Fiori di lillà con bombo.
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HIGHWAY TO HELL
Così vorresti mollare dico tutto.
Non credo più a niente, non voglio più niente.
Cosa vuol dire che non vuoi più niente?
Che per me va bene così, basta.
Vuoi farla finita?
Voglio essere lasciata in pace, stare da sola. Farmi un orto, una casa.
Sono andato in mezzo ai boschi prima di te, sai cosa ci ho trovato?
Cosa?
Le zecche, e se non sai coltivare muori di fame. Servono anni per preparare la terra….. ma te che ne sai.
Silenzio
Voglio dirti una cosa. Per me e te non è stato facile . C’è gente che nasce con la camicia noi siamo nati nella merda, abbiamo sofferto tutta la vita e probabilmente moriremo male. Lo sai questo si?
Si
E se fai nel bosco che trovi?
Pace.
Per 3\4 ore, poi trovi piante tossiche che scambi per commestibili e zecche che ti sforacchiano la pelle. Non ti dico poi che divertimeno se ti entrano sotto le mutande.
te sempre
Me ne hanno tolta una a 10 cm dall’inguine ed era a testa in giù
Perché era a testa in giù?
Perché era una zecca scema.
Silenzio.
Io e te avremmo il diritto di vivere con uno stipendio d’oro, di non fare un cazzo per almeno 3\4 anni solo per quante persone hanno provato a spaccarci gambe, schiena, braccia in più momento o in uno stesso. Solo per gli insulti, per le bugie per i maltrattamenti. Io e te ci meriterremmo 3 mesi di ferie in barca e 3 mesi in montagna, E invece che fai domani?
Lavoro
Magari, vai a lavare i piatti aspettando un lavoro. E io cosa faccio?
Il tuo lavoro?
Spero di vendere attraverso un metodo che non porta vendite. E se anche scappiamo in un bosco il bisogno di soldi ci verrà a cercare, e se non quello i traumi.
Io non ho traumi
Ti ricordi quelli che ti hanno chiuso dentro quella casa?
Come lo sai?
Me lo hai detto te.
Silenzio
Tanto noi moriamo comunque male, soffrendo. È inutile illudersi è andata così. L’unica cosa che possiamo fare è scegliere come farlo. Per queso sogno ancora. Certo che ho paura di farmi male, è ovvio, in tutto e di perdere tempo. Ma davvero non me ne frega assolutamente niente. Sono stato a cercare per anni la scelta “ sicura” in termini di ottimo equilibrio tra sofferenza e felicità, spoiller non esiste.
Si ma io che faccio?
Smetti di raccontarti cazzate. Quando dici “ mi va bene questo, o quel lavoro” e la notte quando stacchi ti senti morire. Quando sono anni che non rivedi i tuoi amici, quando preghi per una stanza in cui fare l’amore e pensi che non avrai mai una casa per te. Tutto questo ti fa morire dentro, ti crea un buco.
Se tanto vale soffrire allora crea un piano per ottenerlo.
Come si fa?
Uccidendo i problemi. Devi pianificare, togliere la parte mentale, economica fisica, è un lavoraccio, ma un problema una volta morto non ritorna se fai il lavoro fatto bene.
E se non muore?
Non è importante, se nel frattempo tu lavori, speri e non muori dentro hai già salvato qualcosa: te.
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Home is were heart lives
Non è importante quanto grande essa sia: piccola, media o grande; a uno, due, tre,quattro o cinque piani; con una, du o tre camere da letto o bagni.
Non è importante se si trova a dieci minuti dal centro città, a un'ora di auto, in campagna, in montagna o al mare.
Vorrei una casa luminosa, con grandi vetrate in salotto e in camera. Una casa di quelle che, anche d’inverno, possono tenere le luci spente durante la maggior parte della giornata perché sarà lo stesso sole a farci luce.
L’arredamento bianco o di legno chiaro, le pareti pure o con motivi di arredo scelti da noi senza che essi siano eccessivi.
Mi basta una cucina spaziosa, un piccolo salotto, magari con una bella libreria, se possibile,un bagno,un piccolo studio se ci fosse la possibilità di crearlo con una porta finestra su un giardino, ma non è indispensabile questo sarebbe un in più, ed una camera da letto luminosa.
Per la nostra camera, mi piacerebbe ci fosse un grande letto, un armadio, oppure una cassettiera per i nostri vestiti;un bagno dove litigarci la doccia fino a farla insieme e con lo specchio rotondo perché mi sa di infinito;una cucina dai colori tenuti ed i piani di lavoro in legno, dove preparare mille piatti invitanti e dove preparare insieme nuove ricette.
Per la zona living vorrei un ambiente caldo e accogliente perché sarà sicuramente la zona nella quale trascorrerò la maggior parte del mio tempo; luminosa, spaziosa e con un grande divano, magari beige o bianco con tanti cuscini e una coperta sempre a disposizione.
Se ci fosse un piccolo balcone o una veranda mi piacerebbe molto così da poter fare un piccolo orto sospeso con le erbe aromatiche e magari anche un albero di limoni; altra cosa carina sarebbe un dondolo da esterno oppure, se avesse un giardino che potesse permetterlo un'altalena.
Se avesse un giardino o un terrazzino la sera potremmo vederci fiori, una coperta ed una tazza fumante in amo a vedere le stelle, ti insegnerei le costellazioni.
Mi piacerebbe fosse più che altro vissuta, vederti vivere la casa con me, sentirti tornare a casa e vederti come prima cosa quando io rientrerò dopo di te, sentirti mentre mi chiami fa una stanza all'altra, vederti ridere mentre canto cucinando, stare insieme e viverci gli spazi.
Tutto questo però in realtà sarebbe secondario, perché qualsiasi posto sarebbe casa quando casa è una persona.
-umi-no-onnanoko (@umi-no-onnanoko )
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Insalata
<<Ti raccolgo un po’ di insalata da portare a casa?>> mi chiede Daniela, la donna piccola e grigia di capelli che ha sposato mio zio. Teoricamente, quindi, è mia zia ma un po’ perché si sono sposati in tarda età e un po’ perché non la vedo molto, fatico a chiamarla così.
<<Certo! Grazie>> rispondo io, mentre porto con fatica il pesante aratro fino in cima al campo in cui io e lo zio Angelo stiamo lavorando.
È una consuetudine ormai da molti anni quali di andare ad aiutarli in questo periodo dell’anno, si prepara il terreno alla nuova stagione e alla nuova semina.
A volte mi pesa questa cosa, negli anni passati la trovavo solo una perdita di tempo in un giorno di riposo dove potevo farmi qualche ora in più in giro per montagna. Ma oggi no, mi sto godendo questa antica arte, il posto, la natura, il momento.
Baruffini è una piccola frazione di Tirano e mio zio è andato a vivere lì quando a conosciuto Daniela. Lei faceva la maestra nella scuola dell’infanzia del mio paese mentre Angelo dapprima l’operaio e poi l’impiegato presso l’ufficio del sindacato.
Si occupava di pensioni, disoccupazioni, e tuttora lo fa come volontariato, ed è sempre stato davvero molto apprezzato per il suo lavoro ma anche come persona.
Quando devo far capire a qualcuno dove collocarmi come parentela spiego loro che sono il nipote del “piccozza” (soprannome nato per il naso alquanto grande dello zio ma che è una caratteristica anche di mio mio padre ed in parte mia).
La giornata è baciata da un caldo sole primaverile, tutto intorno al campo dove siamo è un tripudio di alberi da frutto in fiore. I ciliegi, la fanno da padroni ed io amo il loro fiore, me lo sono tatuato ed ogni volta che assisto alla loro fioritura mi ritrovo incantato ad osservarli e penso a quell’antica frase giapponese che recita:
"hana wa sakuragi, hito wa bushi" che tradotto significa "tra i fiori il ciliegio, tra gli uomini il guerriero”.
