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#voglia di futuro
entropiceye · 1 year
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Cerco di mettere in atto la compassione, di non darmi ancora più addosso in momenti come questo, eppure spesso non ci riesco.
Non posso fare a meno di pensare alla tabella di marcia della settimana scorsa e quella della settimana in corso, ancora da scrivere.
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Penso che il fatto di non aver avuto grosse abbuffate, di non aver comprato compulsivamente quantità industriali di dolci e schifezze simili sia già qualcosa. E forse questo lenisce un po' il senso di colpa per non rispettare il mio programma... Del resto stare qui non è facile.
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Ho voglia di farmi del male. Inizialmente erano solo pensieri passeggeri, ora sono insistenti... A volte sono sul punto di cedere però poi lascio perdere... Non tanto per me, quanto per gli altri. Non voglio diventare di nuovo la persona ingestibile da dover tenere sotto controllo, di cui tutti poi si stufano. Non voglio essere abbandonata... Però ho bisogno di aiuto, ho bisogno che tutto questo dolore finisca.
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A volte non vedo nessuna speranza e vorrei semplicemente mollare. E mi dispiace ammetterlo, scriverlo qui, perché so che tu leggerai e starai male per me. E se da un lato sono felice di farti stare bene, mi dispiace che tu possa sentirti in difetto perché io invece sto male. Tu non c'entri in questo, ok? Sono io che sono difettosa e forse non funzionerò mai come una persona normale.
A volte mi pento di averti dato il link di questo blog, perché so che questo raramente è un posto felice. È più la gabbia di contenimento dei miei pensieri, che spesso sono davvero tanti ed ingestibili.
Non voglio tagliarti fuori e nasconderti le cose, però ho paura.
Perché nemmeno io mi sopporto quando sto così, mi odio e ho paura che potresti finire per odiarmi anche tu.
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E forse scrivo qui perché a parole certe cose non riesco a dirle, perché non so fare un discorso coerente e salto sempre di palo in frasca.
È che sono così stanca cazzo... Io sto davvero facendo del mio meglio per non farmi inghiottire da tutto questo, però siete tutti lì a chiedermi sempre di più.
Io vorrei solo un po' di affetto, non dei consigli su come uscirne, perché magari funzioneranno pure su di voi, ma non è detto che per me sia lo stesso, anche perché ripeto che sto già facendo grossi sforzi per non fare cazzate e per convivere con la mia oscurità.
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Mi sento così sola. So di non esserlo e mi sento in colpa anche per il mio senso di solitudine.
Sono entrata in un gruppo di auto aiuto per la depressione, ma non mi ha aiutato granché. Ho ripreso a scrivere su un forum sempre su questo tema, forse sperando di distrarmi dai miei problemi con quelli degli altri, una volta funzionava e mi faceva sentire utile, ora mi sento solo vuota.
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Sto iniziando a perdere il senso del tempo e riconosco non sia affatto un buon segno... Non voglio tornare al tempo degli episodi psicotici. Forse dovrei scrivere al mio psichiatra, anche se speravo di non doverlo più fare.
Mi sento persa, come se galleggiassi su un flusso indistinto di cose e la mia volontà non contasse, in balia della corrente, senza né un salvagente per evitare di andare a fondo, né un'ancora che mi impedisca di finire chissà dove.
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ilmondodishioren · 1 year
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Riflessione & speranze.
Se guardo l’immagine qua sotto, mi viene da iniziare questo post così:Cara amica/o, come stai?Spero bene.Io cerco di non lamentarmi, faccio sempre del mio meglio e nel piccolo tempo a mia disposizione, ma non è facile far coincidere tutto.E tu?Cosa mi racconti?E’ passato del tempo dal mio ultimo post.So di non essere sempre presente, ma ormai tu mi conosci e sai come sono fatta, e comunque non…
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myinfinitystory · 2 months
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Alla fine di tutto penso che ci siano semplicemente giorni in cui si è "predisposti" a sentirsi belli.
Si, insomma, quei giorni in cui non noti tutte quelle cose che altri giorni invece ti pesano; ci sono invece quei giorni in cui sembra che nulla vada bene, le braccia un po' cicciottelle, le gambe un po' cicciottelle, la pancia che magari non è piatta se non quando sei distesa
E stesso in questi giorni guardacaso neanche i capelli che tanto ami vengono bene, in nessuna maniera eh, e il viso?
