Tumgik
whitepagesrevenge · 3 years
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Dissolvenze arcobaleno
Ho sempre desiderato di vivere un’avventura per cui valesse la pena morire, ma ho sempre temuto che la morte arrivasse davvero.
Ho sempre voluto essere notata, ma ogni volta che uno sguardo si posava di me era solo terrore. Desideravo dissolvermi nello sfondo, sparire nel suolo, diventare un tutt’uno col paesaggio circostante. “Ogni volta che qualcuno ti parla diventi invisibile”, mi ha detto una mia amica, ed era così perché in realtà non ero io a voler essere notata. Era quell’incorporea creatura che abitava nel mio petto, che si nutriva di una vanità che non veniva alimentata né dal corpo che la ospitava né da ciò che lo attorniava, una creatura ambiziosa che per supplire la mancanza di nutrimento aveva cominciato a vivere di sogni irrealizzabili.
Mentre mi fondevo con lo sfondo, diventando roccia, legno e perfino aria, lei riscriveva la realtà. C’era questa bella ragazza, piccola ma luminosa, con i capelli biondi, il volto d’angelo e il vuoto dentro, che come una succube si nutriva delle parole e delle attenzioni dei giovani uomini affamati attorno a lei. La me manifesta la osservava ammirata, la me nascosta con invidia e pena; sì, lei poteva avere quel che desiderava, ma non le sarebbe mai bastato. La mia succube, invece, possedeva lo straordinario potere di riscrivere ciò che vedeva. Non c’era più l’angelo biondo al centro di quella scena, bensì una donna bruna, un po’ più in carne, un po’ più alta, ma ancor più luminosa e dentro cui non c’era alcuno spazio per il vuoto. Era piena di passione, di sicurezza e nell’ammirazione degli occhi di quegli uomini non leggeva affermazioni ma conferma. Loro non le stavano dicendo nulla che lei già non sapesse e, in quel sogno, loro erano completamente in suo potere, marionette avvolte attorno alle sue ben curate dita. Rideva, e di quel forte suono che usciva dalle sottili labbra non aveva paura, né provava vergogna. Tutti potevano sentirla; tutti dovevano ascoltarla.
“Diventi invisibile” era vero, diventavo invisibile, ma soltanto perché in effetti non ero più lì. Mi trovavo in un altro mondo, parallelo alla sua realtà, e tutto era perfetto, nulla poteva andare storto perché su quel mondo avevo il totale e incodizionato controllo.
Ho cominciato a tingermi i capelli quando avevo sedici anni. Un disastro, ma non mi sono fermata. Negli anni la mia chioma è diventata di tanti colori: rossa, nera, blu, verde, viola e bionda, come quella dell’angelo o ancora più chiara. Tutti in quelle sfumature vedevano un atto di ribellione, l’urlo sregolato di una ragazza timida ad una platea che la ignorava. E questa cosa la pensavo anch’io, nonostante fosse del tutto sbagliata.
Due anni fa sono tornata in classe. Non era un’aula universitaria, come quelle da cui scappavo, bensì più piccola, intima e raccolta, come quella gabbia dorata di falsità e finta arguzia del liceo. Ero bionda a quel tempo, anzi, “una polacca” come suggerivano i disgustosi fischi che di tanto in tanto mi seguivano per strada. Potremmo soffermarci su quanto sciocco e razzista sia il significato di queste parole e dell’atto che le ha evocate, ma ai fini di questa storia non ci serve, lascio a voi che leggete la riflessione anonima. Ero bionda, dicevo, e amavo i miei capelli. Non mi ero mai sentita tanto potente, tanto attraente, forse proprio a causa di quei maledetti fischi, che se da un lato rivoltavano la fiera femminista che avrei tanto voluto essere, dall’altro accarezzavano la succube che avevo nel petto, che in segreto bravama le più viscide attenzioni che lo sguardo maschile poteva darle. Mi piaceva quel colore e desideravo tanto conservarlo che alla fine lo persi, perché ero testarda, perché ero impaziente, perché ero arrogante. E il biondo, ancora una volta, venne coperto dal nero. Trascorsero mesi da quel giorno e il nero diventò grigio, poi d’un colore strano che fortunatamente andava di moda. M’importava, ma non così tanto, fino a quando uno degli angeli che invidiavo tanto non mi avvicinò chiedendomi se, come molti altri, avessi notato quella ragazza bionda che sedeva in prima fila la prima settimana di corso e se sapessi dov’era finita. Quella ragazza, manco a dirlo, ero io.