Penso anche, e mi viene da sorridere, che un buon titolo per un libro potrebbe essere: “Il fiore del ciliegio se ne frega” perché è assolutamente strabiliante come ogni ciliegio fiorisca, che sia selvatico o coltivato, nel bosco o dietro casa, splendidi fiori che fanno sembrano nuvole bianche ogni volta che guardo la montagna di fronte a me. Poi, ovviamente, le ciliegie che crescono su questi alberi selvatici sono piccole e servono solo a sfumare gli uccelli, però è fantastico sapere che tutti gli anni, succeda quel che succeda, loro fioriranno incuranti di tutto ciò che accade nel mondo.
La natura sta rinascendo e con questo, umile, lavoro gli zii stanno portando avanti una tradizione secolare, volto a tenere in vita le coltivazioni ma anche il territorio. Ormai sempre più terreni che una volta erano ricchi di coltivazioni adesso sono andati persi e coperti di rovi, alberi ed erbe infestanti. Gli zii cercano di preservare i campi che hanno e, nel contempo, di avere la possibilità di mangiare frutta e verdura naturale, di certificata provenienza, senza veleni o come si dice adesso “a km zero”.
A dire la verità fin da ragazzino ho sempre aiuta mio padre a dissodare i piccoli terreni che aveva oppure l’orto con il pesante aratro, era una vera tortura, un obbligo che solo un adolescente vede come qualcosa di totalmente negativo.
Ahimè, si capisce solo con gli anni che invece tramandare queste pratiche preserva un retaggio storico e culturale inestimabile.
Mentre io sto al macchinario come un velista abbarbicato sul telaio per contrastare l’attrito dell’aratro pilotato all’altro lato della corda dall’Angelo, a piedi del campo si è formato un piccolo gruppetto di anziani del paese intento a guardarci.
È tutta gente del posto, nata e vissuta qui, abituata al lavoro duro, ora in pensione ma sempre attivi tra un orto, una passeggiata e qualche chiacchiera. Per loro è un modo come un altro per passare il tempo, una digressione della quotidianità, un motivo per tenere i legami tra gli abitanti della frazione. Qualche battuta, in dialetto, con lo zio e poi si torna alla vita di ogni giorno.
C’è anche l’anziano uomo che incontro sempre con il suo cane lungo il sentiero del pane, uno stretto percorso che conduce ad un’altra frazione di Tirano, Roncaiola.
Saluta sempre con un grosso sorriso e a volte, parlando con il cane, lo rimprovera dicendo: <<Lascia passare il viandante>>.
Mi piace la parola viandante, mi ricorda tante cose, la vecchia canzone che avevamo scritto con Ivano e Mara, il bellissimo sentiero che da Abbadia Lariana conduce a Colico sul Lago di Como, ma è anche sinonimo di libertà, di nomadismo, di cultura del movimento.
I gesti dell’Angelo sono forti e decisi, domina l’aratro con esperienza e conoscenza del mezzo, io non saprei nemmeno lontanamente governare quell’attrezzo che rivolta il terreno come fosse burro.
Gli zii producono ogni tipo di verdura, fanno il vino, fanno addirittura la farina, hanno le galline per le uova e, purtroppo, anche un maiale che allevano e poi finisce nella cantina. Ma credo che anche questo faccia parte di una cultura che non c’è più, persa nei tra le corsie dei supermercati e avvolta in pellicole di plastica.
Alla fine del lavoro salgo in casa degli zii a bere in caffè, ritiro la mia borsetta di insalata fresca e buonissima ed in più Angelo ci aggiunge anche un sacchetto di borlotti surgelati spiegandomi come cucinarli.
Questo baratto tra il mio aiuto e la verdura cresciuta su quella terra è qualcosa di meraviglioso.
Torno a casa ed indosso subito le scarpe da trail, un giro di pochi km e vado ad aiutare il Guido nel suo campo, deve sistemare una botte e ha bisogno di una mano. C’è anche l’anno che sta cercando un posto dove piantare una nuova pianta di lavanda. Anche qui si respira aria di genuinità, di libertà. Adesso mio padre sta realizzando un piccolo barbecue per, lui dice, mio figlio (o meglio, per far cucinare all’Anna qualcosa per mio figlio).
Ci sono ciliegi in fiore anche qui ai quali si aggiungono anche le piante di mele, l’orto deve ancora essere seminato, ma regalerà dell’ottima verdura tra cui i pomodori che usava la Gilda per fare la salsa che poi conservava in ogni tipo di vasetti in cantina.
È arrivato anche un nuovo libro e lo metto nello zainetto da trail, mi terrà compagnia per le prossime serate senza tv.
Adesso pulirò l’insalata e cucinerò i borlotti che stasera comporranno la mia cena insieme al riso.
Gli americani direbbero: “less is more” Io dico semplicemente che le cose semplici, le cose legate alla natura, alla terra, ai nostri ricordi sono quanto di più importante abbiamo. Dovrebbero insegnarlo a scuola al posto di tante nozioni che poi non serviranno mai.
Oggi ho fatto cose e visto gente, e sono davvero felice.
E nel frattempo… i fiori dei ciliegi se ne fregano.
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Entro in enormi stanze vuote,
vedo il paziente in lontananza nel suo letto,
attraverso metri cubi di niente,
gonfiati di follia, dove infiniti mondi coesistono,
e, dopo prolungato viaggio nel silenzio,
giungo nell’isola della disperazione,
mentre il padrone ha già svegliato i cani
e sguainato il coltello.
Quando arrivo sono stanco e indifeso.
Non so più cosa dire, né cosa fare.
Mi conviene indietreggiare verso terra sicura,
abbandonando questa scialuppa nel mare infinito.
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Se non hai mai provato il dolore psichiatrico,
non dire che non esiste.
Ringrazia il Signore e taci.
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Filippo, non trovi le parole per spiegarmi cosa ti succede
e mi guardi con rabbia, attesa e rincrescimento,
io, non trovo le parole per spiegarmi cosa ti succede,
e non trovo le parole per tranquillizzarti.
Filippo, sinceramente,
tu sei qui, io sono qui,
stiamo andando benissimo.
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Psichiatria è urla e pianto muto.
Una volta nei reparti i pazienti urlavano di continuo, per anni. Ora urlano il primo giorno, il secondo un poco, il terzo tacciono.
I farmaci – siano benedetti – hanno calato il silenzio sul mondo.
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io guardo l’abisso con gli occhi degli altri.
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Per diventare psichiatri basta avere un genitore, un nonno, un po’ matto, anche un pochino,
e volergli abbastanza bene.
I matti sono nostri fratelli. La differenza tra noi e loro
è un tiro di dadi riuscito bene
- l'ultimo dopo un milione di uguali -
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Penso che vada bene per te, Gina.
Tu taci. Più silenziosa della lampada che sfrigola
e del termosifone che singhiozza.
Mi chiedo se vieni qui da tre mesi solo per il sorriso
che hai intravisto la prima volta,
quando sei entrata come una lenta folata d’aria,
e hai alzato lo sguardo su di me.
Non vuoi nulla di più di quel sorriso, Gina?
Lo farai bastare per sempre?
D’altronde anch’io sono qui solo per il sorriso
che ho intravisto, la prima volta,
quando sei entrata come una lenta folata d’aria,
e hai alzato lo sguardo su di me.
Cosa ci siamo detti in quell’istante, cosa ci siamo promessi,
che ora ci accontentiamo del silenzio?
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I primi anni pensavo che la Vespa si guidasse con le braccia,
poi ho imparato, come tutti, che la Vespa si guida col culo.
Semplicemente si spinge di lato la sella, in orizzontale,
e la Vespa segue istantaneamente il movimento.
I primi anni pensavo anche che la vita si guidasse con la testa.
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Il mugugno ha i suoi canoni, è musica popolare.
È un blues laico, che parla della fatica dell’uomo
ma non cerca nessuna salvezza.
È un blues interessato, perché dice: le cose mi vanno male, non posso darti nulla.
È un blues bugiardo: quando un genovese si lamenta di qualcosa
vuol dire che ha già in tasca la risposta.
Lamentarsi è un modo frugale di cantar vittoria.
Se un genovese sta veramente male, non si lamenta, tace.
Il lamento del depresso è una battuta unica, ripetuta, greve.
