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#signorine perbene
gregor-samsung · 4 years
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De Grieux era come tutti i francesi, cioè allegro e amabile quando ciò era necessario e vantaggioso, e insopportabilmente noioso quando non era più necessario essere allegro e amabile. Di rado i francesi sono allegri per natura; sono sempre allegri su ordinazione o per calcolo. Se, per esempio, un francese ritiene necessario fare l’originale, il capriccioso, insomma il tipo un po’ eccezionale, ebbene i suoi capricci – incredibilmente sciocchi e innaturali – assumono invariabilmente delle forme già comunemente accettate e involgarite. Il francese «al naturale» è una quintessenza del più borghese, meschino e comune «spirito positivo», è insomma l’essere più noioso di questo mondo. Secondo me, soltanto dei novellini – e specialmente le signorine russe – possono lasciarsi sedurre dai francesi. A qualsiasi persona perbene appare immediatamente evidente e insopportabile il burocraticismo di quelle forme di amabilità, disinvoltura e allegria da salotto accettate una volta per tutte.
Fëdor Dostoevskij, Il giocatore, traduzione di Gianlorenzo Pacini, Garzanti, 1977 [Libro elettronico]
[ 1ª ed. originale: Игрокъ, Fyodor Stellovsky editore, 1866 ]
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girlfromtube · 6 years
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PHOTOSET: (1) http://girlfromtube.tumblr.com/post/178035910333 (2) http://girlfromtube.tumblr.com/post/178035918723 Gerald O'Hara: Brava miss Scarlett O'Hara. Ecco, stai qui a spiarmi e poi come tua sorella Suellen, vai a riferire alla mamma che ho ricominciato a saltare! Scarlett O'Hara: Oh papà, sai che non sono pettegola come Suellen! Ma visto che l'anno scorso ti sei rotto una gamba, saltando quella stessa staccionata, io... Gerald O'Hara: Non permetto che mia figlia mi dica quello che devo o non devo fare! Il collo è mio, no? Scarlett O'Hara: Va bene papà, fai come ti pare. Scarlett O'Hara: Non voglio Tara. A che serve una piantagione, quando... Gerald O'Hara: Oseresti dire miss Scarlett O'Hara che la terra non conta nulla per te? Ma se è la sola cosa per cui valga la pena di lavorare, di lottare, di morire. Perché è la sola cosa che duri! Scarlett O'Hara: Oh, parli come un Irlandese. Gerald O'Hara: E sono molto fiero di esserlo! E non dimenticare Scarlett, che per metà lo sei anche tu. E chiunque abbia una goccia di sangue irlandese, ama la terra come la propria madre. Ma per ora sei troppo giovane. L'amore per la terra, ti verrà col tempo, è fatale quando si è nati Irlandesi. Scarlett O'Hara: Ma Ashley non sa che lo amo... Glielo dirò che lo amo! E allora non potrà sposarla! Mammy: Ora, miss Scarlett tu stare buona. Mangiare qualche cosa. Scarlett O'Hara: No! Voglio godermela tanto oggi! Mangierò dai Wilkes. Mammy: Se a te non importare buona reputazione, a me si! Ti avere detto e ridetto, che vera dama in pubblico dovere mangiare poco come uccellino! Non stare bene che nella casa di Mr. Wilkes, tu ingozzarti e riempirti come tacchino! Scarlett O'Hara: Per dindirindina. Ashley mi ha detto che gli piacciono le ragazze di buon appetito! Mammy: Quello che giovanotti dire e quello che pensare, essere due cose. E a me non parere che lui avere chiesto di sposarti! Scarlett O'Hara: Quante stupidaggini si devono fare, per trovare marito! Scarlett O'Hara: Mi guarda come... Come se volesse spogliarmi con gli occhi. Ashley Wilkes: Felice?! Melanie Hamilton: Molto felice! Ashley Wilkes: Questo luogo ti si addice, come se fosse stato creato per te. Melanie Hamilton: Sono lieta di appartenere alle cose che ami. Ashley Wilkes: Tu ami Le Dodici Quercie? Melanie Hamilton: Si Ashley, questi luoghi mi sono tanto cari. E' tutto un mondo pieno di grazia e di bellezza! Ashley Wilkes: E' troppo irreale perché possa durare per sempre. Melanie Hamilton: Temi quello che potrà succedere se scoppia la guerra? Ma noi caro, non abbiamo nulla da temere. Niente distruggerà il nostro amore, Ashley. Seguiterò sempre ad amarti, come ti amo ora, fino alla morte. Scarlett O'Hara: Perché devo andare a riposare? Non sono stanca! Mammy: Le signorine perbene, fare sonnellino dopo mangiato. E' tempo che tu cominciare a comportarti come figlia di miss Ellen. Scarlett O'Hara: Oh Mammy, da quello che ho visto a Saratoga, nessuna ragazza del nord fa il sonnellino. Mammy: Oh no, ma non trovare nessuna di quelle ragazze al ballo di stasera. Ashley Wilkes: Quasi tutte le miserie del mondo, sono causate dalle guerre. E quando le guerre sono finite, nessuno sa più perché sono scoppiate. Ashley Wilkes: Dimentichiamo questi istanti. Scarlett O'Hara: Perché dimenticarli?! Non volete sposarmi?! Ashley Wilkes: Sto per sposare Melanie. Scarlett O'Hara: Ma non potete, se volete bene a me! Ashley