Oddio però non ho un viso così brutto, eppure se non mi trucco almeno un po' non mi sento tanto a mio agio.. dovrei uscire con questo cerchio nero sotto agli occhi? Ma perché sembra sempre che ho i baffi pure dopo averli fatti? Mettiamo un po' di correttore qua e là e magari si toglie tutto
Vabbè però il correttore mica ti toglie l'insicurezza
Eppure guardandomi, eccomi qua, mica so così brutta? In fondo no, ma ho bisogno di essere "predisposta"
E nei giorni in cui sono predisposta semplicemente tutto quello che vedo scompare, e penso: ma forse sono solo io a vedere tutte queste cose? Queste piccolezze, ma chi è che le va a guardare? Eppure alcuni giorni pesano così tanto che dopo aver messo l'armadio sottosopra passa anche la voglia di prepararsi per bene per uscire
Eh ma poi tu già ti senti brutta, poi non ti vuoi manco preparare?
Chiaro, dopo mi sento ancora peggio
Ma quando mi sento bella invece mi preparo ancora meglio e mi sento ancora più bella
Allora come funziona?
In teoria dovrei semplicemente accettarmi e basta, certo mangiare sano, ma accettare questa corporatura
Ultimamente sono ingrassata di due kili e vabbè magari leggendo, se state ancora leggendo, penserete "e che sarà mai?" E in effetti è vero, non è tanto il numero sulla bilancia il problema, ma è il fatto che a vederli su di me dopo averne persi 10 pesa così tanto che non sembrano solo 2
A volte penso che la gente se sapesse quello che penso realmente di me penserebbe che sono solo stupida e che magari "c'è gente che vorrebbe averlo il corpo come il tuo"
Ma come si fa quando vorresti essere più magra, semplicemente più piccola in generale
Allora mi auguro in futuro di sentirmi più predisposta a sentirmi bella per un periodo di tempo abbastanza lungo da superare il tempo in cui non lo sono
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smokingago · 14 days
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Io non ho paura del futuro o della morte
Io ho paura della non vita
Ho paura di non vivere abbastanza per gioire delle cose belle ...quelle semplici e inaspettate
Ho paura di non abbracciare abbastanza le persone a me care
Ho paura di non assaporare abbastanza l'odore di aria fresca o il mare
Di sentire il calore del sole che riscalda la mia pelle
O forse non ho paura
Ho semplicemente una voglia esagerata di vivere a pieno ogni momento, anche quello buio ....sarà lui a darmi la consapevolezza di quanto è davvero fortunata una persona ad esistere in questo mondo a tratti colorato altre volte sbiadito .
Perché la vita è adesso....dopo è già tardi!
Natascia De Giovanni
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harshugs · 21 days
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mi fai venire voglia di futuro
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friabile · 2 months
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queste cose le annoto per la me del futuro: venerdì sera mi ha portato da lavoro un pezzo di brownie, domenica sera quando ha staccato da lavoro è passato a prendermi a casa mia e prima di andare a casa sua siamo andati nel punto panoramico della città e abbiamo chiacchierato un po', lunedì sera mi ha organizzato una serata con amici perché gli avevo detto che mi sto sentendo molto sola ultimamente, martedì è uscito di casa solo per me con nessunissima voglia solo per comprarmi le paste perché ne avevo voglia. lunedì sera durante la cena ci siamo stuzzicati tutto il tempo e dopo la festa era ubriaco e siamo rimasti a chiacchierare sulla panchina per un oretta buona e mi ha riempito di parole dolci come il fatto che ormai il suo futuro senza di me non lo vede, che di me non riesce più a farne a meno "devo dirti un sacco di cose ora perché da sobrio fatico"
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telefonamitra20anni · 1 month
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Appuntamento con il destino all'ora del tè.
È una giornata qualunque della sua vita da impiegato, Marcello riceve una telefonata:
Pronto, Marcello? Vieni in Piazza di Spagna, c'è il Rugantino, una sala da tè, ci vediamo lì, devo presentarti una persona.
Quella persona era Visconti. Con lui Marcello, ha aperto le porte al proprio destino, varcando la porta d'oro del teatro, ma questo ancora non lo sapeva. Luchino lo ha allenato con le dovute durezze, riservate a un purosangue, alimentando in Marcello la chiara e sicura voglia di potercela fare. Gli ha insegnato la sacralità di quel palcoscenico, e del peso che le parole hanno. Lo ha forgiato, stancato, esortato, stimolato, esaltato, rivendicato e messo in discussione. Visconti ha sfidato il suo istinto, con un occhio attento al futuro e Marcello si è lasciato sfidare, così, semplicemente, in un giorno qualunque. Il mestiere dell' attore, è cominciato così, davanti ad un tè, mentre la vita si rimetteva in gioco con un banale "si", detto con la incosciente e ostinata voglia di giocare.