Dice: tu non c’entri, ma in qualche modo è colpa tua.
Il mugugno è liberatorio: siamo uniti contro qualcuno, siamo sulla stessa barca.
La musicalità è diversa, si riconosce alla prima sillaba.
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Ti hanno vista in una chiesa deserta, la mattina presto, su una panca a guardare in giro.
Allora ti chiedo, Lucrezia: tu credi in Dio?
Mi guardi sgomenta.
Ogni crocifisso per te sanguina davvero,
se guardi san Sebastiano senti le frecce entrare nella carne, non puoi pregare perché lo sguardo di Dio è reale e ti atterrisce.
Io vorrei dirti: Lucrezia, prima guarisci e poi credi.
Ma a te, che non guarisci mai,
non resta che tentare di credere, tra il bisogno e la paura.
Facile credere per i sani, che non credono a nulla.
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Luciano, per essere più forte del dolore,
più forte della paura,
più forte del rancore,
ti sei fatto vento.
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Ieri ho sentito un corrispondente di guerra dire che noi europei viviamo in una bomboniera
inconsapevoli dei drammi del mondo.
Io conosco persone che passano la notte sotto i bombardamenti in vico Untoria,
persone che la mattina scendono in trincea in via Venti Settembre,
persone chiuse in prigioni senza alcun diritto in salita del Carmine,
persone smarrite nel deserto a duecento metri dalla stazione Principe.
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Grave è la terra e grave è il tuo corpo, Giuseppina. Non scendi mai dal letto.
Dal matrimonio di Piero non apri l’armadio
dove dormono nel buio le scarpe buone.
Per farti infilare le ciabatte ci vuole mezz’ora, un’altra mezz’ora per farti alzare, poi trascini i piedi, passo passo, e ci metti mezz’ora a circumnavigare il letto.
Stai attaccata a quel letto come un naufrago all’isola in mezzo al mare.
Davanti al letto sta l’armadio grande.
Nella stanza ci sei tu, il letto e l’armadio grande.
Nell’armadio dorme l’abito da sposa di tua madre col cappello del rinfresco
e il vestito verde, viaggio di nozze sul lago di Como.
Nell’armadio dorme la divisa da ferroviere di tuo padre, capostazione a Levanto.
Dormono le foto in bianco e nero dei nonni contadini appoggiati alla vigna
e le facce da fame dei genitori ai tempi di guerra.
Dormono le foto della tua cresima al Lagaccio, cocktail al Righi, un compagno di scuola fa le boccacce.
Dorme il tuo diploma di Magistrali e la firma della tua prima supplenza: alla D’Annunzio, parlavi di Pascoli, ricordi?
La classe rumoreggiava, volavano aeroplanini,
meglio sfuocare.
Dorme il bustino con le stecche che un ortopedico maligno voleva farti indossare.
Dorme una finta lettera d’amore che ti sei scritta da sola,
e quella vera che hai scritto a Piero e non hai mai imbucato.
Dorme la bomboniera del matrimonio di Piero, che ha avuto tre figli dalla Giusi.
Dalla tua pancia sono usciti dieci figli immaginari che il Serenase non riesce a far rientrare. Sei stanca di queste gravidanze, senza padri, festa e battesimi.
Giuseppina, dormi di fronte alla tua vita chiusa nell’armadio.
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Essere trascinati fuori dall’isola, alla luce, dopo vent’anni,
non è cosa da poco,
è un’esperienza terrificante, come essere spellati vivi.
Ma c’è qualcosa che alla fine è più forte del terrore:
la curiosità.
In Reparto 77, finalmente in mezzo ad altre persone, per quanto strane, i Robinson Crusoe, dopo pochi giorni
– senza farsene accorgere –
spiano,
osservano, scrutano, ascoltano.
Non lo ammetteranno mai, continueranno ad accusarci di avergli rovinato la vita
ma, appena ci allontaniamo, si divertono.
Poi un giorno li troviamo a chiacchierare tranquillamente con un altro paziente.
Dopo vent’anni.
Noi facciamo finta di nulla, e anche loro.
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I pavimenti di marmo, i mobili antichi, il pianoforte:
la tua mente vacilla ma il mondo intorno a te non si sbriciola,
misteriosamente permane a sguardo alto.
Pudicizia, pulizia, contegno, rispettabilità.
Il decoro borghese, insgretolabile, è la tua salvezza, Lia.
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La sala d’attesa è un mondo, ed è già clinica: c’è molto da imparare.
Lì l’aggressivo è aggressivo, l’ansioso è ansioso,
quella è la realtà: la visita è una rappresentazione.
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Odi le donne, forse da giovane qualcuna ti ha respinto,
e ora che hai l’eroina migliore della città e loro fanno la fila per soddisfare le tue voglie puoi ben goderti la vendetta.
Perché almeno non ti lavi un po’?
Più fai schifo, più loro si umiliano e più tu godi.
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Ma questa è la cosa bella del nostro mestiere:
si passa dalla tauromachia
a distendere la mano perché una farfalla in volo vi si posi leggera.
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Sulla soglia i miei occhi, senza che io volessi, ti hanno chiesto: chi sei?
I tuoi, senza che tu volessi, hanno indicato la pioggia ai vetri.
Ci siamo poi presentati l’un l’altra con parole di circostanza. Non servivano.
Eravamo già complici, io e la tua tristezza.
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Andrea, stai nudo e immobile, senza difesa,
alla gogna del lavoro, alla gogna degli altri,
per portare alla famiglia i soldi del mangiare.
Dov’è finito il tuo amor proprio?
e il pudore, la tenerezza e il pianto?
Giace in laghi sotterranei, di cui nessuno conosce la strada,
in cui talvolta tu, badando di esser solo,
scendi piano la sera a bagnarti
con movimenti lenti e silenziosi.
Non cercherò di conoscere i tuoi sentieri segreti,
non cercherò di vedere come rinasce il rapporto con te stesso,
ma quanto vorrei conoscere la fonte del sacro
da cui sgorga l’acqua che spandendosi
fa sacro il bosco e la montagna
e il cielo, e ciascuno di noi.
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Filippo, tu hai bisogno di confini più che di ossigeno,
perché l’identità è un confine.
E così io, che sono anarchico per natura, sono costretto a costruire pareti. Prima dentro di te, come stanze in una casa. Poi tra te e fuori di te.
E che siano muri spessi, belli alti.
La libertà di abbattere i muri, la cerchiamo dopo.
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Anna, a colazione apri il frigo e urli: non c’è il latte!
Io poi vado in ospedale e non riesco a capire le persone che si vogliono ammazzare,
tanto sono turbato dalla tua rabbia perché non sono passato dal lattaio.
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Chiara, tu ti senti sola.
È agosto, la vallata è tutta in amore.
Non serve a nulla chiudere gli occhi, turarti il naso,
tapparti le orecchie. Abbagliante è l’estate.
Non sai dove andare.
La voglia di vita del mondo ti uccide.
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A ogni delusione della vita ti ritiri nel tuo giardino segreto,
costruito in anni di pena e di attenzioni.
Brutta è la vita, mille rose ha il tuo giardino: c’è un frutteto seminato l’anno che ti ha lasciata tuo marito,
c’è un orto di aromatiche coltivato la primavera che hai perso il lavoro
e c’è un limoneto piantato quando tua sorella è partita, fuori stagione, è venuto bene lo stesso.
Del tuo giardino segreto non hai mai detto parola a nessuno. Neanche a me. Ma è lí che vai
quando non mi ascolti.
Sono sicuro: ne sento il profumo.
Come mi piacerebbe entrare e vedere, Chiara. E infatti mi avvicino, ma tu mi tieni fuori dal cancello, mi tiri i sassi.
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So tutto di te, Chiara.
Ma non so che biscotti mangi la mattina e come ti lavi i denti, non so come russi la notte e come ti muovi nel letto,
non so come ti puzza l’alito e come stropicci i piedi,
non so cosa dici quando fai l’amore e come morsichi la lingua, non so come cammini sotto la pioggia,
come accarezzi i gatti,
non so che sguardo hai quando ti fermi davanti alle vetrine.