Wilkes: Perché volete che vi dica cose che possano ferirvi? Come posso farvi capire? Siete così giovane, non sapete cosa sia il matrimonio. Scarlett O'Hara: So che vi amo e che voglio essere vostra moglie! Voi non amate Melanie... Ashley Wilkes: C'è tra lei e me, una comprensione infinita, Scarlett. Scarlett O'Hara: Ma amate me! Ashley Wilkes: Come potrei non amarvi?! Voi avete quell'ansia di vivere, che io non ho. Ma questo genere d'amore non basta a rendere felice un matrimonio tra due persone diverse come noi. Scarlett O'Hara: Voi non siete un gentiluomo! Rhett Butler: E voi non siete una signora. Non è un titolo di demerito, le signore non mi hanno mai interessato. Scarlett O'Hara: Prima siete vile e meschino con me e poi mi insultate! Rhett Butler: Volevo farvi un complimento. E spero di rincontrarvi quando vi sarete liberata dal fascino dell'elegante Mr. Wilkes; non mi sembra affatto degno di una ragazza che ha la vostra...com'era?! "Ansia di vivere"! Scarlett O'Hara: Che villano, non siete degno di pulirgli le scarpe! Rhett Butler: E dovevate odiarlo per tutta la vita! Melanie Hamilton: Scarlett è soltanto spiritosa e un po' vivace. India Wilkes: Si, gli uomini corteggiano le ragazze come lei, ma non le sposano! Scarlett O'Hara: Dimostrerei poco amor patrio, odiando uno dei più grandi eroi della guerra. Confesso che mi ha sorpreso vedervi assumere un così nobile atteggiamento. Rhett Butler: Non voglio abusare della vostra infantile immaginazione. Non sono né nobile né eroico. Scarlett O'Hara: Ma avete forzato il blocco... Rhett Butler: Per guadagno. Solo per guadagno. Scarlett O'Hara: Volete dirmi che non credete alla causa? Rhett Butler: Credo in Rhett Butler, è la sola causa che riconosco. Il resto conta ben poco. Rhett Butler: Chi ha coraggio, fa anche a meno della reputazione. Rhett Butler: Non cominciate a far la civetta, non mi contento facilmente. Voglio ben altro che civetterie. Scarlett O'Hara: E cosa volete?! Rhett Butler: Ve lo dirò Scarlett O'Hara, se vi leverete quella falsa maschera da ingenua. Un giorno voglio che diciate a me, le parole che diceste ad Ashley Wikes. "Vi amo." Scarlett O'Hara: Questa voglia non ve la leverete, Capitano Butler, campaste cent'anni! Rhett Butler: Non sono gentile, vi sto tentando. Non do' nulla senza ricevere qualcosa in cambio. Mi ripago sempre. Scarlett O'Hara: Se credete che vi sposerò per un cappello, sbagliate. Rhett Butler: Non illudetevi, non sono tipo da sposarmi. Scarlett O'Hara: Ma neppure un bacio, vi darò... Rhett Butler: Aprite gli occhi e guardatemi. Non vi bacerò neanche, benché ne abbiate bisogno. E' questo il guaio, dovreste essere baciata e spesso e da uno esperto! Scarlett O'Hara: Oh e suppongo credete di essere il tipo adatto. Rhett Butler: Chissà. Al momento buono, s'intende. Scarlett O'Hara: Non c'è nulla che non farei per voi, Ashley! Ashley Wilkes: Potete fare una cosa, per me. Scarlett O'Hara: Cosa?! Ashley Wilkes: Avere cura di Melanie. E' così fragile e delicata e vi vuole tanto bene. Se io dovessi morire... Scarlett O'Hara: Oh, non dite queste cose porta male! Dite una preghiera. Ashley Wilkes: Ditela voi per me. Dovete pregare molto, ora che la fine è vicina. Scarlett O'Hara: La fine? Ashley Wilkes: La fine della guerra e del nostro mondo, Scarlett. Scarlett O'Hara: Ma non penserete che i nordisti ci batteranno??? Ashley Wilkes: Scarlett, i nostri uomini sono scalzi e in Virginia la neve è già alta. Noi siamo stremati e i nordisti invece sono bene armati e sono tanti. Tanti! Beh, quando arriverà la fine non so dove sarò. Mi conforterà sapere che almeno voi le siete vicina. L'aiuterete è vero? Scarlett O'Hara: Si. Non, non c'è altro Ashley? Ashley Wilkes: Nient'altro. Addio. Scarlett O'Hara: Oh, non posso lasciarvi partire!!! Ashley Wilkes: Siate forte. Dovete. Scarlett O'Hara: No!!! No!!! Ashley Wilkes: Ho tanta fiducia in voi. Oh Scarlett, siete così buona, forte e bella. Non solo bella, ma cara. Scarlett O'Hara: Dite che mi amate! Vivrò di quest'istante tutta la vita! Belle Watling: Voi dovete accettare il mio denaro, miss Wilkes. E' denaro buono, anche se mio. Melanie Hamilton: Siete davvero molto generosa. Belle Watling: No affatto, ma anch'io ho il diritto di aiutare il mio Paese. Melanie Hamilton: Oh, ma certo che l'avete! Belle Watling: C'è della gente che non la pensa così. Ma forse non sono buoni Cristiani come voi. Rhett Butler: Ho atteso che cresceste e che vi levaste dal cuore quel melanconico Ashley. Ora ho saputo che miss Wilkes è in procinto di avere un bambino. Come si fa ad amare un uomo ammogliato e con figli? Then there fell a silence... More terrifying than the pounding of the cannon... Scarlett O'Hara: Ma Melanie ha le doglie! Dovete venire con me! Dr. Meade: Ma siete pazza? Ma non posso lasciare i feriti, ora. Stanno morendo a centinaia. E trovate una