«Visconti mi ha messo in teatro e mi ha insegnato buona parte di quello che so, non solo il mestiere ma il gusto del mestiere, da uomo moderno, il non essere guitto, una cosa che tanti attori bravi non capiscono, pur essendo dotati di grandi possibilità. A parte naturalmente, insegnarmi a recitare, a capire certi testi, a capire come valorizzarsi […]. Questa partenza mi ha fatto capire le mete da perseguire, anche nel cinema».
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Veneziani: In treno verso il nulla, stranieri a casa propria.
di Marcello Veneziani – 13 Agosto 2023
L’altra sera ho preso un treno locale tra Foggia e Bari. Ero nella mia terra, dovevo raggiungere il mio paese natale, ho preso l’ultimo regionale della sera. Non ero in prima classe, non leggevo Proust, non ero tra lanzichenecchi, come era capitato ad Alain Elkann ed ero curioso di chi mi stava intorno. Ero l’unico anziano in un treno zeppo di ragazzi, pendolari della movida, che si spostavano per andare a fare nottata in paesi vicini. Ero su una tratta che un tempo mi era famigliare, ma mi sono sentito straniero a casa mia. No, non c’erano stranieri sul treno, come spesso capita nei locali. Ricordo una volta su un locale, ero l’unico italiano tra extracomunitari, in prevalenza neri, con forte disagio perché ero pure l’unico ad avere il biglietto. Stavolta invece ero tra ragazzi dei paesi della mia infanzia e prima giovinezza, eppure mi sentivo più straniero che in altre occasioni.
Li osservavo quei ragazzi e soprattutto quelle ragazze, erano sciami urlanti che agitavano il loro oggetto sacro, la loro lampada d’Aladino e il loro totem, lo smartphone. Si chiamavano in continuazione, la parola chiave per comunicare era “Amò”, ed era un continuo chiedersi dove siete, dove ci vediamo. Era come parlare tra navigatori che si dicevano la posizione.
Le ragazze erano vestite, anzi svestite, scosciatissime, come se fossero cubiste o giù di lì, con corpi inadeguati. Era il loro dì di festa, il loro sabato del villaggio, ma in epoca assai diversa da quella in cui Leopardi raccontava l’animazione paesana che precede la domenica. Dei loro antenati forse avevano solo la stessa pacchianeria prefestiva, ma nel tempo in cui ciascuno si sente un po’ ferragnez e un po’ rockstar. Parlavano tra loro un linguaggio basic, frasi fatte e modi di dire sincopati. Mai una frase compiuta, solo un petulante chiamarsi, interrotto da qualche selfie, si mandavano la posizione e si apprestavano a incontrarsi e poi a stordirsi di musica, frastuono, qualche beverone, fumo, e non so che altro. Li ho visti in faccia quei ragazzi, erano seriali, intercambiabili, dicevano tutti le stesse cose, ciascuno in contatto col branco di riferimento. Cercavo di trovare in ciascuno di loro una differenza, un’origine, un qualcosa di diverso dal branco; ma forse erano i miei occhi estranei, la mia età ormai remota dalla loro, però non ravvisavo nulla che li distinguesse, che li rendesse veri, non dico genuini. Eppure parlavano solo di sé, si specchiavano nei loro video, si selfavano, un continuo viversi addosso senza minimamente preoccuparsi di chi era a fianco, insieme o di fronte. Sconnessi.
Magari è una fase della loro vita, poi cambieranno; magari in mucchio danno il peggio di sé, da soli sono migliori. Però non c’era nulla che facesse vagamente pensare al loro futuro e al loro piccolo passato, alle loro famiglie, ai loro paesi, al mondo circostante; tantomeno alla storia, figuriamoci ai pensieri, alla vita interiore, alle convinzioni. Traspariva la loro ignoranza abissale, cosmica; di tutto, salvo che dell’uso dello smartphone. Anche i loro antenati, mi sono detto, erano ignoranti; ma quella era ignoranza contadina, arcaica e proletaria, carica di umiltà e di fatica, di miseria e di stupore; la loro no, è un’ignoranza supponente e accessoriata, non dovuta a necessità, con una smodata voglia di piacere e vivere al massimo il piacere, totalmente immersi nel momento. Salvo poi cadere negli abissi della depressione, perché sono fragilissimi.
