Ieri ho sognato di te. Non ricordo quasi più i singoli fatti, so soltanto che di continuo ci trasformava l'uno nell'altro, io ero tu, tu eri io.
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« Ieri ho sognato di te. Non ricordo più quasi i singoli fatti, so soltanto che di continuo ci trasformavamo l’uno nell’altro, io ero tu, tu eri io ».
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"Il mio posto è precisamente nella quiete più quieta, così va bene per me."
Franz Kafka - Lettere a Milena (1952)
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— Franz Kafka, from Letters to Milena (via lumamonchtuna)
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Fortunatamente non c'è bisogno di auguri, mi basta ringraziare che tu sia in questo mondo nel quale in precedenza […] non avrei supposto che si potesse trovare te.
F. Kafka a Milena Jesenská
Chiedendomi, in queste notti, come fare a credere che delle particelle di detriti spaziali con scia luminosa annessa possano avverare i nostri desideri... se non altro è un bellissimo spettacolo da vedere.
#nottedisanlorenzo #platoniclove
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Franz Kafka, referring to Milena Jesenská in a letter to Max Brod featured in "Kafka: The Tremendous World I Have Inside my Head,"
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afterall, feeling understood is the greatest form of love.
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Loneliness does not come from having no people about one, but from being unable to communicate the things that seem important to oneself, or from holding certain views which others find inadmissible.��
Carl Jung, “Memories, Dreams, Reflections”
I am constantly trying to communicate something incommunicable, to explain something inexplicable, to tell about something I only feel in my bones and which can only be experienced in those bones.
Franz Kafka, “Letters to Milena”
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« Credo, Milena, che noi due abbiamo una particolarità in comune: siamo tanto timidi e ansiosi, quasi ogni lettera è diversa, quasi ciascuna si spaventa della precedente, e, più ancora, della risposta. Lei non lo è per natura, lo si vede facilmente, e io, forse, nemmeno io lo sono per natura, ma ciò è quasi diventato natura, e si dilegua soltanto nella disperazione, tutt’al più nell’ira, e, da non dimenticare, nell’angoscia.
Talora ho l’impressione che abbiamo una camera con due porte, l’una di fronte all’altra, e ognuno stringe la maniglia di una porta e basta un batter di ciglia dell’uno perché l’altro sia già dietro la sua porta e basta che il primo dica una sola parola, il secondo ha già certamente chiuso la porta dietro di sé e non si fa più vedere. Egli riaprirà, sì, la porta, perché si tratta di una camera che forse non si può lasciare. Se non fosse esattamente come il secondo, il primo starebbe tranquillo, preferirebbe, in apparenza, non guardare neanche verso il secondo, metterebbe lentamente in ordine la camera, quasi fosse una camera come qualunque altra, ma invece fa esattamente la stessa cosa presso la sua porta, talvolta persino tutti e due sono di là dalle porte e la bella camera è vuota. »
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