donna che v'aiuti! Scarlett O'Hara: Ma non c'è nessuno. Venite, vi prego, potrebbe morire. Dr. Meade: Morire? E guardate qui, muoiono dissanguati e non si puo' far nulla!!! Niente cloroformio, niente fasce, niente!!! Niente per alleviare le loro pene. Andatevene, non mi seccate. Su state calma figliola, si partorisce anche senza medico. Prissy: Si deve mettere un coltello sotto il letto, per tagliare il dolore in due. Scarlett O'Hara: Dovreste vergognarvi di lasciarmi sola e indifesa! Rhett Butler: Voi indifesa?! Che il cielo aiuti i nordisti, se vi catturano! Suellen O'Hara: Mamma diceva che le vere signore si riconoscono dalle mani. Carreen O'Hara: Credo che queste cose, non contino più nulla ormai. Gerald O'Hara: Si deve essere severi coi domestici, ma anche gentili. Specialmente con i negri. Frank Kennedy: Vedete, sono tanto più vecchio di lei e adesso non ho un soldo. Scarlett O'Hara: E chi ne ha, oggi. Frank Kennedy: Miss Scarlett, se credete che l'amore valga qualcosa, siate certa che Suellen puo' considerarsi ricca. Pork: Chiedere non è ottenere. Ashley Wilkes: Sono un vile. Scarlett O'Hara: Voi siete un vile?! Di che cosa avete paura? Ashley Wilkes: Oh, soprattutto della dura realtà della vita credo. Non che mi dispiaccia spaccar legna, ma mi turba la perdita della bellezza della vita che amavo. Se non ci fosse stata la guerra, avrei trascorso l'esistenza rintanato a Le Dodici Quercie. Ma c'è stata la guerra, ho visto morire gli amici d'infanzia, ho visto l'agonia di uomini uccisi da me. E ora devo vivere in un mondo che per me è peggio della morte. Ho paura di vivere in un mondo simile. Ma non riuscirò mai a farvelo capire, perché voi non avete paura, a voi la vita non spaventa e non desiderate sfuggire alla realtà. Scarlett O'Hara: Sfuggire alla realtà?! Oh, Ashley avete torto. Voglio sentirmi libera! Sono così stanca di tutto. Ho lottato per trovare cibo e denaro. Ho arato e zappato e raccolto cotone, ma non posso continuare così. Scarlett O'Hara: Oh, mi amate! Mi amate! Ditelo che mi amate, ditelo che mi amate, ditelo che mi amate... Ashley Wilkes: No. No. Non ve lo dirò, non devo e non voglio. Non succederà più, me ne andrò col bambino e Melanie. Va bene ve lo dirò, amo il vostro coraggio e la vostra tenacia. Le amo tanto che un momento fa stavo per dimenticare la migliore delle mogli. Ma no, no Scarlett, non la dimenticherò! Scarlett O'Hara: Allora non mi resta nulla. Nulla per cui lottare e per cui vivere. Ashley Wilkes: Si, vi resta qualcosa. Qualcosa che amate più di me, benché non lo sappiate. Tara. Scarlett O'Hara: Si. Si, mi resta questo. Non ve ne andate, non voglio dobbiate morir di fame solo perché vi ho detto che vi amo. Non accadrà più. Ashley Wilkes: Non avreste permesso che diventassi un ladro, ma vi siete venduta a un uomo che non amate. Ashley Wilkes: Io non voglio arricchirmi sfruttando le disgrazie altrui. Scarlett O'Hara: Però non vi dispiaceva avere degli schiavi. Ashley Wilkes: Era diverso, erano trattati umanamente. Scarlett O'Hara: Avete dimenticato che significa esser poveri? Mi sono resa conto che il denaro è la cosa più importante che ci sia. Non voglio più restare senza denaro. Ne voglio accumulare tanto da essere sicura che nessuno potrà togliermi Tara e farò soldi a qualunque costo! Ashley Wilkes: Ma non siamo i soli ad aver sofferto, Scarlett. Guardate i nostri amici, conservano il loro onore e la loro dignità. Scarlett O'Hara: Si e crepano di fame. Sono degli sciocchi che non sanno come cavarsela da soli. Rhett Butler: Non bevete da sola Scarlett, si viene sempre a sapere e ci si rovina la reputazione. Scarlett O'Hara: Oh Rhett, ho tanta paura! Rhett Butler: Non ci credo, non avete mai paura voi. Scarlett O'Hara: Ma ora si, ho paura di morire e di andare all'Inferno. Rhett Butler: Siete in ottima salute e forse l'Inferno non c'è. Scarlett O'Hara: Oh si che c'è, lo so bene, lo sanno tutti. Rhett Butler: Oh beh, se lo sanno tutti allora è inutile negarlo. Rhett Butler: Se poteste ricominciare daccapo, fareste lo stesso. Siete come il ladro cui non dispiace affatto di avere rubato, ma è molto molto afflitto di andare in galera. Rhett Butler: Perdonatemi se vi ho offesa con la violenza della mia passione adorata Scarlett. Volevo dire, cara Mrs. Kennedy. Ma non deve esservi sfuggito che da qualche tempo l'amicizia che nutro per voi, si è mutata in un sentimento profondo. Un sentimento più bello, più puro, più elevato. Posso osare di chiamarlo amore?! Scarlett O'Hara: Alzatevi in piedi, non mi vanno gli scherzi volgari! Rhett Butler: Ma è una autentica proposta di matrimonio, fatta nel momento che mi sembra più opportuno. Devo cogliere l'occasione fra un marito e l'altro. Scarlett O'Hara: Non vi amo e non mi piace il matrimonio. Rhett Butler: Sbagliate perché puo' essere piacevole. Scarlett O'Hara: Piacevole? Perdindirindina, per