Mi sono detto che i vecchi si lamentano sempre e da sempre dei più giovani, li vedono sempre peggiori di loro e dei loro nonni. Però, credetemi, la sensazione più forte rispetto a loro, era un’estraneità assoluta, marziana: nulla in comune se non il generico essere mortali, bipedi, parlanti. In comune non avevamo più nulla, eccetto i telefonini. Per confortarmi mi sono ricordato di quei rari ragazzi che mi è capitato di conoscere e che smentiscono il cliché: sono riflessivi, pensanti, leggono, studiano con serietà, sanno distinguere il tempo del divertimento dal tempo della conoscenza, hanno curiosità di vita, capiscono l’esistenza di altri mondi e altre generazioni, capaci di intavolare perfino una discussione con chi non appartiene alla loro anagrafe. Però ho il forte timore che siano davvero eccezioni. E mille prove personali e altrui confermano questa impressione. Raccontava un amico che fa incontri nelle scuole che davanti a una platea di trecento ragazzi, chiese loro se leggessero giornali, o addirittura libri, se vedessero qualche telegiornale, se sapessero di alcuni personaggi, non dico storici o i grandi del passato, ma almeno importanti nella nostra epoca. Uno su cento, e poi il silenzio. Hanno perso la loro ultima piazza, il video, ognuno si vede il suo film e la sua serie su netflix o piattaforme equivalenti, segue il suo idolo, ha vita solo social.
Qualunque cosa in chiave politica e sociale, storica o culturale, non li sfiora, non li tocca, non desta il loro minimo interesse. Certo, sono sempre le minoranze a seguire attivamente la realtà o a coltivare una visione del mondo e condividerla con un popolo, un movimento, una comunità. In ogni caso non è “colpa loro”, se sono così. E’ anche colpa nostra; anzi non è questione di colpe. E l’impossibilità di comunicare con loro dipende pure da noi. Però, mi chiedo: cosa sarà tra pochi decenni di tutto il mondo che si è pazientemente e faticosamente costruito lungo i secoli, attraverso scontri, guerre, sacrifici, fede, conoscenza, lavoro, lavoro, lavoro? Nulla, il Nulla. Sono questi i cittadini, gli italiani, di domani? Sono forse diversi, e più nostrani, rispetto agli stranieri extracomunitari che sbarcano da noi a fiumi?
Tabula rasa, zero assoluto, il postumano si realizza anche senza manipolazioni genetiche, robot sostitutivi, intelligenze artificiali e mostri prodotti in laboratorio. Quel treno della notte non portava da un paese a un altro, portava solo nella notte.
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Ti auguro il coraggio di girare pagina quando le cose non vanno come dovrebbero, o semplicemente, come vorresti che andassero.
Ti auguro la forza di lasciar perdere, tutte le volte in cui, pur mettendoci tutta la volontà del mondo, non si può ingranare.
Ti auguro di non ancorarti a qualcosa che non può e non potrà farti sorridere e piangere di felicità.
Ti auguro la voglia di osare sempre, la capacità di ascoltare i consigli di chi ti vuole bene ma, poi, puntualmente, la caparbietà di decidere solo in base a quel che senti, a ciò che provi.
Ti auguro di poter ricominciare sempre,
anche quando la vita e le situazioni non saranno dalla tua parte perché chi non ricomincia inciampa, inevitabilmente, in ricordi aggrovigliati che ti fanno smettere di pensare al futuro.
Abbi la forza di conservare i momenti vissuti ma di non vivere dentro essi.
Sii forte...
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Emma Redegalli “La sindrome di Wanderlust.”