Chiara, di te so solo cose senza importanza.
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Svegliami, prima di partire.
Non farmi destare dal rumore della porta che si chiude alle tue spalle.
Dal rumore dei tuoi passi mentre scendi le scale
e dal colpo del portone che si chiude per strada.
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Resta una scarpa sul davanzale,
una cicca ai piedi della ringhiera,
un paio di occhiali sul terrazzino.
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Forse non è stato agire, ma cessare di resistere.
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Chi è triste esce poco di casa, e spende meno di chi è allegro.
L’ideale per la società dei consumi è tutti allegri e nessuno triste.
La tristezza è uno stato mentale eversivo.
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Temi che le medicine si impossessino della tua mente e per questo le rifiuti.
Sbagli, Livia: è la depressione che si impossessa della mente,
le medicine restituiscono la chiave al proprietario.
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Torno dal Pronto con una ragazza legata alla barella,
Giulia la vede, le vengono gli occhi lucidi e protesta: la contenzione è un atto violento,
toglie la libertà, va abolita e basta.
Giulia, hai ragione.
Ma la violenza e la libertà sono tematiche psicologiche, non psichiatriche.
Il paziente psichiatrico in acuto non concepisce il significato di violenza e libertà.
Per lui è più rilevante la tematica esistere o non esistere.
Talvolta ha bisogno di essere contenuto per ricomporsi nella sua unità, percepirsi, vivere.
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Se mi chiedete un’immagine simbolica della Psichiatria d’urgenza
è proprio il contenere,
il riunire frammenti spezzati tra loro,
mettere insieme mente e corpo, riunificare la persona,
come un gesso rinsalda le ossa.
Far di pezzi, uno.
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Io ho passato la vita a convincere migliaia di persone del fatto che erano malate
ed era meglio che si curassero.
Altri colleghi hanno passato la vita a convincere incliti pubblici teatrali del fatto che le malattie mentali non esistono.
Facciamo lo stesso mestiere?
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Non bisogna dire che siamo tutti uguali, bisogna conoscere le differenze.
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Marcello, anche oggi passiamo davanti a Oncologia, guarda la piccola folla di pazienti: ogni giorno si rinnova. Che occhi, e che sguardi di attesa.
Perché qui non ci chiamano quasi mai?
Perché il male che noi combattiamo non è il dolore, la paura, la speranza che vacilla.
Non è perdere la vita,
ma perdere se stessi.
Chi piange ha chiaro chi è.
Solo chi è cieco e mostra gli occhi spersi vede fermarsi il nostro passo:
è lui quello presso cui sediamo.
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Il desiderio nulla conta di fronte all’umore,
è la banderuola sbattuta dal vento.
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La ragione non fa che ammantare di spiegazioni razionali
ciò che l’umore ha già deciso.
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E dopo tanti anni mi ritrovo ancora qui,
alle prese col dolore inutile.
Dolore che non insegna, non rigenera, non rinnova.
Non dolore di crescita ma di prigione.
Non dolore di potatura ma di morte.
Dolore che non finisce per guarigione, non finisce per necrosi e amputazione: non finisce mai.
Paolo Milone, L’arte di legare le persone
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Da qualche giorno mi sono rifugiato nella mia casa in montagna per isolarmi, per studiare. Qui che il telefono non prende quasi mai (disintossicazione da smartphone sempre ben accetta), qui che grazie ai soli 5 lampioni la sera si vedono un sacco di stelle, l'acqua è fresca, se vuoi vedere qualcuno devi andare sotto a casa sua ad urlare il suo nome o a bussare alla sua porta. Di frutta e verdura non c'è quasi mai bisogno di comprarla perché ci sarà sempre qualcuno che te ne porterà dal suo orto.
Ma se vieni qui per stare da solo forse stai un po' scappando da stesso, ma da stesso non ci scapperai mai.
No reblog please.
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300 DOMANDE !!! CHIEDETEMI QUALCOSA,REBLOGGATE E SOPRATTUTTO... DIVERTIAMOCI ! ❓❓❓❓❓❓❓❓❓❓❓❓❓