gli uomini forse. Rhett Butler: Ora che sei così ricca, potrai mandare al diavolo chi vuoi. E' stata sempre una tua aspirazione. Scarlett O'Hara: Ma io tenevo soprattutto a mandare al diavolo, te. Scarlett O'Hara: Ha detto che ci possiamo dare delle arie e bardarci con finimenti da cavallo, ma saremo sempre dei muli sottopelle. Non la daremo a bere a nessuno. Rhett Butler: E' sacrosantamente vero. Mami la sa lunga. E' una delle poche persone di cui vorrei avere la stima. Scarlett O'Hara: E' inutile, tu non mi puoi capire. Rhett Butler: Ti compatisco, Scarlett. Scarlett O'Hara: Mi compatisci? Rhett Butler: Si. Ti compatisco perché calpesti la vera felicità per inseguire un ideale che non ti renderà felice. Rhett Butler: Sembra che una madre, anche se cattiva, sia sempre meglio di niente. Ashley Wilkes: Non sempre possiamo seguire le persone che amiamo. Dr. Meade: Vuol vedere Scarlett. Melanie deve morire in pace, niente confessioni al letto di morte tanto per alleggerirvi la coscienza. Siamo intesi? Ashley Wilkes: Non posso vivere senza di lei! Non posso! Ogni mio bene, se ne va con lei. Scarlett O'Hara: Ashley...l'amate davvero allora. Ashley Wilkes: E' il mio unico sogno che non sia stato distrutto dalla realtà. Scarlett O'Hara: Sogni, solamente sogni, mai del buon senso! Scarlett O'Hara: Io ho amato qualcosa che non esiste... Strano. Mi è indifferente. Sento che non m'importa. Non me ne importa niente. Scarlett O'Hara: Le sue ultime parole sono state per te. Rhett Butler: Che ha detto? Scarlett O'Hara: Ha detto "Sii buona con tuo marito. Ti ama tanto." Rhett Butler: Non ha detto altro? Scarlett O'Hara: Si. Mi ha chiesto di vegliare su Ashley. Rhett Butler: Così hai anche il consenso della prima moglie, eh? Scarlett O'Hara: Come sarebbe? Che vuoi fare? Rhett Butler: Ti lascio, mia cara. Ora ti occorre solo il divorzio e il tuo sogno con Ashley si avvererà. Rhett Butler: Separiamoci con un po' di dignità. Niente scenate. Rhett Butler: Cara, sei davvero una bambina. Credi dicendo "Mi dispiace", di cancellare il passato. Scarlett O'Hara: So solo che ti amo!!! Rhett Butler: Questa è la tua disgrazia. Scarlett O'Hara: Che cosa posso fare??? Cos'è che conta nella vita??? *Gerald O'Hara: Oseresti dire miss Scarlett O'Hara che la terra non conta nulla per te? Ma se è la sola cosa per cui valga la pena di lavorare...la sola cosa che duri!* *Ashley Wilkes: Qualcosa che amate più di me, benché forse non lo sappiate. Tara.* *Rhett Butler: Trai la tua forza da questa terra. Da Tara!*
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voxmagnews-blog · 5 years
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Si arrossisce ancora?
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In altri tempi era considerato segno di virtù e di sensibilità delicata che le signorine perbene arrossissero in presenza di argomenti sconvenienti o di scene anche solo lievemente scabrose. Non solo non è più di moda, ma parrebbe che si sia perlopiù perso l’abilità di arrossire, almeno in Occidente. Nei limiti in cui la capacità esista ancora, è oggi piuttosto considerata un problema e Internet abbonda di suggerimenti per evitare di farsi cogliere dal rossore verginale. Una volta, quando era necessario dimostrare di essere scioccate dalle male parole o dai riferimenti alle varie forme di eccessiva intimità, si insegnava invece come arrossire a volontà - una parte nell’armamentario delle conoscenze femminili dell’epoca. Il primo consiglio era il più ovvio: pizzicarsi le guance, stando attente ovviamente a non farlo così forte da lasciare le impronte delle dita. Era comunque più elegante utilizzare metodi che permettessero di arrossire a comando senza una preparazione preventiva, da utilizzare all’istante per, ad esempio, dimostrare la debita commozione quando un corteggiatore arrivava finalmente a “dichiararsi”. Si consigliava soprattutto di pensare subito ad un momento di terribile imbarazzo o di richiamare alla mente una lite particolarmente furiosa. Per quanto non sia stata lei ad inventare la delicata sensibilità femminile, una delle maggiori propagandiste del “look” fu la ritrattista veneziana Rosalba Carriera(1675-1757): se non necessariamente la più grande, verosimilmente la più prolifica ritrattista femminile di tutti i tempi. Dominava in assoluto il tardo Barocco con i suoi pastelli dei regnanti, dei nobili e dei ricchi di tutta l’Europa. Assistita dalle sorelle e da uno stuolo di assistenti, produsse un’immensità di influenti ritratti di chi allora contava e, specialmente, delle consorti e figlie, immancabilmente con il delicato rossore alle gote indicativo di una fine sensibilità. Il “Ritratto femminile con maschera” qui sopra è caratteristico della produzione, ma alla Carriera furono commissionati ritratti anche di Luigi XV re di Francia, di Massimiliano II