Fu in quel momento che capii. Collegai tutti i pezzi e quel che venne fuori fu un mosaico di cui non mi aspettavo la comparsa. Durante tutti quegli anni non avevo fatto altro che sparire: c’era chi mi ricordava bionda, chi mi ricordava mora, chi rossa, chi blu, chi verde e chi viola; tutte le persone che avevo incontrato e con cui timidamente avevo scambiato due parole per poi dissolvermi non ricordavano il mio nome, tanto odiato, o quel viso che avrei voluto a tutti i costi cancellare, ma soltanto il colore dei miei capelli. E loro cambiavano sempre.
Cominciai a far caso solo in quel periodo quando fosse frequente: tornata nel mio paese natale, rincontravo persone che avevo visto tempo prima e, come da copione, si ripresentavano a me, una a una, come fosse la prima volta. E io, codarda ma superbamente furba, non dicevo nulla, pronta a lasciare in loro un nuovo effimero ricordo di una me che sarebbe scomparsa di lì a poco.
Una volta terminati quegli incontri, brevi o lunghi, imbarazzanti o piacevoli, qualsiasi gesto avessi compito, qualsiasi sbaglio avessi commesso, sarebbe stato cancellato con un po’ di shampoo e una nuova tinta.
Vorrei dirvi che questa nuova consapevolezza è riuscita a farmi trovare di nuovo la fiducia in me stessa, che smettendo di cambiare colore io sia riuscita a ritrovare la mia voce e tornare alla realtà senza più il peso di una succube nel petto... ma non è così, purtroppo questa non è una di quelle storie ispiranti e falsamente eroiche, che per un attimo ti spingono a sperare che il cambiamento anche per te sia vicino. 
Questa è una storia brutalmente realista e la scrivo poco prima di cambiare nuovamente colore. Ho cercato per qualche mese di rimanere fedele a una sola versione di me, ma così facendo la succube s’è solo assopita e quando s’è risvegliata è tornata più forte di prima. Quella ragazza bionda sta per tornare, ma in tempo per diventare rosa, poi azzurra, poi di nuovo viola, in tempo per riapparire e scomparire dalla vita delle persone come ha sempre fatto perché quello che ho capito davvero da tutta questa storia è che quello che ho sempre desiderato è essere un camaleonte: esotico e bellissimo per un istante, sfuggente e misterioso per il resto del tempo. 
Lo sguardo altrui deve seguire le mie regole, come le parole, le azioni, i sentimenti di tutti coloro che mi circondano seguono quelle della succube nei miei sogni. E non può esistere me senza succube in questa realtà, così come io non posso esistere senza dissolvermi.
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whitepagesrevenge · 5 years
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Lana Condor and Anthony de la Torre visit the Maasai Mara in Kenya, Africa. On her trip she sees tons of wildlife and learns about the circle of life.
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whitepagesrevenge · 5 years
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whitepagesrevenge · 5 years
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whitepagesrevenge · 5 years
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I want to sleep with you.
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whitepagesrevenge · 5 years
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If I had had someone that looked like me that I could relate to when I was growing up, I would have had so much more confidence, I think. I would’ve felt so much more heard, and seen, and understood. 
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whitepagesrevenge · 5 years
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Robert Shseehan interpreting Luba on the Movie Mute (2018)
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whitepagesrevenge · 5 years
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whitepagesrevenge · 6 years
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The world outside of ikonics will never see iKON as dancers no matter the stockpile of recipes we shove in their face. They won’t accept love scenarios impact no matter the mountaintop wall she built.
groups like iKON who constantly work hard and keep going forward without complaining and with gratitude and love for their job will always get recognized someday. iKON will be big to the point that people won’t be able to ignore them no more.
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whitepagesrevenge · 6 years
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it’s annoying that iKON never gets nominated for best dance. They don’t even get considered which is the most frustrating about it.
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whitepagesrevenge · 6 years
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go bobby or go home
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whitepagesrevenge · 6 years
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may I introduce, KING OF THE YOUTH!
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whitepagesrevenge · 6 years
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Bobby’s way to get back at the maknae
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whitepagesrevenge · 6 years
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raw and beautiful
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whitepagesrevenge · 6 years
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Bobby’s proud smile when June hit that note 👌🏼
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whitepagesrevenge · 6 years
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iKON MASTERPOSTS MASTERPOST
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whitepagesrevenge · 6 years
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