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elenascrive · 3 months
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Mio Caro 2024,
innanzitutto Ti dò il Mio benvenuto
Ti dico subito che
rispetto ai Tuoi predecessori,
non voglio riempirti di nuovi propositi
Soprattutto di aspettative
che sanno solo d’illusioni
Da Te vorrei solo concretezza
Ecco perché sarò pronta
a qualsiasi evenienza
So benissimo che molto dipenderà da Me,
dal coraggio che riuscirò a scavare
dal profondo delle Mie paure
Da quei limiti che riuscirò a superare,
non facendomi intrappolare
da quelle insicurezze e dalle sfighe
Da quei confronti che
devo assolutamente evitare,
per non cadere in quel senso
d’inadeguatezza
che mi accompagna da tutta la Mia Vita
Voglio continuare a prendermi
cura di Me Stessa
per piacermi di più
Voglio continuare ad essere più egoista
per Il Mio Amor proprio
Smettere d’inseguire, di ricorrere
per essere Io
Colei che di tanto in tanto
viene inseguita e rincorsa
Continuando ad imparare l’arte
di lasciare andare
Meno senso del dovere e più strafottenza,
infischiandomene delle conseguenze
Voglio essere più indulgente
accarezzando dolcemente quei Miei sbagli
quasi fossero vittorie
per ricavarne qualcosa di buono
per il futuro
perché ho costantemente voglia d’imparare,
soprattutto dai Miei errori
Continuando a percorrere la strada
della consapevolezza di non essere per tutti
di vivere il Mio tempo senza ritardi
Questa è la Mia vita
non quella degli altri,
la vivo alla giornata
provando a non avere rimpianti
Spero di accantonare chi
non ne vuole fare parte,
mandando a fanculo
chi mi dice cosa fare
Ribellandomi con il rumore assordante
del Mio silenzio
contro le ingiustizie
che nel frattempo si saranno
moltiplicate
Perché Io sono una Guerriera
e l’Unica Persona a cui devo dimostrarlo
è a Me Stessa!
Sarai un anno bisestile
con quel Tuo giorno in più
che mi auguro possa riuscire
a fare la differenza
ed Io con Te!
Ti saluto con un abbraccio d’incoraggiamento!
Tua Elena
@elenascrive
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crazy-so-na-sega · 6 months
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C'è in Italia un po’ di gente, gente giovane, e cominciano a riconoscersi e a contarsi, che non si sente nata a far da fedelissimo a nessuno; che saggia, sonda, sposta la visuale, rasenta a volte l’eresia, e preferisce sbagliarsi al dondolarsi tra gli agevoli schemi; che parla un linguaggio proprio e ha proprie e ben conoscibili idee; che considera il presente unicamente in funzione del futuro; che ha buone gambe e una tremenda voglia di camminare.
-Berto Ricci
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sealmenofossi · 2 months
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le giornate con te durano troppo poco, mi fai venire voglia di vivere il futuro insieme
#ti
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nineteeneighty4 · 1 month
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"Come ti vedi tra cinque anni?"
Questa domanda mi fu posta da G, l'estate in cui percorsi in bici quasi tutta la costa di Maratea. All'epoca risposi scherzando che il futuro lo immaginavo senza covid e lockdown, senza la paura di stringerci come un tempo e con la volontà di vivere ogni momento, ogni attimo. Poi aggiunsi che mi vedevo in un'altra città intenta a lavorare, e a sorridere.
Mi domandò "Da sola o in compagnia?"
"Da sola," gli dissi." Non riesco a immaginarmi con qualcuno. Il pensiero di poter scorgere la mancanza di umanità nello sguardo altrui, mi fa paura. Forse un giorno avrò di nuovo il coraggio di cercare - dell'-altro. Per il momento non ne ho voglia. Non voglio sapere cosa nasconde l'anima di chi ho di fronte ".
"Tu cosa nascondi?"
" Un lupo e cappuccetto rosso".
Penso sia stata una delle convenzioni più belle della mia vita. Qualcosa che ora mi fa piacere condividere.
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femmenoir-red · 1 year
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Ti auguro il coraggio di girare pagina quando le cose non vanno come dovrebbero o semplicemente.. come vorresti che andassero.
Ti auguro la forza di lasciar perdere, tutte le volte in cui..pur mettendoci tutta la volontà del mondo..
non si può ingranare.
Ti auguro di non ancorarti a qualcosa che non può e non potrà farti sorridere e piangere di felicità.
Ti auguro la voglia di osare sempre..la capacità di ascoltare i consigli di chi ti vuole bene ma.. poi.. puntualmente.. la caparbietà di decidere solo in base a quel che senti ..a ciò che provi.
Ti auguro di poter ricominciare sempre..
anche quando la vita e le situazioni non saranno dalla tua parte perché chi non ricomincia inciampa inevitabilmente.. in ricordi aggrovigliati che ti fanno smettere di pensare al futuro..
Abbi la forza di conservare i momenti vissuti ma di non vivere dentro essi...🖤
@femmenoir-red
-emozioninoired 10*05*23
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falcemartello · 1 year
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The Way of Silence II by František Kupka (1903)
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Chissà se il cielo si aspetta qualcosa dal futuro, o se ha solo voglia di crollare.
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