di Baviera, di Augusto II Elettore di Sassonia e re di Polonia, di Federico IV di Danimarca e altri regnanti ancora. Il valore sociale del temporaneo arrossamento - il “blush”  inglese - è oggi conservato perlopiù nel nome di un cosmetico utilizzato per dare colore al viso, creando - si spera - un aspetto più giovane, forse più “verginale”. La fine era però già segnata nel 1880, quando il London Telegraph riferì della commercializzazione di un “Lady’s Blushing Bonnet”, un cappellino che, attraverso due molle d’acciaio azionate da un abbassamento della testa, poteva per un instante comprimere le arterie che portano il sangue alle guance, provocando il rossore desiderato senza nemmeno pensare al peccato. Read the full article
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galleriaartethule · 7 years
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http://www.centrostudilaruna.it/napoli44.html
“Entrato a Napoli nel 1943 con la Quinta Armata, il giovane ufficiale inglese Norman Lewis si trovò stupefatto al centro della città delle signorine e degli sciuscià, scena mobile della prostituzione universale, oltre che di un’arte consumata dell’inventarsi la vita dal nulla. Come non bastasse, fu subito adibito a funzioni di polizia, quindi costretto a constatare ogni giorno le turbolenze, i fantasiosi maneggi e gli imbrogli che si celavano tra vicoli e marina. E capì subito che, di quanto gli accadeva, era il caso di prendere nota. Così, facendo della sua qualità principale, il “saper entrare e uscire da una stanza senza che nessuno se ne accorga”, un fatto di stile, Lewis si aggira in una Napoli trasformata dalla guerra in un immenso, miserabile mercato nero – e registra tutto sui suoi taccuini.
Mentre i colleghi si dedicano alla maldestra realizzazione di piani fantasiosi, come quello di far passare le linee ad un gruppo di prostitute sifilitiche per diffondere l’epidemia nel Nord occupato, lui indaga su figure e avvenimenti che gli paiono, al momento del tutto normali: signore in cappello piumato che mungono capre fra le macerie, statue di santi preposti da una folla in deliquio a fermare l’eruzione del Vesuvio, professionisti in miseria che sopravvivono impersonando ai funerali un aristocratico e imprescindibile “zio di Roma”, ginecologi deformi specializzati nel restauro della verginità, nunzi apostolici che contrabbandano pneumatici rubati, e così via. I taccuini che Lewis tenne in quel periodo finirono poi per costituire questo libro, di cui il minimo che si può dire è che mai un occhio tanto sobrio e preciso si era posato su una realtà così naturalmente folle e sgangherata. E questo ne fa “un’esperienza unica per il lettore così come deve esserle stata un’esperienza unica per chi lo ha scritto”
Questa la breve nota editoriale che presenta un’opera assolutamente consigliata a quanti hanno creduto o credono alla ormai consunta retorica della “liberazione”. Per anni i mass-media, scuola, università, opinionisti allineati hanno spacciato la sconfitta militare e l’occupazione straniera come un trionfo del popolo sulla dittatura. Con uno zelo degno di miglior causa, in buona o malafede imbonitori d’ogni risma ci hanno propinato lo schema che si ripete infinitamente: gli americani che rappresentano il bene, un nemico sempre demoniaco da distruggere senza pietà o scrupoli, mille scuse e pretesti per giustificare invasioni, bombardamenti etici, embarghi terapeutici, torture orribili, soppressione dei diritti più elementari ma sempre, ovviamente, per il trionfo della giustizia. Ogni tanto alla rigida cappa del controllo mediatico sfugge qualche scheggia. Napoli ’44, presentato come un romanzo ed uscito nel 1978 ci mostra il lato oscuro di un paese occupato ed incapace di difendersi che si vende ai vincitori anima e corpo. Con una forza evocativa pari e forse superiore a quella de La pelle di Curzio Malaparte i taccuini di Lewis sono anche un efficace documento storico. La testimonianza assolutamente oggettiva ed attendibile, visto il ruolo rivestito dall’autore, di quello che può succedere ad una Nazione che perde il bene più prezioso: la propria sovranità.
Norman Lewis Napoli ‘44 Edizioni Adelphi, Milano 1993
Alcuni passi dal libro:
28 settembre 1943
Ricoverato al 16° Evacutation Hospital americano di Paestum con la malaria – forse una ricaduta, ma più probabilmente una nuova infezione. Il dottore mi ha informato che gli acquitrini della zona sono ancora malarici, e le zanzare, che si ritiene abbiano falcidiato la fiorente colonia greca dell’antichità, attive come sempre. La maggior parte dei pazienti ha ferite da combattimento, e da molti di loro ho avuto conferma della storia che avevo trovato davvero incredibile, e cioè che alle unità combattenti americane gli ufficiali hanno dato ordine di colpire a morte i tedeschi che tentino di arrendersi. Pag. 27.
