Non mi pento di quello che ho dato e faccio tesoro di ciò che ho ricevuto. Anche del nulla, soprattutto del nulla. Ricevere niente è una lezione indispensabile. Per capire, valutare, evitare.
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La maggior parte degli amici non sono veri amici. Sono presenti solo quando le cose vanno bene, quando le cose sono divertenti, quando è conveniente, quando ti sei realizzat*, quando è vantaggioso per loro. Ma spariscono quando queste cose vengono a mancare.
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La mia vita ha la tendenza ad andare a gonfie vele e a cadere in pezzi nel giro di pochi giorni.
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Custodisco te, alleggerito e distorto dal filtro della memoria, sulla mensola dei libri brevi che sollevano macigni dal cuore: qualche rapido sguardo tra le pagine in una giornata cupa regala gioia inumidita da liquida malinconia. Un dolore di fiele, calore fluido. Poi, il vuoto. Nero, sconfinato, familiare. Futile tentar di guardare con gli occhi, è il cuore il faro dei movimenti.
Bracciate rapide e precise in una distesa di mutevole nero che si fa ombra e si fa lacrime e si fa specchio e si fa iride.
Mai lo saprai, ma goditi questo e goditi me. Tu che sei l’unico che potrà custodire questo mio riflesso; tu che se dovessi riconoscerlo, non saresti in grado di proteggerlo.
Rimango io, allora. Io che creo, trasformo e distruggo. Io, che adesso solo di armi sono vestita, ma un tempo lontano avrebbero assistito alla mia resa a te.
Tu, mio simbolo, tu.
Malinconia porta il tuo nome ed io lo pronuncio con labbra amare ma distese, perché un tempo conobbero il miele.
Solo il ricordo ora ne addolcisce il sapore;
basterà.
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Se penso che non sarò più io a baciare le tue labbra, a stringerti con le mie braccia, a chiamarti con un nomignolo stupido, a rincuorarti, a gioire con te... insomma, se penso che non sarò più io a vivere con te potrei impazzire.
La poca speranza che avevo si sta affievolendo e non credo di poterlo accettare.
Mi manchi.
Ho bisogno di te.
Ti amo.
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rabbia amica mia
ardi intensa, Rabbia
amica mia
qui dentro al petto
che basterebbe un tuo sospiro
per incendiare questa casa
questa pineta
questa candela
che illumina la tavola
e i nostri volti divoratidivorati
nella luce ddal rancore
in penombra dal timore
ché proprio tu, Rabbia
amica mia
nata nella tasca del mio grembiule
tuoi amici d’infanzia i miei rospi ingoiati
ti ho mantenuto viva bruciandomi il dito
pur di poterci scaldare in tempi vitrei
pur di poterci innaffiare domani
boccioli di rosa su altresu altre guance aride
ma adesso ho freddo, Rabbia
amica mia
mia tentatrice
mia seduttrice
ti ho tracannata rovente
e la mia gola dolente
non emetteemette più un suono
litri d’amore condannati a marcire
sotto la bile di rancore e timore
invidiosa Rabbia
disgrazia mia
ti vuole tutta per sé
ti illude che da fiamme e cenere
risorgi fenice
e allora dimmi
amica mia
di chi é quest’ombra infelice?
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