Quante volte ho sentito la frase, detta da qualche collega: «Sono più le cose che ho imparato io da loro, che viceversa!». E anche io la ripeto spesso. Di sicuro ho appreso dai miei studenti alcune competenze fondamentali per la sopravvivenza: come scassinare un lucchetto, come fingersi attenti mentre fondamentalmente si sta dormendo, come falsificare bene una firma. E molto altro che non posso riferire in questa sede.
Sapete quante cose potremmo imparare da loro? La follia, per esempio. Noi che non impazziamo mai, e proprio per questo rischiamo sempre di impazzire. Da loro potremmo imparare le risate, quelle lunghe, infinite; ripassare un po’ l’arte di fare gli scemi, perché la sola cosa davvero scema è smettere di ridere. Da loro potremmo imparare l’amicizia, quel parlarsi molto più che parlarsi, quel guardarsi molto più che fratelli. Noi che più ci facciamo grandi, più gli amici non sappiamo dove sono, e al massimo le serate con loro le passiamo a ricordare, più che a vivere. Da loro potremmo imparare il rumore, quello che fanno ogni istante, ogni sguardo, ogni colore; potrebbero aiutarci a non tenere sempre le orecchie così tappate, che non c’è peggior sordo di chi non vuol più sentirla, la vita, quando chiama. Da loro potremmo imparare la noia, la capacità di nuotarci dentro, di perderci un po’ in lei, senza quell’istinto che ogni volta ci trascina subito a riva, alla ricerca di un’occupazione, di un impegno, di qualsiasi cosa per non affrontare il vuoto, perché quasi sempre quel vuoto è il seme delle idee migliori.
[...] Da loro potremmo imparare un milione di cose ma una, una più delle altre. E cioè che la vita è una pioggia, che anche se sotto l’ombrello si sta asciutti e protetti, i momenti migliori saranno sempre quelli in cui te ne freghi, chiudi l’ombrello e ti metti a correre.
I momenti in cui ti lasci bagnare.
I momenti in cui ti lasci vivere.
4 notes
·
View notes
Prefazione a “Radical Machines” di Éric Brogniet
versione pdf: Prefazione a “Radical Machines” di Éric Brogniet (ed. Kolibris)
Prefazione a “Radical Machines” di Éric Brogniet (ed. Kolibris)
I tempi sono più che maturi per una poetica dell’apocalisse in atto; l’uomo in trasformazione esige parole nuove, versi dirompenti e scomodi che rispecchino la dissacrazione ̶ autorizzata da noi stessi ̶ del corpo e della natura che dovrebbe animarlo.…
View On WordPress
0 notes
San Vincenzo si racconta: prefazione
Il libro-baule e la memoria di San Vincenzo
di Francesco Varanini – docente di Tecnologie dell’Informazione e letteratura presso il Corso di laurea in Informatica Umanistica, Facoltà di Lettere e Filosofie, Università di Pisa.
C’era un volta il libro. Non sto mettendo in discussione l’oggetto, serie continua di fogli stampati nella stessa misura, cuciti insieme e forniti di copertina e di…
View On WordPress
0 notes
XI Premio Naz.le di Poesia "L'arte in versi": il verbale di Giuria
VERBALE DI GIURIA
L’undicesima edizione del Premio Nazionale di Poesia “L’arte in versi”, bandita nel mese di maggio 2022 e con scadenza di partecipazione fissata al 31/12/2022 ha visto l’ottenimento dei patrocini morali dei seguenti enti istituzionali: Regione Marche, Assemblea Legislativa della Regione Marche, Provincia di Ancona, Comuni di Ancona, Jesi e Senigallia, Università degli Studi di…
View On WordPress
0 notes
L'artista è il creatore di cose belle.
Rivelare l'arte senza rivelare l'artista, è il fine delI'arte.
Chi può incarnare in una forma nuova, o in una materia diversa, le proprie sensazioni della bellezza, è un critico. Tanto la suprema quanto la infima forma di critica sono una specie di autobiografia. Coloro che scorgono cattive intenzioni nelle belle cose, sono corrotti, senza essere interessanti. Questo è un difetto. Quanti scorgono buone intenzioni nelle belle cose, sono spiriti raffinati. Per essi c'è speranza. Eletti son gli uomini ai quali le belle cose richiamano soltanto la Bellezza. Non esistono libri morali o immorali come la maggioranza crede. I libri sono scritti bene, o scritti male. Questo è tutto. L'avversione del secolo decimonono per il Realismo è la rabbia di Calibano che vede riflesso il proprio viso in uno specchio. L'antipatia del secolo decimonono per il Romanticismo è la rabbia di Calibano che non riconosce il proprio viso quando è riflesso in uno specchio. La vita morale dell'uomo è materia d'arte, ma la moralità artistica consiste nell'uso perfetto di un imperfetto strumento. Nessun artista aspira a provare alcunché. Perfino la verità può esser provata.