4 ottobre 1943
Qualche chilometro prima di Napoli città, la strada si allarga in una specie di piazza, dominata da un vasto edificio pubblico semiabbandonato, ricoperto di manifesti e con i vetri delle finestre infranti. Qui si erano fermati molti camion, e anche il nostro conducente si è portato sul bordo della strada e ha tirato il freno. Uno dei camion trasportava approvvigionamenti dell’esercito americano e i soldati, immediatamente raggiunti da molti di quelli che viaggiavano sul nostro camion, gli si affollavano intorno, cercando di arraffare tutto quello su cui riuscivano a mettere le mani. Quindi reggendo ciascuno una scatola con la razione, si riversavano all’interno del municipio, facendo scricchiolare i vetri di cui era cosparso il pavimento. Li ho seguiti, ritrovandomi in uno stanzone in cui si accalcava una soldataglia tumultuante. Quelli che stavano in fondo spintonavano per avanzare, incitando sguaiatamente gli altri; ma se si raggiungeva il fronte della folla, l’atmosfera si faceva più calma e assorta. Le signore sedevano in fila, a intervalli di circa un metro l’una dall’altra, con la schiena appoggiata al muro. Vestite con abiti di tutti i giorni, queste donne avevano facce comuni, pulite e perbene di massaie, di popolane che vedi in giro a spettegolare o a fare la spesa. Di fianco a ognuna era appoggiata una fila di scatolette, ed era evidente subito che aggiungendone un’altra si poteva far l’amore con una qualsiasi di loro, lì, davanti a tutti. Le donne rimanevano assolutamente immobili, in silenzio, e i loro volti erano privi d’espressione, come scolpiti. Potevano star vendendo pesce, non fosse che a quel luogo mancava l’animazione di un mercato del pesce. Non un incoraggiamento, non un ammicco, niente di provocante, neppure la più discreta e casuale esibizione di nudità. I più animosi, con le scatolette in mano, si erano fatti avanti, fino alla prima fila, ma ora, di fronte a quelle madri di famiglia, donne coi piedi per terra spinte fin lì dalle dispense vuote, sembravano esitare. Pag. 32.
5 aprile 1944
Nell’ultimo bollettino del Bureau of Psychological Warfare si dice che a Napoli quarantaduemila donne esercitano, occasionalmente o con regolarità, la prostituzione. Questo su una popolazione femminile nubile che si aggira intorno a centoquarantamila. Pare incredibile. Pag 137.
28 maggio 1944
Nuove brutalità delle truppe coloniali francesi. Ogni volta che prendono una città o un paese, ne segue lo stupro indiscriminato della popolazione. Di recente tutte le donne di Patrica, Pofi, Isoletta, Supino e Morolo sono state violentate. A Lesola, caduta in mano degli Alleati il 21 maggio, hanno stuprato cinquanta donne, e siccome non ce n’erano abbastanza per tutti hanno violentato anche i bambini, e persino i vecchi. Stando a quanto viene riferito, i marocchini di solito aggrediscono le donne in due – uno ha un rapporto normale, mentre l’altro la sodomizza. In molti casi le vittime hanno subito gravi lesioni ai genitali, al retto e all’utero. A Castro dei Volsci i medici hanno curato trecento vittime di stupro, e a Ceccano gli inglesi, per proteggere le donne italiane, sono stati costretti a creare un campo sorvegliato da guardie armate. Molti di questi nordafricani hanno disertato e stanno attaccando paesi a grande distanza dalle linee. Dagli ultimi rapporti risulta che si sono fatti vivi nelle vicinanze di Afragola, aggiungendo un terrore nuovo a quello già causato dalle innumerevoli scorrerie di saccheggiatori. Oggi sono andato a trovare una ragazza di Santa Maria a Vico che si diceva fosse impazzita dopo la violenza subita da parte di una numerosa banda di nordafricani. Vive sola con la madre (anch’essa ripetutamente violentata), e in totale miseria. Le sue condizioni erano migliorate, e si comportava in modo assennato, con molta grazia, anche se non poteva camminare per via delle lesioni subite. Carabinieri e Polizia dicono che secondo i medici è pazza, e che se ci fosse stato un letto disponibile l’avrebbero ricoverata in manicomio. Sarà molto difficile, a questo punto, che possa mai trovare marito. Ci si trova di fronte alla sanguinosa realtà di quello stesso orrore che spingeva l’intera popolazione femminile dei paesi della Macedonia a gettarsi dai dirupi piuttosto che cadere in mano degli invasori turchi. Un destino peggiore della morte: in effetti era proprio questo. Pag. 172.
13 agosto 1944
Oggi si è presentata in ufficio una ragazzina sudicia e lacera, che ha detto chiamarsi Giuseppina. Questa dodicenne dall’aria molto sveglia non ha voluto dirmi di sé altro che l’età, che i suoi genitori erano stati uccisi nel grande bombardamento e che vive “sotto una casa” lungo il fiume. Ci sono centinaia di maschietti nelle sue condizioni, orfani scalzi, laceri e affamati, che in un modo o nell’altro tirano avanti, e riempiono i vicoli con le loro risate, ma Giuseppina è stata la prima bambina abbandonata che io abbia visto. Mi ha detto di essere venuta per la coperta, come al solito. Non sapevo cosa risponderle. Le coperte, in questa Italia in rovina, sono una forma di valuta, e piuttosto pregiata, se si considera che il prezzo di un buon articolo australiano o canadese equivale alla paga settimanale di un operaio. Le ho detto che non avevo coperte da darle, e ho proposto un pacco di biscotti, che lei ha rifiutato con garbo. “Non è più il posto di Polizia?” mi ha chiesto. Le ho risposto di si, che lo era, e lei mi ha detto che l’uomo di prima – chiaramente il mio predecessore canadese – le dava una coperta una volta alla settimana. Solo allora ho capito il tragico significato delle richiesta, e che quella creaturina ancora acerba, tutta pelle e ossa era una prostituta-bambina. Pag 195.