1. Ho offerto da bere a tutti in un bar
2. Ho nuotato insieme ai delfini
3. Ho scalato una montagna
4. Ho guidato una Ferrari
5. Sono stato all'interno della Grande Piramide
6. Ho tenuto in mano una tarantola
7. Ho fatto il bagno nudo nel mare
8. Ho detto "ti amo" credendoci
9. Ho abbracciato un albero
10. Ho fatto uno strip tease
11. Ho fatto bungee jumping
12. Sono stato a Parigi
13. Ho visto una tempesta marina
14. Ho passato la notte sveglio fino a vedere l'alba
15. Ho visto l'aurora boreale
16. Ho cambiato pannolini a un bambino
17. Sono salito a piedi sulla cima della Torre di Pisa
18. Ho coltivato e mangiato verdure del mio orto
19. Ho toccato un iceberg
20. Ho dormito sotto le stelle
21. Sono stato su una mongolfiera
22. Ho visto una pioggia di meteoriti
23. Mi sono ubriacato
24. Ho fumato erba
25. Ho guardato le stelle con un telescopio
26. Mi è venuta la ridarella in un momento inopportuno
27. Ho fatto sesso orale (subendolo)
28. Ho scommesso e vinto ai cavalli
29. Mi sono finto malato pur non essendolo
30. Ho invitato uno sconosciuto a casa mia
31. Ho fatto battaglie con palle di neve
32. Mi sono fotocopiato il culo in ufficio
33. Ho gridato con tutta la mia forza solo per il gusto di farlo
34. Ho tenuto in braccio un agnellino
35. Ho messo in atto una fantasia erotica pensata a lungo
36. Ho fatto un bagno romantico a lume di candela
37. Ho fatto una doccia con acqua gelata
38. Mi sono messa a parlare con un mendicante
39. Ho visto un'eclisse totale
40. (solo per ragazze) Ho preso il sole in topless
41. Sona stato su un roller coaster
42. Ho compiuto una home run
43. Ho ballato come un matto fregandomene degli altri
44. Ho parlato con accento straniero per un giorno intero
45. Ho visitato il luogo d'origine dei miei antenati
46. Almeno una volta mi sono sentito felice della mia vita
47. Ho visitato tutti gli Stati dell'America
48. Amo il mio lavoro in ogni suo aspetto
49. Ho confortato qualcuno che è stato smerdato di brutto
50. Ho vinto a qualche lotteria
51. Ho ballato con estranei in paesi stranieri
52. Ho visto le balene
53. Ho masturbato altre persone
54. Ho rubato o danneggiato cartelli stradali
55. Sono stato rispedito in Europa all'arrivo in USA
56. Ho fatto un viaggio on the road
57. Ho fatto alpinismo
58. Ho mentito alla dogana
59. Ho fatto una passeggiata notturna sulla spiaggia
60. Ho fatto parapendio
61. Sono stato in Irlanda
62. Ho avuto il cuore spezzato più a lungo di quanto sia stato innamorato
63. Al ristorante mi sono seduto a mangiare con estranei
64. Sono stato in Giappone
65. Scrivo il mio peso
66. Ho munto una mucca
67. Sistemo i CD in ordine alfabetico
68. Ho sognato di essere un supereroe da fumetto
69. Ho cantato in un karaoke bar
70. Sono stato a letto un giorno intero
71. Ho fatto immersioni subacquee
72. Ho sognato di essere invisibile
73. Ho fatto l'amore con qualcuno senza desiderarlo
74. Ho baciato sotto la pioggia
75. Ho giocato nel fango
76. Ho giocato sotto la pioggia
77. Sono stato in un drive-in
78. Ho fatto qualcosa di cui pentirmi senza però pentirmi d'averlo fatto
79. Ho visto la Muraglia Cinese
80. Ho scoperto che qualcuno ha scoperto il mio blog
81. Ho rotto una finestra o un vetro
82. Ho iniziato un business
83. Mi sono sempre innamorato ricambiato
84. Ho visitato siti antichi
85. Ho fatto un corso di arti marziali
86. Ho ascoltato la stessa canzone per più di 6 ore
87. Sono stato sposato
88. Sono stato in un film
89. Ho rovinato una festa
90. Ho pianto vedendo un film
91. Ho amato qualcuno che non meritava
92. Sono stato baciata appassionatamente da provare le vertigini
93. Ho divorziato
94. Ho fatto sesso in ufficio
95. Ho fatto sesso in ascensore
96. Mi sono astenuto dal sesso per oltre 10 giorni
97. Ho cucinato biscotti
98. Ho vinto un concorso di bellezza
99. Sono stato in gondola a Venezia
100. Mi è venuta la pelle d'oca sentendo la lingua di un'altra persona
101. Ho almeno un tattoo
102. Ho almeno un piercing
103. Sono sceso in canoa sullo Snake River
104. Sono stato in uno studio tv come pubblico
105. Ho ricevuto fiori
106. Mi sono masturbato in un luogo pubblico
107. Mi sono ubriacato da non ricordare più niente
108. Ho avuto dipendenze da droghe
109. Ho suonato in pubblico
110. Sono andato a giocare a Las Vegas
111. Ho mangiato pescecane
112. Ho inciso musica
113. Sono stato in Thailandia
114. Ho comprato una casa
115. Sono stato in zona di guerra
116. Sono stato in crociera
117. Ho picchiato mio fratello
118. Parlo più di una lingua
119. Mi sono fatta bendare
120. Sono stato coinvoltao in una rissa
121. Ho emesso assegni a vuoto
122. Ho assistito al "Rocky Horror Picture Show"
123. Ho cresciuto bambini
124. Di recente ho comprato e ho giocato con qualcosa d'infantile
125. Ho seguito l'intero tour di un gruppo
126. Sono stato un groupie
127. Ho partecipato a uno Spring Break
128. Ho girato in bici in un paese straniero
129. Ho scoperto qualcosa d'importante sui miei antenati
130. Ho scritto al Governatore del mio Stato
131. Ho traslocato e iniziato una vita in un'altra città
132. Sono stato sul Golden Gate Bridge
133. Avrei voluto essere in un telefilm
134. Ho cantato in macchina per almeno 20 miglia
135. Ho abortito
136. Ho subito un intervento di chirurgia plastica
137. Sono sopravvissuto a un incidente stradale
138. Ho scritto articoli per giornali
139. Ho fatto diete
140. Ho pilotato aerei
141. Ho accarezzato animali di cui ho paura
142. Ho avuto rapporti omosessuali
143. Ho fatto innamorare ma senza poter ricambiare
144. Ho fatto nascere un animale
145. Sono stato licenziato
146. Ho vinto soldi a un tv show
147. Mi sono rotto qualche osso
148. Ho ucciso animali (insetti. Ptù.)
149. Ho ucciso esseri umani
150. Ho partecipato a un safari in Africa
151. Ho guidato una moto
152. Ho guidato un trattore
153. Ho dei piercing all'infuori delle orecchie
154. Ho sparato con armi da fuoco
155. Ho mangiato funghi trovati nel bosco
156. Ho fatto sesso anale
157. Ho subito operazioni chirurgiche
158. Ho fatto sesso su un treno
159. Ho fatto l'autostop
160. Ho avuto un serpente come animale domestico
161. Ho dormito per tutta la durata di un volo aereo
162. Ho visto più paesi stranieri che non stati americani
163. Sono stato in tutti i continenti
164. Ho viaggiato in canoa per più di due giorni
165. Ho fatto sci nautico
166. Ho mangiato carne di canguro
167. Ho mangiato sushi
168. Ho fatto sesso all'aperto
169. Ho preso a pugni qualcuno
170. Ho avuto relazioni della durata di oltre un anno
171. Ho fatto cambiare idea a qualcuno su qualcosa
172. Ho cambiato idea su qualcosa o su qualcuno
173. Ho fatto licenziare qualcuno
174. Ho avuto paura di morire
175. Mi sono lanciato col paracadute
176. Ho mangiato scarafaggi o insetti
177. Ho mangiato pomodori verdi fritti
178. Ho letto Omero
179. Ho rubato al ristorante
180. Ho rubato al supermarket
181. Ho chiesto scusa molto tempo dopo
182. Sono stato eletto capoclasse almeno una volta
183. Ho riparato da solo il mio computer
184. Sono stato DJ
185. Ho pianto per una giornata intera
186. Ho barato al gioco
187. Sono stato arrestato
188. Ho bigiato la scuola
189. Mi sono masturbato insieme ad un'altra persona
190. Ho comprato scarpe e vestiti ad un mercatino rionale
191. Ho vomitato in luogo pubblico
192. Ho venduto qualcosa ad un estraneo
193. Ho comunicato con qualcuno non conoscendo la sua lingua
194. Ho rubato la saponetta dall'albergo
195. Ho bucato le ruote di una macchina o strisciato la carrozzeria
196. Ho ruttato davanti ad altre persone
197. Ho copiato un compito in classe
198. Ho fatto sesso al primo appuntamento
199. Sono svenuto
200. Ho baciato qualcuno del mio stesso sesso
201. Ho fatto un tuffo da un'altezza di almeno di 10 m
202. Ho assaggiato un cibo coreano
203. Ho pensato seriamente al suicidio
204. Ho odiato
205. Ho avuto esperienze sado-maso
206. Ho lavorato in un bar
207. Sono stato in un sexy shop
208. Ho baciato un ragazzo straniero
209. Mi sono perso in una città sconosciuta
210. Ho tirato dei bidoni
211. Mi sono innamorato di un’amico
212. Ho fatto Yoga
213. Ho fatto esercizi tantrici
214. Ho assistito ad un incidente stradale
215. Sono stato legato
216. Ho giocato a squash
217. Ho avuto un colpo di fulmine
218. Ho fatto un video hard
219. Ho sentito la mancanza di un ex
220 ho giocato a briscola
221. Ho tenuto un diario segreto.
222. Ho fatto sci fuori pista
223. Ho fatto jungle trekking
224. Sono stato con uno più grande di me
225. Mi sono spacciato per qualcun'altro
226. Mi sono arrampicato su un albero
227. Ho desiderato che una notte non finisse mai
228. Ho fatto una pazzia per amore
229. Ho fatto il bagno di notte
230. Ho fumato il narghilè
231. Ho scritto una lettera d'amore
232. Sono stato sospeso da scuola
233. Ho fatto sesso in un cinema
234. Ho fatto sesso in macchina
235. Ho fatto sesso sulla spiaggia
236. Ho perdonato
237. Ho fatto un incidente in macchina