L'artista non ha preferenze etiche. Una preferenza di tal genere costituirebbe per un artista un manierismo stilistico imperdonabile. Il pensiero e il linguaggio sono per l'artista gli strumenti di un'arte. Il vizio e la virtù sono per l'artista materia d'arte. Dal punto di vista formale l'arte suprema è quella del musicista. Dal punto di vista del pathos, tipico è il mestiere dell'attore. Ogni arte è nel tempo stesso realistica e simbolica. Chi varca i limiti di tale apparenza lo fa a proprio rischio e pericolo. Chi intende il simbolo lo intende a suo rischio. L'arte in verità non rispecchia la vita, ma lo spettatore.
Il contrasto delle opinioni suscitate da un'opera d'arte indica che l'opera è nuova, complessa, vitale. Quando i critici dissentono tra loro, I'artista è d'accordo con se stesso. Possiamo indulgere verso un uomo che abbia fatto qualcosa di utile, purché non l'ammiri. Ma chi ha fatto una cosa inutile può essere scusato solo se egli la ammira enormemente.
Tutta l'arte è completamente inutile.
1 note
·
View note
Donne, uomini e libri
Credo che la situazione sentimentale di molte persone sia lo specchio dell'attuale società.
Si cerca tutto e subito, leggerezza e piacere senza impegno. Avere quello che si vuole solo quando necessita.
Le App insegnano. Hai fame *click*, hai voglia di un week end fuori porta *click*, vuoi andare al cinema *click*, vuoi ascoltare una canzone *click* e in fine vuoi degli incontri con partner senza impegno? Anche qui *click* *click*.
Secondo me le persone meriterebbero più importanza.
Spesso si giudica con troppa fretta, in maniera approssimativa.
Io reputo le persone come dei libri, non ci si deve fermare alla copertina e neanche della prefazione. Ci sono vari libri come i romanzi per esempio che vanno da quelli sentimentali a quelli d'avventura, da quelli noir a quelli filosofici oppure anche libertini.
Credo che nelle persone, come se fossero libri, ci siano più generi che vanno scoperti leggendoli e sfogliandoli.
Le donne.
Sono da leggere, fino all'ultimo capitolo. E se dopo un primo appuntamento ci rimane qualche dubbio, cosa che a noi uomini spesso capita, restando con quell'espressione di chi ha letto Nietzsche o Kant senza averci capito nulla, basta impegnarsi e ricominciare a leggerle.
Perché in quanto libri, le donne, non saranno mai uguali alla prima lettura, ma magicamente appariranno altri capitoli come se inavvertitamente nella fretta fossero stati saltati.
In un momento che stiamo vivendo di scarso impegno intellettuale, dove a molti risulta difficile leggere post oltre le dieci righe sui social, come si può pensare di impegnarsi per leggere una vita, fatta di esperienze ed emozioni, racchiuse in una persona solo con un rapido giudizio?
Faccio un esempio, si ha la possibilità di scegliere un libro. Uno solo, non di più. Se ci si accontenta di impegnarsi poco si sceglierà un libro pieno di illustrazioni. Guardare è meno impegnativo che leggere.
Chi avrà fatto questa scelta si perderà la possibilità, invece, di scegliere un libro pieno di pensieri, parole, racconti e consigli. Quanti inconsciamente non s'immaginano minimamente a cosa hanno rinunciato. Quello che si sono persi.
Gli uomini.
Non sono da giudicare dalla copertina.
Immaginiamo una donna in una libreria, davanti a sé ha dei libri in esposizione.
Vede un libro sconosciuto in libreria. Lei è attratta dalla copertina di uno di essi. Non conosce l'autore.
Così sbircia l'occhiello, ma essendo curiosa passa al frontespizio... uhm, non si è ancora decisa. Sfogliando ecco che le appare l'esergo, "caspita che citazione" sussurra mentre il libro è sempre più saldo nelle sue mani.
A seguire sfogliando trova una dedica, che la fa sciogliere un po'... ed ecco che arriva al punto chiave. Come dopo alcuni appuntamenti interlocutori con un uomo, gira la pagina e trova la prefazione. Finalmente scopre il suo contenuto, l'ambientazione, i personaggi e un sunto della trama del libro.
A questo punto ha solo due opzioni: richiudere il libro e riposizionarlo sullo scaffale, oppure ammirarlo un attimo e con un sorriso avviarsi alla cassa con esso.
Donne e uomini.
Solo leggendo i libri, come metafora delle persone, alla fine della lettura si può essere perdutamente innamorati di quel libro.
Come invece si può, alla fine della lettura, rimanerne delusi, nonostante quella prefazione che sembrava promettere bene.
Prendere a caso un libro da uno scaffale solo dalla copertina, senza valutarlo né guardarlo più di tanto, trovandosi poi tra le mani un libro che ci faccia innamorare, può accadere solo con un colpo di fortuna.
Bisogna sapersi leggere, senza fretta o pregiudizi. Solo alla fine trarre le conclusioni.
Ognuno di noi è un libro.
Buona lettura a tutti.
60 notes
·
View notes