosa ne pensava davvero. Abbiamo iniziato a parlare, tanto. Finalmente nessuno dei due aveva qualcuno che ci metteva muri avanti, parlavamo e basta. Finisce il secondo anno di liceo, inizia l'estate 2015. Bellissima estate. Quasi ogni giorno al mare, pantaloncini e pancia scoperta ogni giorno. Stavo bene con me stessa, ero felice. Uscivo con gli amici, mi hanno vista in molti in costume. Anche lui, non mi vergognavo più di nessuno. Parlavamo anche tutta la notte, fino alle sei del mattino. Ogni tanto abbiamo visto qualche film insieme commentandolo su whatsapp, ogni tanto si trovava fuori con amici e veniva sotto casa mia. Una sera gli dissi “ho voglia di un cuore di cane” (granita al limone e acqua frizzante) e lui dopo un po’ “scendi che si scioglie”. Tante piccole cose che mi facevano così felice. Più passavano i giorni e più mi faceva impazzire. Non so se lui ricambiava, mi ha sempre lasciata in bilico. Cosa eravamo? Amici? Qualcosa di più? Per tutta l'estate non l'ho saputo. Veniva da me a guardare un film da soli a letto abbracciati e magari la sera stessa sarebbe andato in qualche lido ad ubriacarsi con gli amici. Non aveva intenzione di stare con nessuna, non le piaceva nessuna, me lo ha ripetuto più volte. Io continuavo a non capire, non ho mai saputo come comportarmi. Al gioco delle domande cercavo di tirargli le parole di bocca ma lui si rifiutava di rispondere, forse è per questo che credevo in qualcosa. Si è divertito tantissimo questa estate, io ho conosciuto pure altri ragazzi e ci ho scambiato qualche pomiciata così tanto per passarmi il tempo. Finisce l'estate 2015, inizia il terzo anno di liceo ed io sono sempre felice. Noi continuiamo a parlare e parlare, ci avviciniamo sempre di più. E così è finito il 2015 ed è iniziato un nuovo anno. “Anno nuovo vita nuova”, siamo ancora al terzo mese di felicità. Ogni tanto mi passa a prendere in macchina, usciamo e andiamo da qualche parte a parlare. Un giorno mi disse che per me prova un bene diverso rispetto alle altre sue amiche, volevo spiegazioni. “Perché per te c'è attrazione”. Okay, finalmente ho la certezza. Ricambia, gli piaccio, mi piace, ricambia, gli piaccio. A san valentino, da ragazza single, pensavo “che tristezza, un altro deprimente 14 febbraio”. Invece mi arriva una rosa a casa ed io piango perché sono felice e non ci credevo. Quella sera ci vediamo, mi porta a mangiare fuori e anche io ho il mio san valentino felice. Stiamo in macchina abbracciati, mi racconta tante cose, spariamo tante cazzate e ascoltiamo musica. A mezzanotte mi accompagna a casa e lo stavo salutando col solito bacio sulla guancia ma lui tra un bacio e l'altro gira il suo viso e le nostre labbra si toccano per qualche istante. Dopo circa nove mesi. È una cosa bellissima, è una cosa vera. Ci abbracciamo e io salgo a casa col cuore che scoppia e i polmoni andati a puttane. Ci vediamo dopo quattro giorni, ci siamo baciati di nuovo. Abbassa il sedile e io salgo su di lui e ci baciamo tanto. Le sue mani che mi accarezzano la schiena, i brividi e il solletico, i grattini, io che rido improvvisamente e lui mi dice che sono strana. Mi stringe le cosce, il sedere, i fianchi. Ogni centimetro di pelle mi va a fuoco. Sono viva. Ho lottato per ottenere tutto questo, sono passati anni ma ho vinto. Ho vinto perché ci ho creduto davvero. Credete e lottate davvero per quello che amate e quello che vi fa star bene. Litigate con tutti pur di ascoltare solo e solamente la vostra testa e il vostro cuore. Abbiate la forza di cadere e camminare anche da soli. “Il sole esiste per tutti”, bisogna soltanto volerlo. Marzo 2016, lui non lo sa ancora ma io lo amo.
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Ieri ho visto i tuoi occhi negli occhi di tuo cugino.
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“Mio cugino. L’unico uomo che, con una risata, è capace di farmi dimenticare tutto il buio che mi circonda. L’unico che per me ci sarà sempre,lo amerò per tutta la vita.”❤️
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“cara mamma, sono io. La tua maldestra, casinista figlia. E questi sono solo due degli aggettivi che potrebbero descrivermi. Da sempre cerco di essere la figlia perfetta e soprattutto degna di te. Vorrei essere quella ragazza che torna da scuola con un 10 a scienze e 8 in matematica. Vorrei essere quella ragazza che non ti risponde mai male quando è nervosa. Vorrei essere quella ragazza che si sfoga con te, che vede in te una miglior amica. Vorrei essere anche quella ragazza che con te è sempre sincera, sempre buona, che ti dice ogni volta la verita su dove va e con chi si vede. Vorrei poter dirti tutto senza aver paura di essere giudicata da te che infondo sei mia madre e chi mi vuole piu bene di te? Vorrei, ma non sono io quella ragazza e mi dispiace deluderti ma non lo sarò mamma. Non so affrontare i miei problemi con qualcuno, tanto meno con te perchè non vorrei mai che le tue aspettative su di me si abbassassero. Non vorrei deludere la tua idea di figlia che credi che io sia. Mamma non mi conosci, magari potrai anche prevedere tutto cio che farò ma non sai il perche e quello che c'è dietro. Credi di saperlo ma parliamoci chiaro…non so nemmeno io chi sono. Potrei essere lesbica, drogata, psicopatica. Non ti diro che il mio ragazzo si fa piu canne di Bob Marley probabilmente. Non ti diro che ho provato una canna e una sigaretta. Non ti diro che mi sono ubriacata e non ti diro di quel 3 in matematica. Perche? Perchè non voglio deluderti mamma. Voglio che tu sappia che io sono “perfetta”. Voglio illudere anche me stessa di essere cosi. Cosi dolce,adorabile,brava e affidabile come mi credi. Magari un giorno sara cosi mamma. Ti voglio bene come nessun altro.”
— astory
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