238. Sono stato vittima di uno scherzo
239. Sono stato alle terme
240. Sono stato a vedere un gran premio di formula uno
241. Sono stato in un night
242. Sono stato in un club privè
243. Ho fatto para-sailing
244. Ho mentito spudoratamente
245. Ho fatto un murales
246. Ho visto la barriera corallina
247. Ho fatto la stronza
248. Sono stato con più persone nello stesso giorno
249. Ho ricevuto i complimenti per qualcosa che so fare molto bene
250. Sono stato in un campo nudisti
251. Ho scoperto che qualcuno a cui tenevo mi sputtanava di nascosto
252. Per rabbia ho rotto degli oggetti
253. Sono stato al telefono più di 2 ore
254. Sono scappato di casa
255. Ho scritto una poesia
256. Ho fatto sesso per ore senza venire
257. Sono stato a casa di uno sconosciuto
258. Ho detto una cosa e subito dopo ho fatto il contrario
259. Faccio abitualmente spuntini di mezzanotte
260. Ho fatto sesso in chat
261. Ho spiato dal buco di una serratura
262. Ho origliato a una porta
263. Ho camminato su un tetto
264. Ho conosciuto un travestito o una trans
265. Ho letto più libri in un giorno
266. Ho fermato qualcuno per strada per conoscerlo
267. Sono stato in un tempio buddista
268. Ho fatto la sauna
269. Ho tradito
270. Ho preso una multa
271. Sono stato inseguito da cani inferociti
272. Ho ricevuto delle proposte oscene
273. Ho fatto un provino televisivo
274. Ho fatto di tutto per rendere felice una persona
275. Ho fatto break-dance in mezzo a una strada
276. Sono stato ai Caraibi
277. Ho fatto un 69
278. Ho incontrato qualcuno conosciuto in chat
279. Sono stato ad un concerto
280. Ho guidato senza essere in grado di farlo
281. Ho fatto giochi alcolici
282. Ho visitato più posti all'estero che in Italia
283. Non ho una sola nazionalità
284. Sono stato ad una festa della birra
285. Sono andato da qualche parte dicendo a tutti che andavo da un altra
286. Sono stato ricoverato
287. Ho suonato in un gruppo
288. Ho corrotto qualcuno
289. Sono stato raccomandato
290. Mi sono iscritto ad un partito
291. Sono stato tradito
292. Ho desiderato una persona per mesi senza riuscire a dichiararmi
293. Ho avuto una "storiella" in vacanza
294. Ho desiderato di andare a vivere all'estero
295. Ho viaggiato senza biglietto
296. Sono stato single per scelta
297. Sono stato con qualcuno per passatempo
298. Ho volato (in aereo ù.u)
299. Ho avuto incubi ricorrenti
300. Ho girato nudo per casa
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Del trasporto intermodale tra due mondi
Sogno che io e Clara, una vecchia zia, che nel sogno mi figuro vent’anni più giovane, lavoriamo insieme in un luogo non specificato davanti al quale c’è un piccolo orto con giusto l’essenziale; è il fine settimana. Clara si prepara a partire per ritornare al paese e far visita a sua sorella E., che la chiama al telefono di continuo, innervosita dalla sua assenza. E. non capisce cosa ci trovi Clara a starsene tanto lontana da casa, ecco che la chiama di nuovo per porle il solito quesito. Clara risponde “qua sto bene, c’è una bella aria” e in dialetto aggiunge “la notte è scrocchiarella sotto ai denti”. Insieme scegliamo per E. i melograni più lucidi e rubicondi, le mele più rosse del giardino, le ortensie non ancora sfiorite e qualche fiore di campo violetto, bianco o giallo vivo. Poi i fili per cucire e i nastri e qualche tessuto cittadino difficile da trovare al paesello. Clara conserva le sue medicine nascoste sul fondo di un vaso, cosa che mi è incomprensibile perché tutti sanno dove le mette e perché la prima a dimenticarsene è proprio lei e noi dobbiamo sempre stare lì a dire “vai a prendere le medicine nel vaso”. Carichiamo tutto nella macchina e guardo Clara partire, allontanarsi e farsi un puntino nella notte. Quando non la vedo più mi sveglio. Penso che la notte fredda di montagna che scricchiola rumorosa sotto i denti è un chiaro riferimento a quel libro che mi è carissimo, quello con Gérard e Bébert e Philo. Guillaume ha passato vent’anni della sua vita ad ascoltare e registrare queste persone e poi ne ha scritto un libro-disco, con dentro gli aneddoti e le canzoni di questo villaggio montanaro e dei suoi abitanti. Adesso Bébert ha più di novant’anni, Gérard ha un tumore nelle ossa e Philo è morto. Ogni anno, nel giorno di Pasqua, andiamo a trovare Gérard e gli altri del paese e tutti insieme giochiamo al coinchon, un gioco tradizionale a metà tra il lancio del peso e le bocce. La prima volta che ho incontrato Gérard è stata anche quella in un giorno di Pasqua, ci siamo sistemati sotto il glicine che colorava il paesaggio intorno a casa sua e abbiamo parlato di Cesare Pavese e di come Gérard, a seguito della morte dello scrittore, si fosse recato, preso da un’ossessione matta per i suoi libri, a visitare la sorella Maria e l’avesse trovata, proprio come noi in quel momento, sotto i fiori del glicine immenso di casa sua e che quando Maria non è stata più, pure lui si era detto di volere un glicine gigantesco nel suo giardino e così è stato. Adesso penso a Gérard e ogni tanto mi salgono le lacrime. In camera da letto abbiamo lasciato in evidenza un foglio di carta con il suo nome per ricordarci di chiamarlo più spesso. Forse viene a vederci in concerto questo Natale, ha detto, se è in forze, ha detto.
Da quando stiamo insieme ho visto piangere G. soltanto due volte. So che ha pianto almeno quattro volte, ma a due di queste non ho assistito personalmente: quelle che ho perso sono una volta un pianto di bellezza al concerto di Delphine, una volta un pianto di disperazione alla morte di suo cugino. Quelle a cui ho assistito sono una volta in macchina sull’autostrada in direzione della Bretagna (una traversata assurda da Sud a Nord e poi al contrario), G. fa partire il CD di quel libro con Gérard e Philo e tutti gli altri e d’un tratto mentre continua a guidare gli occhi gli si fanno pieni di lacrime e inizia a singhiozzare senza sosta, che è pericolosissimo in autostrada. Ci fermiamo nel parcheggio di un autogrill e dice che sono le lacrime che avrebbe dovuto piangere al funerale di Philo e che non ha mai pianto fino ad adesso, le lacrime per una generazione sapiente, con una conoscenza linguistica e musicale che non ha attecchito in larga scala e si sfilaccia e si perde ad ogni eterno riposo. La seconda volta che l’ho visto piangere è stata nel museo di storia naturale di Leiden, in Olanda. C’era una videoinstallazione, una sorta di intervista-documentario ad uno scienziato ematologo e sua moglie, una storia di tenerezza che mi aveva commosso e quando mi sono voltata per cercare il sostegno morale di G., l’ho visto piangere, anche lui per gli stessi motivi. Là ci siamo ritrovati al centro della sala del museo, stretti in un abbraccio e forti di quel pianto d’amore. Poi più niente, io continuo a frignare per tutto e lui no, ma quando ci ritroviamo, come succederà stasera, dopo qualche giorno di distanza, ci vengono gli occhi lucidi e senza lacrime riprendiamo la vita.
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Fotografie di Giuseppe Leone
Ricordo tutto perfettamente: la prima volta che vidi una tempesta nella fiumara, con gli alti pioppi che si agitavano come prefiche lamentose, strappandosi le foglie per l’improvvisa morte del sole, il vento gelido che piegava le grandi querce, gli uccelli che sfrecciavano nel cielo rapiti dall’urlo della tempesta, le nere nubi che scendevano dal monte rovesciando gocce immense nel torrente che faceva fuggire le rane sul fondo degli acquitrini mentre le pulci d’acqua correvano a trovare asilo sotto le grandi foglie a riva. Poi arrivò l’urlo del tuono, lo squarciarsi del cielo, l’intensa luce che tutto e tutti abbagliò. Mi dissi che la natura era una madre potente ma che doveva veramente amarci per lasciarci vivere anche se per lei non c’era differenza tra noi e le foglie nel vento.
Ricordo i biscotti caldi che la nonna usciva dal forno, l’odore dello zucchero caramellato quando la zia vecchia faceva il torrone, la prima volta che sul fondo del mare dove il sole disegnava onde serpeggianti, vidi intensamente rossa una stella marina; ricordo il fermentare del mosto nella botte del nonno, il suo canto continuo, inarrestabile; ricordo sulla sommità dei monti ad agosto, le felci rosse danzare nel vento, i piccoli noccioli donare i loro candidi frutti, il grano coprire i monti e gli uomini disegnare con lui lunghe strisce ondeggianti grandi quanto il monte. Ricordo le feste di paese, l’odore dei ceci arrostiti, il colore dei giochi d’artificio, le donne in attesa attraversare la piazza in ginocchio salire la scalinata per arrivare all’altare maggiore a chiedere la salute per chi portavano in grembo e mentre le vedevo lasciare strisce di sangue suo gradini candidi della chiesa, capii che l’amore era una forza immensa che vinceva il dolore, piegava il ferro delle paure che ci imprigionano, rende chi è debole forte come una enorme montagna.