23 settembre 1943
…Comunque, accantonando ogni questione sui miei errori personali, sono arrivato alla conclusione che, in cuor suo, questa gente non deve poterne proprio più di noi. Un anno fa li abbiamo liberati dal Mostro Fascista, e loro sono ancora lì, a fare del loro meglio per sorriderci educatamente, affamati come sempre, più che mai fiaccati dalle malattie, circondati dalle macerie delle loro meravigliose città, dove l’ordine costituito non esiste più. E alla fine cosa ci guadagneranno? La rinascita della democrazia. La fulgida prospettiva di poter un giorno scegliere i propri governanti in una lista di potenti, la cui corruzione, nella maggior parte dei casi, è notoria, e accettata con stanca rassegnazione. In confronto, i giorni di Benito Mussolini devono sembrare un paradiso perduto. Pag. 222.
https://www.youtube.com/watch?v=0LwYJOnZMQo
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cmplus-me · 6 years
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L'educazione delle fanciulle. Dialogo tra due signorine perbene
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L'educazione delle fanciulle. Dialogo tra due signorine perbene
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emanuelepennini · 6 years
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Una grossa escavatrice cingolata ha fatto sentire il suo rombo nel pomeriggio di Lou Donn. 
Il comune sta provvedendo ad alcuni lavori sulla rotabile, in particolare sul ponticello che attraversa, proprio prima dell’ultimo tornante, il rio del Don, il torrente che scorre al margine della borgata, nonché fonte idrica primaria per noi che, molto più a monte, ne captiamo l’acqua. Rio che ha la maledetta abitudine di ghiacciare quando le temperature, come in questi giorni, faticano a superare lo zero.
Obiettivo degli operai è allargare la stradina, che in quel punto si riduce ad una curva a gomito affiancata da un lato dal fiumiciattolo con un piccolo spiazzo che permette ai caprioli di abbeverarsi, dall’altro dal declivio scavato dal rio stesso. Si tratta, in effetti, di uno dei punti più critici del tracciato della strada che conduce in borgata, sicché questi lavori giungono inaspettati, ma benedetti, come una sorta di regalo natalizio.
Il momento per noi cade a puntino: il divieto di salire con le vetture, infatti, ci fa un baffo, perché attualmente non abbiamo vetture in grado di salire. Con la Terios dal meccanico e la mia macchina che ha troppa paura ad affrontare gli ultimi tornanti, come quelle signorine perbene che temono di scheggiarsi le unghie, quantomeno oggi e domani avremmo comunque finito per concludere l’ascesa con il mezzo di locomozione più antico e di cui ci ha accessoriato la natura: i piedi. Per di più, il mezzo cingolato, quasi fosse un panzer tedesco, ha frantumato quelle lastre di ghiaccio su cui il sale sparso da Elena ieri non aveva fatto abbastanza effetto. Rivelandosi un alleato prezioso.
Quando oggi sono rincasato, nel tardo pomeriggio, ho contribuito a mio modo ai lavori in corso, spargendo altro sale (ormai è un rito quotidiano): il mio, di obiettivo, è quello di far salire la Polo venerdì, a conclusione dei lavori dell’escavatrice. Giusto per risparmiare un po’ di forze: invece di ascendere come uno sherpa con lo zaino carico di acqua e il carrello stracolmo di spesa, nei prossimi giorni potrò così finalmente ricaricare la scorta di sacchi di pellet, abbattuta velocemente a causa del gelo degli ultimi tempi.
La ragazza che ci ha venduto la casa ci aveva avvertito: “Non avrete bisogno della palestra“. Della palestra sicuramente no, forse di una miniera di salgemma sì.
Living in a land down under  Where women glow and men plunder  Can’t you hear, can’t you hear the thunder?  You better run, you better take cover 
Down under, Men at work
  Men at work Una grossa escavatrice cingolata ha fatto sentire il suo rombo nel pomeriggio di Lou Donn.  Il comune sta provvedendo ad alcuni lavori sulla rotabile, in particolare sul ponticello che attraversa, proprio prima dell'ultimo tornante, …
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katholicquotes · 7 years
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L'attuale cristianesimo pecca di buona educazione. Si preoccupa soltanto di non sporcarsi, di non mostrarsi indelicato, teme il fango, la grossolanità, la franchezza, preferendo una meticolosa mediocrità a tutto il resto... Hanno confuso la Chiesa del Cristo con un educandato per signorine perbene. Insomma, tutto quello che è vivo e brillante è passato in mano al vizio; alla virtù non resta che sospirare e spremere una lacrimuccia. Essa ha dimenticato gli infuocati improperi della Bibbia. Invece il cristianesimo deve essere audace e chiamare le cose col loro nome. È giunta l'ora di rinunziare agli angioletti inghirlandati perché diventino angeli più forti e più esigenti degli aeroplani
Andrej Sinjavskij, Pensieri improvvisi, Jaca Book
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janerosecaruso · 7 years
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Tumblr media
L'altro dì abbiamo preso un bel gruzzolo di verdure e legumi. Oggi le ho cucinate perché verrà a pranzo Mrs. Pembly della fattoria vicina con le sue 3 ragazze, sono tutte signorine per bene, purtroppo però il Signore non gli ha donato la bellezza e per ora nessuna di loro ha trovato marito. Che triste sorte. Molte volte la bellezza è effimera, prima o poi scomparirà ma sembra che agli uomini perbene tutto ciò non interessi. Inviterò Anche Padre Angus, adora questi piccoli legumi. Preparerò il tavolo in gradino la temperatura si è alzata notevolmente per fortuna. I fiori stanno sbocciando è il cinguettio degli uccellini renderà il pranzo 🍴 rilassato. #missfenixbook
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meetuttoilresto · 9 years
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Gli algoritmi si drogano?
