Tumgik
#nientediserio
nonmiavrete · 6 years
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Sono una brutta persona lo so
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charlieebasta · 7 years
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Non siamo felici; siamo assuefatti. Assuefatti dall’idea di dover essere felici.
Viviamo in un mondo che professa il culto della pienezza: la tasca piena, la vita piena, il frigo pieno. Incapaci di sopportare il nulla, di affrontare il vuoto, di resistere il silenzio, cerchiamo continuamente la distrazione, il chiacchiericcio, l'annientamento della vera natura umana… Sappiamo passare una serata a fissare il vuoto? Sappiamo fare a meno degli allucinatori viaggi della modernità per concentrarci sulla nostra più intima, più profonda solitudine? 
La nostra è una società ossessionata dall’idea di felicità. E' il nostro obiettivo, la meta finale, la luce lampeggiante che ci ricorda quanto ancora siamo- e forse sempre saremo- lontani dalla destinazione. Alla fine della giornata, non ci importa quanto tempo abbiamo perso, quanto abbiamo vagheggiato su domande irrispondibili, ma quanto siamo felici. E come possiamo essere felici se i parametri di felicità sono posti ad un livello a cui non possiamo arrivare? Standard irraggiungibili ci ricordano continuamente di quanto non siamo né saremo mai abbastanza; per noi stessi o per gli altri. Alla fine della giornata ci troviamo a confrontarci con un’idea virtuale di felicità, una felicità che non esiste. In fondo non sappiamo che cosa sia la felicità, non lo abbiamo mai saputo. Eppure, ne siamo ossessionati, attratti, inspiegabilmente affascinati. Ed è qui che credo giaccia la forza evocativa del concetto di felicità: nella sua complessità, nell’impossibilità di essere spiegato, compreso, raccontato. Non siamo felici; siamo assuefatti. Assuefatti dall’idea di dover essere felici e assuefatti dal desiderio di eliminare ogni traccia di ontologica depressione. 
Che cos’è l’ontologica depressione? E’ il vuoto che riempie, la morte che rinvigorisce, la tristezza che ci rende umani. E’ tutto ciò che affrontiamo giorno dopo giorno e che potrebbe potenzialmente distruggerci, ma che invece ci rende ciò che siamo. E allora perché nasconderla, perché sotterrarla sotto la pretesa di un’illusoria felicità che cura? Che cosa c’è da curare se non la vera natura dell’essere umano? 
Paradossalmente, la ricerca di una felicità virtuale ci rende estranei al vero concetto di felicità. Perché come tutte le ideologie, quella della felicità dirige la nostra attenzione verso una standardizzazione della felicità stessa; ci fa credere che l’essere felici sia qualcosa di tangibile, di visibile, di provabile. Eppure questa a parer mio non è felicità. I cambiamenti ci fanno paura e allora ci tingiamo i capelli, ci iscriviamo in palestra, cambiamo lavoro. La solitudine ci terrorizza e allora ci sposiamo, stringiamo amicizie indissolubili, sottoscriviamo promesse che non manterremo. L’incertezza ci annienta e allora controlliamo il nostro corpo, le nostre abitudini, credendo di esserci finalmente liberati delle influenze mediatiche. Ma perché, invece, non riabbracciamo ciò che ci spaventa, perché non corriamo incontro alla tristezza, alla solitudine, al vuoto? Perché non realizziamo che esse sono parti della vita più di quanto la vita non lo sia di per sé? Immagina una vita senza morte, una luce senza il buio. Immagina l’essere senza il non essere. Perché la speculazione ha lasciato posto al pragmatico svolgimento di una vita indaffarata? 
Siamo forse diventati troppo impauriti per confrontarci con l’astratto, con il complesso, con l’ignoto?

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bitsofmind · 13 years
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echo "Hello World"
Ed ora anche io ho un piccolo blog su Tumblr. Vediamo quanto dura la cosa.
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nonmiavrete · 6 years
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Quanta gente depressa, raga drogatevi di più!!
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nonmiavrete · 6 years
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Comunque ho un po' freschino. Ad Agosto.
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