Ricordo don Calò che conosceva il giorno della sua morte e l’aspettava sereno sui gradini della chiesa, salutando chi passava, scherzando con noi bambini, osservando le rondini nel cielo prima del tramonto, finché un giorno d’improvviso si alzò e salì verso la casa in alto nel paese, salutando per l’ultima volta tutti quelli che incontrava prima di sdraiarsi a letto e, sorridendo, morire. Allora capii che la vita è un enorme solitudine che riesci a sopportare solo perché hai chi ti aiuta a portarne il peso. Questo io ricordo e dei miei ricordi ho fatto un metro con cui misuro ogni mio giorno capendo il senso e peso delle cose e degli uomini. Questo ricordo e della mia memoria ho fatto un orto i cui frutti nutrono i miei giorni, dandomi modo di capirne il senso e di vederne il bello.
I remember everything perfectly: the first time I saw a storm in the river, with the tall poplars that shook like mournful meadows, tearing off the leaves for the sudden death of the sun, the icy wind that bent the great oaks, the birds that darted into sky ravished by the scream of the storm, the black clouds that came down from the mountain, overturning immense drops in the stream that made the frogs flee to the bottom of the marshes while the water fleas ran to find shelter under the large leaves on the shore. Then came the scream of thunder, the piercing of the sky, the intense light that all and everyone dazzled. I told myself that nature was a powerful mother but that she really had to love us to let us live even if there was no difference between us and the leaves in the wind.
I remember the warm cookies that my grandmother used to come out of the oven, the smell of caramelized sugar when the old aunt was making nougat, the first time I saw a starfish intensely red on the bottom of the sea where the sun was drawing winding waves; I remember the fermenting of the must in the barrel of my grandfather, its continuous, unstoppable song; I remember on the summit of the mountains in August, the red ferns dancing in the wind, the little hazels giving their white fruits, the wheat covering the mountains and the men drawing with it long wavy strips the size of the mountain. I remember the village festivals, the smell of roasted chickpeas, the color of the fireworks, the pregnant women crossing the square on their knees, climbing the stairs to reach the main altar to ask for health for those who they were carrying and while I saw them leave strips of blood on the white steps of the church, I realized that love was an immense force that overcame pain, bent the iron of fears that imprison us, makes those who are weak strong like an enormous mountain.
I remember Don Calò who he knew the day of his death and was waiting for it serene on the steps of the church, greeting those who passed by, joking with us children, observing the swallows in the sky before sunset, until one day he suddenly got up and went up to the house high up in the country, greeting for the last time all those he met before lying down in bed and, smiling, dying. Then I realized that life is a huge solitude that you can bear only because you have someone who helps you carry its weight. This I remember and my memories I made a yardstick with which I measure my every day understanding the meaning and weight of things and men. This I remember and my memory I made a vegetable garden whose fruits nourish my days, giving me a way to understand its meaning and to see its beauty.
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Mi chiamo Naike, ho vent'anni ma vado per i ventuno. Vivo in Sardegna e al contrario di come tutti pensano non è un sogno. Abbiamo il mare e la montagna, abbiamo il cielo azzurro e il sole che riscalda anche d'inverno ma si sa com'è, questo non basta a rendere un posto bello. La gente del mio paese vive di interessi propri e quasi nessuno vive per uno scopo comune. Le poche opere di bene che vengono fatte per il paese vengono distrutte nel giro di qualche giorno, e funziona così anche con i sogni e i propri desideri. Il mio paese non offre opportunità né di studio né di lavoro. Le scuole superiori più vicine distano venti o trenta chilometri dal mio paese, per non parlare delle università, per quelle bisogna spostarsi non meno di un centinaio di chilometri. Qui si vive di una vita semplice, quasi tutti coltivano il proprio orto e hanno le proprie bestie, me compresa. Nel mio paese però è difficile farsi degli amici, degli amici veri intendo, perché qua è molto comune vedere le persone che ti offrono una mano, o a volte anche due, ma poi il novantotto per cento delle volte tramano qualcosa dietro. Vivo qua da quando ho cinque anni, quasi sei, ma per molto tempo non ho avuto molti contatti con la gente del paese, è stato difficile integrarsi. Mi sono catapultata in questa realtà paesana intorno ai quattordici anni e da lì non sono più andata via dal paese.
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Pulizia dei muretti a secco, inizia la stagione 2024. 😁
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Le Marche
Le Marche per me sono la psicosi della montagna che si fa mare, sono gli interminabili fazzoletti di terra che t'inseguono in ogni paesaggio, sono la strada statale che dove perde il mare guadagna i campi ed piccole macchie d'inteso verde, è la storia dei mezzadri che tornavano a casa la sera dividendo in due tutto: il pane con la famiglia, i guadagni con il padrone del campo. Io ho ricevuto le marche nel 2006, alle cunette terrose, della terra smossa e ammucchiata dai cantieri vicino, nei cespugli di rovi che crescevano lungo il potenza, nell'asfalto aspro che porta da Bagnolo ad Appignano, nel mare che luccica placido alle prime ore del mattino, nei campi fertili, in ogni squarcio di paesaggio che mostrava timido un orto. Ricordo che quando con i ragazzi della colonia ci portarono fin sopra il vettore e vidi il mare mi sembrò d'essere per un'istante solo, un privilegiato che viveva tra le colline più belle del mondo. La collina è un concetto filosofico, vuol dire che tu puoi superare le piccole salite, avversità con costanza, senza ucciderti per andare ad inerpicarti sulla montagna, senza la semplicità della pianura e il puzzo da ara stantia che questa emana, ma per afferrare questa sensazione non basta scalare una marcia dalla leva del cambio, devi fartela a piedi, e vedrai come i pellegrini che andavano a Roma hanno lasciato tracce ancora vive di se su in montagna. Con il grande poeta condivido l'immagine di Recanati come prigione, ma questa è un'altra storia.
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Un sogno chiamato Fattoria Zivieri
Sulle colline di Sasso Marconi, ad una mezz’ora circa di auto da Bologna, c’è un’oasi verde fatta di animali, orto, cucina, camere e bottega: è la Fattoria Zivieri. Agriturismo, fattoria didattica e impresa che punta alla valorizzazione del territorio, è il frutto di un progetto nato in una piccola macelleria di montagna e che oggi è diventato realtà. I fratelli Zivieri la considerano infatti la naturale prosecuzione del lavoro di una vita che, iniziato con l’apertura dell’omonima macelleria nel piccolo comune di Monzuno nel 1987 e dal 2017 trasferita nella zona industriale di Zola Predosa, culmina in una sorta di paradiso terrestre di 80 ettari, un contesto naturale che allontana dalla frenesia quotodiana e regala una parentesi di calma e tranquillità.
Fonte: “Un sogno chiamato Fattoria Zivieri” di Gaia Borghi, Eurocarni 8/21
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Casa-vacanze Capodanno-Dolomiti- Lamon- 7 notti🏡
Ponte di Capodanno ❄☃🎅🥂
date disponibili➡26-12-2020 - 02-01-2021 - € 1160.00✅
✅Max 6 Ospiti 🟢🎄
👀 DESCRIZIONE👀
Se l'obiettivo della tua vacanza è scappare dalla confusione e trovare un rifugio tranquillo immerso nello splendido paesaggio delle montagne poste al confine fra le Dolomiti Bellunesi e le Dolomiti Trentine, questa casa sarà la tua meta. Ci troviamo nel paesino di San Donato, raggiungibile percorrendo 8 km in mezzo ai boschi (strada di montagna stretta e tortuosa), non lontano da Feltre (24 km), Castello Tesino (21 km) e Fiera di Primiero (21 km), per cui la casa è un ottimo punto di partenza per escursioni verso il Veneto con le sue splendide città d'arte (Venezia 120 km, Vicenza e Treviso 85 km, Belluno 55 km) e il Trentino con le montagne e i numerosi laghi. Nel giardino potrete prendere il sole o cenare ammirando le stelle che qui, non essendoci inquinamento luminoso, si vedono più numerose e brillanti. Per la gioia dei vostri bambini, nella vicinanze i proprietari hanno anche una mini fattoria con animali da cortile che vi forniranno uova fresche e nel piccolo orto potrete raccogliere la verdura di stagione. Dalla casa potrete partire per escursioni a piedi o con la mountain bike seguendo i percorsi tracciati "tesino bike". D'inverno, l'offerta per gli amanti dello sci è vasta: a 20 km i Lagorai con passo Broccon dove praticare sci da discesa, snowboard e sci alpino; a 35 km, la ski area San Martino di Castrozza ' Passo Rolle; a 20 km il comprensorio del Monte Avena. D'estate le favorevoli correnti d'aria rendono il Monte Avena la base di lancio ideale per gli appassionati di parapendio e deltaplano; mentre nella valle potrete praticare il canyoning e,se amate gli sport acquatici, come il windsurf, la vela e il kitesurf, nelle vicinanze troverete molti laghi: Corlo a 20 km, lago di Levico e Caldonazzo a 50 km, lago di Calaita, 40 km, Lago di Santa Croce, 75 km.