Facebook e Tumblr continuano a mandarmi annunci riferiti a gravidanze e bambini. Ora, dato che io non ho fatto ricerche in quegli ambiti e dall’ultimo ciclo non ho nemmeno fatto sesso (Grazie viaggi separati, grazie) come devo interpretare il messaggio dell’universo? Scopa?
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meetuttoilresto · 10 years
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Ormoni felici.
Mi rendo conto di essere un po' ingrifata  in un periodo di ormoni felici quando mi impallo su uomini che di solito non guarderei con la faccia della fame. Faccio delle belle figure al mare  dovunque. Poi mi dicono eri calda e accogliente e io non ci devo vedere doppisensi eh.
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meetuttoilresto · 10 years
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Di ricette e altro.
Oltretutto mi sono appena messa la ricetta della torta che gli piace nei preferiti e penso che a quella cena gliela preparerò, tanto perché di tutte le cose che gli farei quella è l'unica su cui ho potere. Ditemi poi come si fa a non volermisi fare sposare. 
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meetuttoilresto · 10 years
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Stamani ti ho riconosciuto dalla schiena, ho posato le cose, buttato giù un paio di respiri e sono venuta a parlarti. Devo dire che ci metto sempre meno, ho fiducia che un giorno saranno meno di 12 ore. 
Ti infastidivo mentre studiavi, lo so perfettamente, e forse ripensandoci adesso sono sembrata una di quelle ragazzine stupide e appiccicose. Sticazzi, quelle la maggior parte delle volte si prendono quello che vogliono, con la perplessità generale.
Ti avevo là e potevo parlarti  -pensando che mi fa sesso anche il tuo polso, mai sentito, il polso erotico- e avresti potuto schiodarmi di lì prima che lo decidessi io soltanto se mi avessi preso di peso e riportato al mio posto. 
O forse neanche, perché a quel punto i miei ormoni avrebbero fatto la ola e avrebbero trovato il modo di stuprarti lì davanti a tutti.
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meetuttoilresto · 11 years
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Mistakes Were Made
Ho deciso da tempo di non essere una persona corretta perché ammettiamolo, non porta a niente, quasi mai.
Cogliere le occasioni si.
Poi ho i sensi di colpa e allora mi ci comporto quasi sempre, da onesta, ma questa è un'altra storia.
Il tutto è per dire che domani uscirò con due tizi, uno il pomeriggio ed uno la sera.
Ho buttato a tutti e due l'esca "Non so se tornare o no" solo per la soddisfazione di vederli impegnati.
Tanto lo sappiamo tutti che Domenica sera sarò a Roma e non sarò mai davvero di nessuno dei due. 
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meetuttoilresto · 11 years
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Cose a caso.
Sono viva, giuro.
In questi giorni avevo anche da scrivere che quando prepari un'esame stupido la mente vaga che è un piacere e escono fuori dei viaggioni che vincerei gli Emmy, perché un film solo non basta voglio una serie tv e si sa che i post sono quasi una sceneggiatura con perle del tipo "Ho litigato con il letto perché non ci sei tu nudo sopra". Roba soft, tipo ondate di ormoni che prenderanno possesso del mio corpo e allora addio.
Doveva esserci una cena e non c'è stata, e dire che non pretendevo nemmeno niente, tranne che le sue mani addosso anche solo per picchiarmi e magari un bacio e poi magari sul letto che ci sono 16 preservativi nuovi in camera mia e nessuno che li usa. 
Lui che mi dice di tornare perché così ci vediamo e io non so che fare perché magari mezzo ormone lo sfogo. Mezzo.
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meetuttoilresto · 11 years
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Se scrivo di te è perché non posso toccarti e perché non ho mai avuto così tanta voglia di toccare qualcuno, Non con le mani ma con ogni parte del corpo, pelle contro pelle fino a non sentire più nemmeno un filo d'aria tra il tuo corpo e il mio e non succederà mai.
Non ci sarebbe imbarazzo, non ci sarebbero pensieri, solo mani, pelle e respiri e gli sguardi, dio gli sguardi.
I tuoi occhi sembravano più chiari ieri sera, quasi dorati e vividi e quando me li sento addosso i miei vestiti pesano e bruciano e prudono e le tue mani su di me sono una necessità e sembrano sempre al posto giusto come se il tuo corpo contro il mio fosse più naturale di ogni cosa al punto che anche le mie stesse mani se mi sfioro mi sembrano sbagliate.
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meetuttoilresto · 11 years
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Easy.
Io non lo so quando sono diventata una facile -con dei limiti- però dev'essere stato quando ho smesso di legare certe azioni ai sentimenti.
Non mi applaudirò ma per come vanno le mie relazioni penso che in fondo sia meglio così. 
Non è quello che voglio, non è ciò di cui ho bisogno ma è quello che ho. E tanto vale goderselo.
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