⛔Animali domestici NON ammessi⛔
🌐No Internet🌐
ℹ Informazioni sull´alloggio
Casa per vacanze - 1. e 2. piano100 m2
Vani/camere da letto3 (2)
Persone6
Bambini ammessi gratuitamente (sotto 4 anni)1
Anno di costruzione1890
Anno di restauro2000
Terreno naturale1000 m2
Materiale di costruzioneCostruito con: Pietra
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🌊Distanza/vista
Piscina pubbl. coperta20,0 km
Negozi9,0 km
Ristorante4,0 km
Vista montagna
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🏙Energia/riscaldamento
idonea anche per l'inverno
Riscaldamento a olio
Camino
--------------
🏙Città più vicina🌆
Lamon9,0 km
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ℹDotazioni➡
Cucina: acqua calda e fredda
Forno elett. e fornelli a gas
Lavastoviglie
Frigorifero e cappa aspirante
Surgelatore 90 L
Microonde
1 Seggiolone
Soggiorno
1 TV
TV satellitare
1 lettore DVD
Dintorni
Parcheggio in loco/gratuito
(6 Posti auto)
Mobili da giardino e barbecue
Altalena
Varie
Lavatrice
3 Lettini da sole
3 Animali ammessi
Play Station 3 1
Scivolo 1 pz.
Giocattoli da interno
Camino esterno 1 pz.
Bocce
Canestro da basket
Badminton rachetta
Noleggio bici 8,0 km
TSF 80,0 km
RICHIEDI PRENOTAZIONE
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• In Positano the Mimosa is already in bloom! This beautiful twig comes from our garden in the high mountains ... Luigino with 3 women at home, has well thought of planting a tree directly! 💛 •A Positano la Mimosa è gia in fiore! Questo bellissimo ramoscello viene dal nostro giardino in alta montagna...Luigino con 3 donne in casa, ha ben pensato di piantare direttamente un albero! 💛 ~link in bio for more~ https://linktr.ee/ilgiardinodiluigino • • • • • • • • • #ilgiardinodiluigino #bio #biologico #biologicoitaliano #km0 #fresh #followforfollowback #vegan #veggie #healty #harvest #food #foodoftheday #agricoltura #italiana #contadino #orto #giardino #garden #fruit #vegetables #followme #likeforfollow #followforfollow #positano #amalficoast #italy #mimosa #flower #womenpower (presso Positano) https://www.instagram.com/p/B8GTHyDoHBm/?igshid=52o0w3sesfij
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L'Isola d'Elba in autunno - 8 appuntamenti con il Parco Nazionale Arcipelago Toscano
Il Parco con il Walking Festival regala ancora escursioni nella natura tra i profumi del sottobosco e i caldi colori autunnali. La stagione è ottima per le castagne per i funghi ma anche per visitare Forte Inglese, la Fortezza del Volterraio e l'Orto Dei Semplici dell'Eremo di S. Caterina a Rio.
Ecco il promemoria del programma con la raccomandazione di prenotare chiamando Info Park: 0565/908231 info@parcoarcipelago.info
sabato 26 ottobre Isola d’Elba
Il raggio Verde e gli antichi mestieri Trekking ad anello con partenza dal piccolo borgo contadino di Patresi. Circondati dalle essenze mediterranee e da boschi di castagno giungieremo al Santuario della Madonna del Monte. Continueremo per il caprile di Serraventosa e, percorrendo il tratto del “raggio verde”, arrivieremo a Patresi dove ci attenderà un assaggio di prodotti locali grazie alla collaborazione dell’hotel Belmare. Costo € 8. Ritrovo: ore 10:00 a Patresi, hotel Belmare - Durata: 5 ore - Difficoltà: medio
sabato 26 ottobre Isola d’Elba
Il Forte Inglese Visita guidata al complesso fortificato del Forte Inglese, voluto nel 1700 da Cosimo III Granduca di Toscana in visita all’Isola d’Elba per proteggere la città dagli assalti provenienti da terra, da dove si può godere di una bellissima vista su parte della città di Portoferraio e sull’intero golfo. Costo € 4. Ritrovo: ore 17:00 Portoferraio, Forte Inglese - Durata: 1 ora - Difficoltà: facile
domenica 27 ottobre Isola d’Elba
Poggio e il bosco di castagne In occasione della Festa della Castagna, passeggiata dall’antico borgo di Poggio, attraversando un ambiente suggestivo tra i castagni di montagna e il mare, per raggiungere l’Eremo di San Cerbone. Passeggiata tra storia e usi dell’antico castagneto. Ritrovo: ore 10:00 Poggio, Piazza del Castagneto - Durata: 3 ore - Difficoltà: medio/facile
domenica 27 ottobre Isola d’Elba
Passeggiando a colori Un percorso che partendo dalla Casa del Parco, dopo la visita al borgo medievale di Rio nell’Elba, ci condurrà attraverso panorami suggestivi fino al Monte Serra. Ritrovo: ore 15:00 Casa del Parco di Rio Nell’Elba - Durata: 3 ore - Difficoltà: facile
sabato 2 novembre Isola d’Elba
Le Vie del Granito. Il percorso è un anello che si sviluppa nel versante sud del Monte Capanne e tocca le principali emergenze storico archeologiche diffuse in quest’area; dai resti degli antichi capanni di età villanoviana alle sepolture a cassetto di analoga epoca, fino alle maestose colonne in granito realizzate dai romani e qui abbondante, tra i mille colori della macchia profumata. Ritrovo: ore 9:00 S. Piero, Museo Mineralogico Luigi Celleri MUM Durata: 6 ore - Difficoltà: media
domenica 3 novembre Isola d’Elba
Giochi di luce nel bosco Conoscere il bosco, osservarne i ritmi e catturarne le emozioni. Questi gli obiettivi per un’escursione fotografica che sappia cogliere le sfumature che solo il bosco sa regalarci. Partendo dall’abitato di San Piero, fino alla Chiesa di San Giovanni, avvolti dal calore dell’ultimo sole. Ritrovo: ore 16:00 San Piero, Facciatoia - Durata: 5 ore - Difficoltà: medio/facile
La visita alla Fortezza del Volterraio
La Fortezza, raggiungibile attraverso un sentiero appositamente attrezzato, è aperta anche a ottobre novembre e dicembre con escursioni di sabato e domenica su prenotazione con info park e a pagamento. Panorami spettacolari garantiti
Orto dei Semplici dell'Eremo di S. Caterina
L’orto botanico, situato nel Comune di Rio, conserva e valorizza le specie di interesse naturalistico, farmaceutico, agrario e forestale dell’Arcipelago Toscano. La visita guidata attraversa 11 sezioni tematiche: la macchia mediterranea, il pergolato, la flora delle dune marine, le piante sacre delle civiltà antiche, le piante degli antichi giardini elbani, il labirinto, l’anfiteatro, il giardino delle farfalle, il campo grande, il frutteto, l’apiario. Ingresso a pagamento. Gratis per i residenti Da venerdì a domenica dalle 10 alle 13
Per informazioni e prenotazioni Info Park: 0565/908231 info@parcoarcipelago.info
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